Minniti ha ragione: ci sono 27mila foreign fighters dell’Isis. E alcuni torneranno

Attualità & Cronaca

Di

Agi

Il ministro dell’Interno Marco Minniti, ad un incontro al centro di studi americani dello scorso 18 luglio, ha dichiarato: “Ci sono 27 mila foreign fighters provenienti da 100 paesi al mondo, andati a combattere in Iraq e Siria con l’Isis. È plausibile pensare che molti sono morti, ma altri no e torneranno. Circa 5mila europei andati là, questo comporta un fatto gigantesco. Nessuno può affrontare questa sfida da solo”. Verifichiamo dunque i numeri citati.

Quanti foreign fighters sono andati in Siria e Iraq in totale

Non esistono ovviamente numeri precisi su quanti cittadini “stranieri” – cioè non siriani o iracheni – si siano recati in Siria e Iraq per combattere tra le fila del Califfato. Tuttavia le stime più affidabili riportano circa le stesse cifre menzionate dal ministro dell’Interno.

A settembre 2014, all’apice dell’espansione dello Stato Islamico, la CIA aveva stimatotra 20 mila e 31,5 mila i combattenti stranieri presenti nel suo territorio.

A dicembre 2015 secondo un report del Soufan Group, società che fornisce analisi strategiche e di intelligence a governi e multinazionali, si potevano quantificare tra 27 mila e 31 mila i foreign fighters dell’Isis, provenienti da almeno 86 diversi Paesi.

Una stima al rialzo era stata poi fornita dall’inviato speciale degli Usa per la coalizione anti-Isis, Brett McGurk, che durante una visita dello scorso giugno in Israele aveva parlato di “40 mila foreign fighters arrivati in Siria tra il 2013 e il 2016 da più di cento diversi Paesi”.

Le varie fonti concordano poi nel ritenere che, da quando il confine con la Turchia è stato sigillato da ambo i lati nel 2016, il flusso in entrata è andato quasi ad esaurirsi (da 2000 circa al mese, a 50, secondo l’intelligence Usa), complici anche le difficoltà sul terreno per l’Isis dopo l’intervento della Russia, i progressi dei curdi siriani appoggiati dagli Usa in Siria, e la “riconquista” di ampie zone di Iraq da parte dell’esercito regolare e delle milizie sciite.

Quanti ne restano

Nell’aprile 2017, comunque, il Guardian riportava ancora la cifra indicativa di 30 mila foreign fighters andati a combattere per l’Isis (cifra confermata anche dall’International center for counter-terrorism), ma “il governo Usa stima che nel frattempo circa 25 mila siano stati uccisi”.

Si arriva così alla parte di affermazione di Minniti in cui si ritiene “plausibile” pensare che molti dei combattenti partiti per il Medio Oriente qui siano anche morti. Ma, appunto, non tutti. E non si ha certezza su quanti siano sopravvissuti.

Diversi reportage dal confine turco testimoniano comunque l’inizio di un reflusso dei foreign fighters dopo la sequela di sconfitte subite dallo Stato Islamico nell’ultimo anno (da Mosul a Raqqa, dall’area nord di Aleppo a quella ad est di Palmira, e via dicendo).

foreign fighters europei

Veniamo dunque ai combattenti jihadisti con passaporto europeo, che pongono il maggior problema per la sicurezza del continente. Si tratta di una minoranza: secondo un report del Center for American Progress di marzo 2016, le nazionalità straniere più rappresentate nell’Isis erano quella tunisina, saudita, russa (o comunque ex sovietica), giordana e turca.

Gli europei andati in Siria e Iraq a combattere per l’Isis sono, a seconda delle analisi, tra i 5 e i 7 mila. Di questi, le varie stime concordano che circa 4 mila provengono da Paesi Ue. Molti sono morti, altri – circa il 30% – sono rientrati e alcuni hanno già compiuto attentati, come nel caso della strage di Parigi.

più numerosi di tutti sono appunto i francesi, seguiti da inglesi e tedeschi. Seguono belgi (che hanno però il record di foreign fighters in rapporto alla popolazione), svedesiaustriaci olandesi. Dagli altri Paesi europei non ne sarebbero partiti che circa un centinaio ciascuno. Ad esempio l’Italia stima in 87 il numero di suoi cittadini foreign fighters del Califfato.

Col margine di incertezza che contraddistingue queste stime, si può dunque affermare che Minniti abbia ragione. Gli ordini di grandezza sono giusti e proprio l’incertezza sulle dimensioni – e sui dettagli – del fenomeno pongono in effetti un’importante sfida all’Europa tutta.

Ci sono 27 mila foreign fighters provenienti da 100 paesi al mondo, andati a combattere in Iraq e Siria con l’Isis. È plausibile pensare che molti sono morti, ma altri no e torneranno. Circa 5mila europei andati là, questo comporta un fatto gigantesco. Nessuno può affrontare questa sfida da solo

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