A influenzare i titoli un mix esplosivo di guerra, rallentamento globale della crescita globale, alta inflazione, persistenti lockdown in Cina e forte aggressività delle banche centrali.
AGI – Lo spettro della stagflazione pesa sui mercati, che globalmente arretrano al livello più basso dal dicembre 2020. Wall Street inizia la settimana in profondo rosso, con lo S&P che rompe i minimi scendendo sotto i 4.000 punti e il Nasdaq che lascia sul terreno il 4,29%, entrando in ‘bear market’ e tornando ai minimi dal 2020. A spaventare i mercati, che pure non rinunciano a provare temporanei rimbalzi, è un mix esplosivo di guerra, rallentamento globale della crescita globale, alta inflazione, persistenti lockdown in Cina e forte aggressività delle banche centrali.
Il ‘focus’ questa settimana è sull’inflazione ‘bollente’, in attesa dell’uscita dei dati sui prezzi al consumo negli Usa e in Cina di domani, a cui si aggiungeranno quelli di India, Messico e Brasile.
In Asia i listini scendono ai minimi da due anni, dopo la frenata dell’export cinese ad aprile, che conferma il più generale rallentamento dell’economia del Dragone, legato alla drastica politica dello ‘zero Covid’ e ai colli di bottiglia nei principali porti cinesi, fermi a causa dei persistenti lockdown.
Le Borse di Tokyo e Seul perdono intorno al mezzo punto percentuale, Hong Kong quasi il 2% mentre Shanghai è positiva, dopo i ripetuti annunci delle autorità di Pechino che si impegnano ad aiutare l’azionario. I future a Wall Street sono in rialzo, nonostante lo scivolone di ieri, che ha interessato soprattutto i tecnologici, i quali, dopo una corsa durata due anni, ora non solo frenano ma inchiodano.