Morning Bell: cosa si aspettano i mercati

Economia & Finanza

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Tra gli investitori prevale l’incertezza, mentre l’inflazione avanza, le prospettive di crescita peggiorano, la guerra incombe e la Fed si fa più aggressiva.

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© DANIEL SORABJI / AFP – Borse, mercati

AGI – Le Borse sono in discesa, il dollaro in rialzo e il petrolio risale ma con un andamento altalenante. Sui mercati prevale l’incertezza, mentre l’inflazione avanza, le prospettive di crescita peggiorano, la guerra incombe e la Fed si fa più aggressiva.

In Asia i listini arretrano. A Shanghai il lockdown prosegue senza un’indicazione sulla fine delle chiusure. La cattiva notizia è che nella megalopoli cinese i contagi, perlopiù asintomatici, crescono al ritmo di 20.000 unità al giorno. I future a Wall Street sono in calo di circa mezzo punto percentuale, dopo una chiusura in rosso, con il Nasdaq che ha perso oltre il 2%, sulla scia dei verbali di una Fed ‘falco’. Martedì 5 aprile erano state le parole di una ‘colomba’, la prossima vicepresidente della Federal Reserve, Lael Brainard a far tremare i mercati.

La banchiera aveva sostanzialmente anticipato i contenuti del verbale dell’ultimo meeting della Fed, che ieri sera ha rincarato la dose: la Federal Reserve ridurrà le sue massicce partecipazioni obbligazionarie a un ritmo di 95 miliardi di dollari al mese, restringendo ulteriormente il credito in tutta l’economia, mentre continuerà ad aumentare i tassi di interesse in modo consistente, probabilmente rialzando il costo del denaro di mezzo punto percentuale nelle prossime 2-3 riunioni, per frenare l’inflazione, che è ai massimi da 40 anni. In leggero ribasso anche i future sull’EuroStoxx 50, dopo che ieri i principali listini hanno chiuso in calo intorno al 2%. A pesare i timori per le nuove sanzioni in arrivo contro Mosca, la cui approvazione è slittata a oggi.

Il rendimento sui Treasury a 10 anni si attesta poco sotto il 2,6%, mentre il tasso sul 2 anni scende al 2,45%, allargando la curva del 2-10 anni, che aveva iniziato la settimana invertita. L’aggressività della Fed rinvigorisce il dollaro che si avvicina ai massimi da due anni sul paniere delle altre principali valute. L’euro arretra ai minimi da un mese, indebolito dai timori per le imminenti elezioni in Francia. Il prezzo del petrolio è di nuovo in rialzo in Asia, dopo aver chiuso il ribasso a New York, sulla scia dell’annunciato rilascio di 120 milioni di barili di riserve strategiche da parte degli Stati membri dell’Agenzia internazionale dell’energia. Il Wti risale intorno all’1%, ma resta abbondantemente sotto i 100 dollari intorno a quota 97, mentre il Brent avanza sopra 102 dollari al barile.

Dal fronte della guerra le prospettive restano buie. La Nato avverte: “Dobbiamo essere pronti a un lungo confronto con la Russia, per questo dobbiamo mantenere le sanzioni e rafforzare la nostra difesa”. Oggi c’è attesa per le minute della Bce e per l’arrivo delle nuove sanzioni contro la Russia da parte degli Stati Uniti e dell’Europa. Dagli Usa arrivano i dati sui sussidi settimanali di disoccupazione e sono attesi gli interventi di due membri della Fed, James Bullard e Raphael Bostic.

La Bce teme l’inflazione e pensa di anticipare fine del Qe

L’inflazione europea a marzo è salita del 7,5%, molto più delle attese e a questo punto l’Eurozona è praticamente allo stesso livello degli Stati Uniti, che a febbraio sono a un soffio dall’8%. Che farà la Bce? Le minute di oggi ci diranno un po’ di più sulla posizione dei ‘falchi’. Uno di loro, il Governatore della banca centrale olandese, Klaas Knot nei giorni scorsi ha lasciato intendere che la fine del Qe potrebbe essere anticipata da settembre e luglio e che ai primi di settembre, se il quadro dell’inflazione dovesse peggiorare, si potrebbe già anticipare un primo rialzo dei tassi.

Difficilmente una posizione del genere emergerà dalle minute, che comunque potranno chiarirci meglio gli sviluppi del dibattito interno sul rallentamento della crescita e l’aumento dell’inflazione.

L’Inversione della curva dei tassi e il dilemma della Fed

La settimana scorsa negli Usa i rendimenti dei Treasury a 2 e 30 anni si sono invertiti per la prima volta dal 2019 ma soprattutto si sono inveriti quelli a 2 e 10 anni, i più importanti, quelli che per i mercati rappresentano il segnale di una possibile recessione in arrivo nei prossimi mesi. Questa settimana l’inversione è in parte rientrata e lo spread tra i rendimenti del 2-10 anni è tornato ad allargarsi, anche se la curva dei rendimenti statunitense resta vicina al 2,5% e non lontana da quel 2,4% che la Fed considera il punto di equilibrio che si è data a lungo termine. In pratica i mercati hanno già prezzato tutti i rialzi che la Fed si aspetta di fare a lungo termine.

“A mio avviso – spiega Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte – questo significa che la parte a lungo, lunghissimo termine è pronta a diventare sempre di più un termometro del rischio di recessione”. Salterebbe così l’idea di un soft landing da parte della Fed, che punta a rialzare velocemente i tassi per frenare l’inflazione senza danneggiare troppo la crescita. “Il mio timore – spiega Cesarano – è che la guerra e i rapidi e aggressivi rialzi dei tassi della Fed, in questa fase, accelerino i fattori di rallentamento della crescita, portando gli Usa in recessione nel 2024 “. Ieri i verbali della Fed hanno confermato che nelle prossime riunioni di maggio e giugno la Fed potrebbe rialzare i tassi di mezzo punto percentuale e che la banca centrale è pronta a ridurre il suo maxi-bilancio al ritmo di 95 miliardi di dollari al mese.

Commercio globale: cala del 2,8%, guerra colpisce il traffico dei container

Il valore del commercio globale è sceso del 2,8% tra febbraio e marzo. Lo rivela l’Istituto tedesco di Kiel, secondo il quale la guerra in Ucraina ha determinato un forte calo del traffico di navi container. I dati dell’Istituto di Kiel per l’economia mondiale sono i primi a indicare quanto il conflitto in Ucraina e le estese sanzioni imposte alla Russia dall’occidente abbiano colpito il commercio globale dall’invasione iniziata il 24 febbraio.

L’istituto calcola i dati di spedizione da 500 porti in tempo reale, adeguando stagionalmente il valore delle esportazioni e delle importazioni, per offrire una misura di attività di trading. Il più grande impatto è stato sul commercio con la Russia, il cui import è sceso del 9,7% mensile a marzo, mentre le esportazioni sono diminuite del 5%. Il traffico di container si è dimezzato nel mese scorso a San Pietroburgo, Vladivostok e Novorossiysk, i tre porti container più trafficati della Russia, a causa delle sanzioni imposte al paese e del ritiro di molti marchi occidentali.

Il porto principale dell’Ucraina a Odessa, fondamentale per la partenza dei container carichi di prodotti alimentari verso l’Asia e l’Africa, è stato “praticamente tagliato fuori dal commercio marittimo internazionale”. La guerra in Ucraina ha avuto effetti molto duri sul commercio dell’Ue, riducendo le esportazioni dal blocco del 5,6 per cento a marzo e le importazioni del 3,4 per cento. L’impatto sugli Stati Uniti è stato più mite, con le sue esportazioni in calo 3,4 per cento e le importazioni giù dello 0,6 per cento.

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