Morning bell: la guerra e la frenata dell’economia si fanno pesanti

Economia & Finanza

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La settimana parte con i mercati in rosso, giù le Borse asiatiche e i prezzi del petrolio.

© WIN MCNAMEE / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP

– Jerome Powell

AGI – Avvio di settimana in rosso per i mercati, con le Borse asiatiche che registrano le perdite più ampie da due settimane (Hong Kong e Shanghai cedono quasi il 3%) e i future delle piazze europee e di Wall Street in calo. A pesare è il protrarsi della guerra in Ucraina, giunta al 61esimo giorno, cui vanno ad aggiungersi la prospettiva di un’ulteriore stretta della Fed dopo le parole di Jerome Powell agli Spring Meetings del Fondo monetario internazionale, e i timori per una crescita globale più debole del previsto legata al lockdown per il Covid in Cina, che dopo Shanghai minaccia ora anche Pechino.

In Europa si tira comunque un sospiro di sollievo dopo la rielezione del presidente francese, Emmanel Macron. La vittoria di Macron sulla rivale della destra Marine Le Pen era peraltro attesa, ma i mercati temevano che i risultati potessero ridurre il divario tra i due candidati stimato dai sondaggi. La presidente della Bce, Christine Lagarde, francese, ha commentato la vittoria sottolineando che una “leadership forte è essenziale in questi tempi incerti”.

Nei prossimi giorni, poi, l’Ue potrebbe mettere in campo il sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca. Il nuovo round di misure prevede l’allargamento della lista delle banche russe escluse dal sistema Swift e potrebbe contenere lo stop all’import del petrolio, anche se le modalità sono ancora allo studio e diversi Paesi membri non sono convinti della decisione. E’ possibile che l’Unione vari un periodo di ‘phasing out’ per l’uscita dal petrolio, così come è stato con il carbone.

La settimana scorsa il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, ha dichiarato “plausibile” l’approvazione delle misure entro maggio. Finora l’Ue non è riuscita a trovare una linea comune, ma si fanno sempre più insistenti le richieste da parte di alcuni Paesi, soprattutto Lituania, Lettonia, Estonia e Polonia, di procedere a un embargo sul  greggio di Mosca. Un’uscita lenta potrebbe riuscire a convincere i Paesi più riluttanti, tra cui la Germania, che inizia a dare segnali di apertura.

Intanto l’andamento dei prezzi del petrolio è in forte calo – con i future sul Wti e sul Brent scesi del 3%, ai minimi da quasi 2 settimane, rispettivamente sotto i 99 dollari al barile e poco sopra i 103 – tra le crescenti preoccupazioni per il prolungato lockdown in Cina e i rapidi aumenti dei tassi negli Stati Uniti, fattori che peseranno sulla crescita economica globale e sulla domanda di carburante.

Il crollo ha esteso un calo di quasi il 5% dei due benchmark petroliferi la scorsa settimana, poiché le preoccupazioni sulla domanda hanno superato i timori sulla stretta dell’offerta globale. Secondo Bloomberg, la domanda cinese di benzina, diesel e carburante per aviazione ad aprile dovrebbe diminuire del 20% su base annua, il che equivale a un calo del consumo di  greggio di circa 1,2 milioni di barili al giorno.

Negli Stati Uniti, intanto, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell ha indicato che un aumento del tasso di interesse di mezzo punto “sarà sul tavolo”, quando la Fed s’incontrerà a maggio per approvare il prossimo rialzo dei tassi. Nel frattempo, gli investitori sono rimasti cauti poiché l’aggravarsi della crisi in Ucraina potrebbe spingere l’Ue a sanzionare il petrolio russo e stimolare un altro rally.

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