Morning Bell: non è la vittoria del centrodestra a preoccupare i mercati

Economia & Finanza

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L’economia ha ben altre preoccupazioni: l’altalenante prezzo del petrolio, la quotazione della sterlina e, su tutto, i tassi di interesse e l’inflazione. Lo spread si è allargato a 242 punti e il tasso dei Btp è cresciuto fino a sfiorare il 3,5%. Ma la dinamica è stata determinata da fattori esogeni

AGI – I timori di recessione globale accesi dalla stretta monetaria avviata dalle banche centrali per contrastare l’avanzata dell’inflazione restano al centro delle attenzioni dei mercati. In Asia i listini procedono contrastati e i future europei lasciano presagire un avvio in rialzo. Il petrolio, che è scivolato ai minimi da 9 mesi, tenta un parziale rimbalzo, aiutato anche dalle parole del ministro iracheno, Ihsan Abdul Jabbar, che ha sottolineato come l’Opec+ stia monitorando attentamente l’evoluzione del mercato. “Non vogliamo un forte aumento dei prezzi ma neanche un collasso”, ha detto in un’intervista alla Tv irachena.

Sul mercato valuario l’euro, pur in rialzo si mantiene sui minimi da 22 anni contro il dollaro attorno a quota 0,9640. Risale anche la sterlina che è precipitata al minimo storico di 1,0384 contro il biglietto verde, costringendo la Banca d’Inghilterra ad affermare di star monitorando da vicino la situazione. Il cambio tra la valuta britannica e quella statunitense si attesta appena sotto quota 1,08.

Lunedì il mercato ha dimostrato di non vivere con preoccupazione la vittoria del centrodestra alle elezioni in Italia. Lo spread si è allargato a 242 punti e il tasso dei Btp è cresciuto fino a sfiorare il 3,5%. Ma la dinamica è stata determinata da fattori esogeni, con la presidente della Bce, Christine Lagarde, che è tornata a ribadire la necessità di muovere i tassi verso l’alto per riportare l’inflazione verso l’obiettivo del 2% nel medio periodo.

Dbrs e S&P hanno affermato di non attendersi cambiamenti drastici nel processo di riforme avviate dall’Italia e nella politica fiscale. In questo quadro assume comunque importanza il collocamento di Btp Short term e indicizzati all’inflazione previsto martedì dal Tesoro.

L’offerta prevede titoli fino a 3,75 miliardi. Mercoledì sarà poi il turno dei Bot semestrali, con gli investitori chiamati ad assorbire altri 5 miliardi di titoli. Giovedi’ infine toccherà a Btp e Ccteu fino a 6,25 miliardi. Una settimana impegnativa che chiarirà definitivamente l’atteggiamento del mercato sulla svolta politica registrata dal voto.

Tra gli appuntamenti in calendario c’è da segnalare l’intervento del presidente della Fed, Jeroem Powell, alla Community briefing reasearch conference a Saint Louis. Mentre sul fronte dei dati macroeconomici, un quadro dello stato di salute dell’economia statunitense sarà fornito dal dato sugli ordini dei beni durevoli, dall’House price index, dai numeri sulle vendite di nuove case e soprattutto dall’indice della fiducia dei consumatori a settembre calcolato dal Conference Board.

Ma negli Stati Uniti i dati più attesi restano quello sull’andamento Pil del terzo trimestre in agenda giovedì e l’indice Pce Core, l’indicatore preferito dalla fed per le proprie decisioni di politica monetaria, di venerdì. Nel caso in cui salisse oltre le attese potrebbe portare forti reazioni ribassiste sui mercati. La Fed mercoledì scorso ha alzato per la terza volta consecutiva i tassi dello 0,75%, portandoli al 3-3,25%, il livello più alto dal 2008 e ha gia’ chiarito che “ulteriori aumenti saranno appropriati”.

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