Nel caotico mondo dei partiti è auspicabile il ritorno della storica «Sinistra sociale» cattolica

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Editoriale
Col popolo sì, ma senza populismi contro disagio e marginalità

Se ne parla poco, forse scientemente e comunque talvolta in mala fede o travisando la verità storica. Sembra che tutti si siano dimenticati, (escludiamo i giovanissimi che non l’hanno vissuto) di quella interessante esperienza politica rappresentata in Italia dalla «sinistra sociale» cattolica. Dobbiamo registrare che nella confusione che caratterizza l’attuale fase politica italiana, mancano all’appello alcune importanti e significative esperienze politiche italiane.

O meglio, per essere più precisi, alcune culture politiche. Tra queste, la cultura e la tradizione della sinistra sociale di ispirazione cristiana. Quello che un tempo veniva definito e denominato come ‘cattolicesimo sociale’.

Un filone che, all’interno del cattolicesimo politico italiano, ha contribuito nel tempo a dare risposte politiche e legislative alle istanze, alle domande e alle esigenze concrete che provengono dai ceti popolari e da tutti coloro che nei periodi di trasformazione sociale restano ai margini o rischiano di diventare periferici rispetto ai modelli di sviluppo che si vanno delineando.

Una esperienza che ha trovato nella Prima Repubblica un preciso riferimento politico e culturale nella sinistra sociale Dc di Forze Nuove guidata da Carlo Donat-Cattin e poi, nelle esperienze politiche, sindacali e partitiche successive, da Franco Marini. Sinistra sociale di ispirazione cristiana che, nella concreta azione politica e legislativa, ha trovato forti e significative convergenze con altre esperienze culturali: a cominciare dal pensiero socialista, socialdemocratico, repubblicano e liberale e, più in generale con il pensiero riformista.

Un pensiero, comunque sia, animato e caratterizzato da quella cultura di matrice sociale e solidaristica che fa riferimento alla Dottrina sociale della Chiesa. Ora, è un fatto oggettivo che dobbiamo fare i conti con un processo di desertificazione culturale della politica contemporanea. Dove sono finiti i cattolici impegnati attivamente ed in prima persona in politica e nelle sedi istituzionali?. La rimonta del populismo ci ha precipitato in un quadro politico fatto di violenza verbale, delegittimazione morale e politica dell’avversario, giustizialismo manettaro, esaltazione della incompetenza e, infine, ci ha portato a una classe dirigente che prescinde da ogni riferimento ideale e culturale.

Ma c’è anche una precisa responsabilità dell’articolata area cattolica italiana che non ha più puntato sulla politica e sull’impegno politico concreto. Al punto che coloro che si autodefiniscono ‘cattolici’ nei vari partiti, lo fanno quasi solo strumentalmente, con molto personalismo, scarsa credibilità  e con nessuna ricaduta politica significativa. Non a caso, la cultura e la tradizione del cattolicesimo non trova più diritto di cittadinanza in politica; sicchè dunque c’è bisogno di una nuova e moderna sinistra sociale. Una esperienza laica. ma profondamente radicata nella cultura cattolica del nostro Paese. E questo perché è ormai scoppiata – ce lo dicono tutti i dati statistici e non e al di là della preziosa e importante azione del governo Draghi – una dura e spigolosa ‘questione sociale’. Che non è la ridicola polemica dei no-vax nelle varie piazze italiane ma, semmai, quella della dura condizione di vita, e anche di sopravvivenza, di milioni di persone.

Uomini e donne, giovani e anziani, laureati e non scolarizzati che per motivazioni diverse e a volte contrastanti sono uniti da un disagio sociale e da una condizione di marginalità accentuati dalla pandemia e che la politica nel suo complesso stenta a interpretare, a leggere e a rappresentare sul terreno dell’azione concreta e legislativa. Certo, sarebbe auspicabile avere anche un partito di riferimento. Ma le condizioni politiche cambiano ed è inutile vivere con lo sguardo rivolto all’indietro. Tuttavia un’esperienza politica che innovi e rilanci una tradizione che conserva una bruciante attualità è quanto mai necessaria e utile al paese. Per la qualità della nostra democrazia e per la credibilità della stessa politica. La rilettura del magistero politico, sociale, culturale e legislativo di uomini e donne come Carlo Donat- Cattin, Franco Marini, Tina Anselmi e Ermanno Gorrieri – solo per citarne alcuni – può essere un elemento decisivo per riprendere il filo di una storia che si è spezzato, ma che non è stato per fortuna mai sconfitto.

Marcario Giacomo

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