Nel pantano di Pagani, Antenucci trova la volèe vincente per il Bari

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La Reggina, giocando con la Beretti del Rieti, aveva la strada libera per l’ottenimento dei tre punti (che ha ottenuto, per giunta, pure a tavolino), il Monopoli aveva vinto ieri sera, e per il Bari si rendeva necessaria la vittoria a tutti i costi oggi al “Marcello Torre” di Pagani, teatro di un paio di battaglie baresi oltre 40 anni fa. La gara nascondeva parecchie insidie: ambiente caldo, terreno infame, pioggia, avversaria tosta ed imbattuta tra le mura amiche e soprattutto c’era la curiosità di vedere il Bari con la sua qualità, non seconda a nessuno, cimentarsi in un test dal coefficiente di difficoltà più elevato rispetto a quello col Bisceglie, poi era la seconda trasferta consecutiva, insomma le premesse non erano delle migliori. Ma anche stavolta è andata bene. Il processo di crescita prosegue passo dopo passo, una vittoria, questa, da grande squadra, una vittoria che aumenta il range delle partire senza sconfitte. Un ulteriore passo in avanti per rimanere agganciati alle sommità di questa classifica che tende ancora a non sgretolarsi, cosa auspicata dalle intenzioni per raggiungere la vetta occupata al momento dalla Reggina. Non si tratta, purtroppo, di una svolta ma di una continuità, un passaggio a “nord est” necessario grazie al quale il Bari ha espugnato anche Pagani, differentemente da Bisceglie, con più difficoltà perché al cospetto c’era una squadra più competitiva di quella del nord barese nonostante, tuttavia, l’assoluta inconsistenza intravista oggi in campo dalla squadra campana. Si è assistito ad una prova robusta, solida, concreta, ottenuta con un atteggiamento di chi sa cosa pretende quando si scende in campo. Un atteggiamento che fa ben sperare nel futuro dal momento che la squadra di Vivarini, ed in precedenza anche quella di Cornacchini, ha sempre peccato di personalità. Una vaga sensazione di crescita in tutti gli aspetti, carattere, aggressività e consapevolezza di dominare in campo, forte della qualità da vendere insita nella rosa. Occorreva rimanere più presenti in zona gol, in attacco, per ottimizzare le occasioni, cosa che si è evidenziata nel secondo tempo, così Vivarini ha pensato di confermare il modulo di Bisceglie, un modulo più idoneo al palleggio e ad una migliore costruzione dell’azione nonostante il terreno fangoso, così da mettere in condizione gli attaccanti di concludere. E la rete del Bari è stata la sintesi di una maggiore prestanza barese rispetto al “nulla” campano.

Dopo un inizio mediocre con fraseggi frastagliati condizionati dal terreno infame, la squadra barese scesa in campo anche oggi col rinnovato 4-3-1-2 con la variante di Folorunsho in ruolo di Hamlili (forse il terreno pesante per il quale occorre fisicità, forse le non perfette condizioni fisiche dell’italo marocchino che si è allenato balbettando in settimana), ha avuto molte difficoltà nel giocare. La Paganese ha avuto un approccio migliore alla gara nei primi minuti del primo tempo, mentre il Bari si è limitato ad impostare il gioco con le tracce troppo veloci, producendo una sola occasione da rete con Antenucci che ha ricevuto un pallone su cross di Simeri ma la palla è terminata alta di poco. Anche la Paganese, per contro, ad inizio gara, ha avuto la sua occasione da rete con Alberti sul cui tiro Sabbione si è letteralmente immolato per scongiurare il tiro ravvicinato che sarebbe potuto entrare in rete.

Le occasioni da gol si fanno concrete nel secondo tempo. Simeri tenta il pallonetto su un rinvio di Frattali ma il suo tiro è debole, verosimilmente si è lasciato ingolosire mettendola tra le braccia del portiere.

Ci prova sulle ripartenze il Bari, le maglie diventano sempre più marroni, da segnalare il turbante in testa di Perrotta che stoicamente ha resistito in campo dopo un infortunio alla testa come nelle partite degli anni 50 in bianco e nero, la partita si fa sempre più sporca sotto tutti i punti di vista, la tecnica lascia il campo alla tuta da operaio ed il Bari si fa più intraprendete schiacciando la Paganese nella propria metà campo, anche Schiavone ci prova dal limite ma il suo tiro è alto, tra l’altro si fa fatica a rimanere in piedi. Nel frattempo Vivarini sceglie Neglia e Hamlili da gettare nella mischia  a far cazzotti col terreno di gioco.

Chance per Neglia che riceve un pallone da Antenucci ma il suo tiro è debole e va fuori di poco.

Un tiro da lontano di Schiavone parato con difficoltà dal portiere campano è il preludio del vantaggio barese. Al 70’ Antenucci, infatti, porta in vantaggio il Bari con una volèe vincente su un cross di Simeri, premio per quello che si è visto in campo fino a quel momento. Antenucci conclude poco ma quando ne ha l’opportunità non perdona. Ci prova Neglia con un assolo ma non concretizza il colpo del ko, ed anche Ferrari, appena entrato, sbaglia due gol facili facili. Cambio conservativo, Costa per Antenucci per rinforzare la difesa negli ultimi minuti fino alla fine della gara.

La crescita del Bari è tutta qui: la dimostrazione di saper gestire senza affanni la gara fino al 90’ nonostante l’inconsistenza del gioco azzurro stellato.

Del Bari è stata premiata la scelta tattica e la capacità di soffrire anche se l’impressione è quella che occorreranno ulteriori test per capire se il Bari è guarito completamente dalla malattia di trasferta o se si tratta di un fuoco di paglia dopo quello di Bisceglie, ma dopo averlo visto in campo, oggi, le prospettive sono decisamente più rosee. Tra l’altro il calendario, fino a fine anno, è amico del Bari differentemente dal girone di ritorno quando il Bari andrà a far visita a tutte le squadre che stazionano in classifica dal primo al decimo posto, Catania escluso in quanto già incontrato, prove maiuscole dove occorrerà un Bari motivato e soprattutto rinforzato in alcuni suoi reparti. Rimane ancora la classifica che cozza un po’ con le ambizioni societarie.

 

Massimo Longo

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