Nelle carceri libiche, uomini e donne violentati per cibo e acqua

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Rapporto shock delle Nazioni Unite redatto sulla base di testimonianze dirette. L’elenco dei presunti autori di queste atrocità rimane riservato.

© FABIO BUCCIARELLI / AFP – Centro di detenzione libico

AGI – Omicidi, torture, schiavitù. I migranti detenuti in Libia sono vittime di atroci abusi, in particolare le donne che vengono violentate in cambio di cibo e acqua. La denuncia arriva dalle Nazioni Unite che hanno redatto un nuovo rapporto sullo stato dei migranti detenuti in Libia. Gli investigatori dell’Onu spiegano, nel rapporto, che i migranti che cercano di raggiungere l’Europa hanno subito violenze sessuali da parte di vari trafficanti, spesso con l’obiettivo di estorcere denaro alle famiglie rimaste nei paesi di origine.

La missione conoscitiva dell’Onu ha fondati motivi per ritenere che crimini contro l’umanità siano stati commessi contro migranti in Libia“. Il rapporto si basa su numerose testimonianze rese dagli stessi detenuti. Migliaia di migranti sono detenuti nei centri gestiti dalla Direzione per la lotta all’Immigrazione illegale (Dcim), in strutture controllate da gruppi armati non statali o tenuti prigionieri dagli stessi trafficanti.

Detenuti in modo “arbitrario e sistematico”, sono vittime di “omicidio, sparizione forzata, tortura, riduzione in schiavitù, violenza sessuale, stupro e altri atti disumani”, si legge nel rapporto reso noto oggi a Ginevra. Le donne migranti, anche minori, sono soggette a violenza sessuale sistematica e affermano di essere state “costrette a fare sesso in cambio di cibo o altri prodotti essenziali”.

Tra le vittime di violenza sessuale figurano anche molti uomini. Gli autori del rapporto, inoltre, spiegano che proprio per il rischio “noto” di violenze sessuali, alcune “donne e ragazze migranti si sono premunite attraverso impianti contraccettivi prima di intraprendere il viaggio verso la Libia per evitare gravidanze indesiderate”.

Una donna migrante, tenuta prigioniera ad Ajdabiya, ha raccontato agli investigatori dell’Onu che i suoi rapitori le chiedevano sesso in cambio di acqua, acqua di cui aveva bisogno per il suo bambino malato di sei mesi.

La missione conoscitiva, creata nel giugno 2020 dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha il compito di documentare gli abusi commessi in Libia dal 2016. Il suo mandato sta finendo ma un gruppo di paesi africani ha depositato una bozza di risoluzione per prorogarlo di nove mesi.

Se ne parlerà alla fine della prossima settimana. Lo scorso ottobre, gli investigatori hanno assicurato che crimini di guerra e crimini contro l’umanità sono stati commessi in Libia dal 2016, anche nelle carceri e contro i migranti.

Tuttavia, l’elenco dei presunti autori di queste atrocità rimane riservato. I funzionari libici, intanto, si incontreranno questa settimana a Ginevra per discutere il progetto di quadro costituzionale per le elezioni in Libia, dove due governi si contendono il potere. La Libia è nel caos dalla caduta del regime del dittatore Muammar Gheddafi nel 2011.

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