Nico Penzo – “Quel giorno a Marsala…”

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Domenico, “Nico” Penzo da Chioggia, classe ‘53, (a proposito, auguri, oggi è il suo compleanno) l’ultimo giocatore del Bari a segnare un gol nell’ultima sfida coi lilibetani di Marsala nel lontano 10 aprile del 1977 quando il Bari giocava in serie C, un attaccante che avrebbe meritato più di quanto ha dato al calcio, un centravanti che a Bari lasciò il segno, oltre 130 gol segnati nella sua carriera, 70 presenze nel Bari tra serie C e B, 23 gol segnati col Bari con un trascorso tra squadre minori fino ad arrivare alla Roma in serie A prima di essere girato al Piacenza, quindi al Benevento e poi al Bari, un centravanti dal gol facile tanto è vero che dopo Bari, Monza e Brescia, è arrivato a Verona dove ha giocato con Dirceu e dove ha realizzato ben 30 gol piazzandosi di un gradino sotto a Platini nella classifica dei cannonieri, quindi nella Juve e poi nel Napoli dove ha giocato con Maradona, insomma uno di quei giocatori che puntualmente, all’apice del successo nel Bari quando i tifosi stavano già pregustando una sua conferma, puntualmente fu ceduto come quasi sempre è accaduto nell’epoca dei Matarrese.

Penzo era ricordato, oltre per il suo status di goleador, anche perché aveva le gambe ad X:

Si, le famose gambe ad x. No, non mi dava alcun fastidio nella maniera più assoluta, anzi, invece di arrecarmi danno mi sono servite un alcuni movimenti come nell’arrivare prima sulla palla, ma non è mai stato un problema, anzi è un problema adesso perché mi fanno male”.

Un attaccante che ha segnato 140 gol nella carriera come mai ha fatto solo una timida apparizione nella Juve prima di scendere nel Verona?

Perché in quel periodo, l’anno prima della Juve, avevo sperato di vincere la classifica dei cannonieri col Verona ma arrivai secondo dopo Platini, da lì il passaggio alla Juve con l’esordio col botto di due gol all’Ascoli. L’anno prima c’erano state le olimpiadi a Los Angeles e sarebbe stato un premio alla carriera gravitare in area Nazionale ma non è che non ci ho dormito e non credo sia un rammarico, magari c’era gente più forte. Mi posso vantare di aver fatto gol ovunque, sono anche periodi dove si incontrano dei grandi attaccanti e non sempre c’è posto per tutti, anche le caratteristiche, magari, non erano quelle che il tecnico cercava, forse era il periodo in cui occorreva gente non di peso ma di grande movimento, tuttavia sono tante le soddisfazioni che mi sono tolto. Non ho mai fatto questioni di categoria, io facevo il calciatore di professione. In quella Juve giocavano sei nazionali italiani, due nazionali stranieri, Boniek e Platini, e in attacco c’era un certo Paolo Rossi. Mi piace dire che non sono rammaricato per la carriera, sono soddisfatto per aver coronato un sogno. Tra l’altro ho vinto un campionato di serie C, due di serie B, uno in serie A ed una Coppa delle Coppe, cosa pretendere di più? A ciò si vada ad aggiungere che facevo anche i conti con una pubalgia che non mi permetteva di soffiarmi nemmeno il naso”.

Cosa ricorda di Marsala Bari?

Di quella gara mi ricordo un ambiente caldissimo, abbastanza difficile ed ostile, se non ricordo male giocava nel Marsala un certo Umile che, se non sbaglio, fu quel giocatore che fece un gol strepitoso al volo col Napoli passato alla storia, e comunque il ricordo maggiore è che quel campionato lo vincemmo. Il campo era in terra battuta. Ricordo che a Marsala nel tunnel, in caso di vittoria (e noi pareggiammo) della squadra ospite veniva tolta la corrente elettrica e non si sapeva quello che poteva succedere. Ricordo sicuramente un ambiente molto caldo. Francamente non ricordo la dinamica del gol, mi chiede troppo”.

Come si partiva all’epoca? Come arrivaste a Marsala?

Credo in aereo da Bari fino a Palermo, non col pullman”.

Cosa ricorda degli anni in biancorosso?

Anni meravigliosi, era un ambiente bellissimo anche se, obiettivamente, non mi sono lasciato molto bene il secondo anno, ma non con la città di Bari, bensì con l’allenatore e con la dirigenza (non Matarrese): il problema fu sollevato dall’allenatore che per giustificare certi risultati non brillanti si era inventato l’acqua calda, comunque nessun problema con tutto l’ambiente, io poi son tornato a Bari da avversario e purtroppo ho fatto anche gol. Ho dei ricordi bellissimi, tra l’altro, volendo parlare di calcio, mi sono anche un po rilanciato dopo la parentesi romana. Una esperienza straordinaria quella barese che porto viva sempre nel cuore”.

Cosa ricorda dello stadio della Vittoria?

Una cosa meravigliosa perché si viveva il calore incredibile che la gente riusciva a trasferirti, il pubblico riusciva a trascinarti perché molto vicino al terreno di gioco e, quindi, alla squadra, poi ricordo il famoso tunnel dove bisognava abbassare la testa per percorrerlo, insomma tutti ricordi molto belli”.

Lei faceva coppia con Stefano Pellegrini che oggi non c’è più.

Il secondo anno ho fatto coppia con lui. Un ragazzo eccezionale che dal calcio non ha avuto quel che avrebbe meritato, le sue doti tecniche erano di prim’ordine, però il calcio è questo a volte dà a volte toglie, tuttavia quello che mi rimane è la sua umanità, e Stefano è stata una gran bella persona. Ero al corrente della sua problematica”.

Quale è sta la sua partita più bella e quale il gol più bello col Bari?

I gol son tutti belli. Ricordo un Bari Sampdoria dove realizzai due gol e credo che al di là dei due gol sia stata una delle mie partite più belle”.

Che rapporto aveva con la città nel tempo libero?

Bellissimo. Con Sigarini, Scarrone, Maldera, Sciannimanico, Punziano e tanti altri eravamo felici perché si viveva la città, poi fortunatamente sono stati due anni dove i risultati sono arrivati, per cui l’impatto con la città non è che fosse di scontro o di contestazioni, era un impatto di gioia, la città viveva questo piacere di seguirci nei successi che regalavamo loro”.

Avrà saputo del Bari…

Purtroppo sono le considerazioni che mi piacerebbe non fare perché una città con una utenza simile, con un calore simile con un background di questa portata, non può fallire. Uno può retrocedere, può avere delle annate particolari, ma perdere di vista quella che è poi la solidità economica che conta molto, non è possibile”.

Cosa serve in momenti come questo?

Professionalità e passione. Non so in che ordine, anche se credo prima la passione e la voglia di fare bene qualunque compito venga assegnato alla società”.

Se dovesse parlare ai giocatori del Bari cosa gli direbbe?

Indossano una maglia gloriosa ed importante, ché cerchino tutto quanto è possibile per far sì che il Bari torni ad essere non dico protagonista in serie A, ma almeno che torni tra i professioni veri. Serve molto coraggio, ma credo che lo sappiano, ne serve molto in un girone difficile della D dove molti giocatori non conoscono nemmeno la categoria e gli avversari da affrontare. Occorre calarsi nella stessa categoria, poi le qualità tecniche emergono sicuramente nel momento in cui ci si mette sullo stesso piano dell’avversario: se tu corri come l’avversario vinci perché hai più tecnica, se invece pensi che tutto ti sia dovuto solo perché hai giocato qualche partita in serie B diventa più complicato”.

Di cosa si occupa adesso?

Io continuo con quella che è stata la mia attività dopo aver appeso le carpe al chiodo: ho una agenzia di rappresentanza con mio figlio e non vedo l’ora di andare in pensione per godermi i miei cinque meravigliosi nipoti, diciamo che faccio prima il nonno poi l’agente”.

Con chi si sente dei suoi vecchi compagni del Bari?

Con tanti, soprattutto con Italo Florio che ho rivisto un anno fa in occasione di un triangolare di ex tra Fiorentina, Sampdoria e Verona, anzi colgo l’occasione per salutarlo, poi c’era Stefano Pellegrini, e con Sigarini con cui mi sento praticamente una volta al mese. Di lui posso dire di avere incontrato una delle migliori persone nell’ambiente calcistico, un amico, perché le altre sono conoscenze, non amici”.

Ha lo stadio Della Vittoria pieno di 40 mila persone: cosa sente di dir loro adesso?

Continuate a sostenere e ad aver fiducia nelle persone che hanno rilevato il Bari perché lo hanno dimostrato a Napoli, e continuate a sostenere i galletti e la Bari”.

Massimo Longo

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