Niente intesa sul processo penale, Draghi non esclude il ricorso alla fiducia

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La strada per un accordo nella maggioranza resta in salita perché il Movimento 5 stelle sta valutando quali e quanti emendamenti presentare, ma al momento il governo intende aprire solo a modifiche tecniche, senza stravolgere il testo 

 
Il ministro della Giustizia, Marta Cartabia
 

AGI – Il Movimento 5 stelle sta valutando quali e quanti emendamenti presentare alla riforma del processo penale ma la strada per un accordo resta in salita perché al momento il governo intende aprire solo a modifiche tecniche, senza stravolgere il testo. Nell’incontro tenutosi questa mattina a palazzo Chigi tra Mario Draghi e Giuseppe Conte non si è parlato di blindare il testo anche se il presidente del Consiglio non esclude affatto la soluzione di ricorrere al voto di fiducia.

L’incontro fra Conte e Draghi

L’ex presidente del Consiglio ha usato toni concilianti, ribadito che intende sostenere il governo ma nel merito la trattativa è ancora a un punto fermo. L’invito dell’ex premier è quello di arrivare a una convergenza su emendamenti condivisi per poi accelerare l’approvazione in Aula. Ci sarà un tavolo tecnico, possibile anche con il ministro della Giustizia Cartabia che oggi in ogni caso ha confermato la volontà dell’esecutivo di non stravolgere il provvedimento.

Mettere via le bandierine

“Io per primo dico di mettere via bandierine e ideologie – la premessa di Conte – ma occorre garantire i diritti delle vittime”. E ancora: “Anche durante il percorso parlamentare daremo il nostro contributo per migliorare e velocizzare i processi però ho ribadito è che saremo molto vigili nello scongiurare che si creino soglie d’impunità”. “La riforma è stata approvata dall’intero governo dopo mesi di dialoghi, di confronti a 360 gradi e di lunghe e pazienti trattative e mediazioni”, l’osservazione del Guardasigilli, la mediazione passata in Cdm è “frutto di una responsabilità condivisa”.

Solo modifiche mirate 

Draghi avrebbe invitato l’interlocutore ricevuto nella sede del governo a confrontarsi con il ministro, senza scendere nel merito. Ribadendo che sono possibili dei cambiamenti ma senza stravolgere il testo e consegnando un messaggio chiaro: “E’ una riforma che ci chiede l’Europa. Non possiamo tergiversare o ritardare i tempi”.

Tempi stretti

L’obiettivo dunque resta quello di arrivare al semaforo verde di Montecitorio entro i primi di agosto, quando si entrerà nel semestre bianco. Nei gruppi pentastellati c’è chi invita a non andare allo scontro e chi ritiene che il tema della giustizia sia una questione di vita o di morte, dall’esito della trattativa ne va la permanenza nel governo. “Se il governo ci dice no in tanti sono orientati uscire”, dice un ‘big’ M5s. Ecco il motivo per cui in quelle ‘modifiche tecniche’ è ancora possibile trovare un punto di caduta.

Pontieri al lavoro

Del resto sono al lavoro i pontieri, “il Movimento 5 Stelle continuerà a porsi come una forza politica costruttiva, che vuole governare questo Paese”, ha osservato oggi Di Maio. Conte nei giorni scorsi ha sottolineato che così la riforma non è ‘votabile’, da qui l’appello a tutte le forze politiche a considerare la necessità di evitare “sacche d’impunità” e che molti processi vadano al macero. Si lavora sulla possibilità di allungare i tempi prefissati dal ministro Cartabia per il giudizio in secondo grado e in Cassazione.

La sponda del Pd

In questa partita il Movimento 5 stelle ha la sponda del Pd che ha messo sul tavolo un ventaglio di proposte. Dalla eventualità di una norma transitoria alla possibilità di far partire il ‘timing’ dal deposito del ricorso per finire all’ipotesi di lasciare flessibilità ai giudici. La preoccupazione del Pd è di ritrovarsi isolato in un governo che senza il Movimento 5 stelle rimarrebbe a trazione centrodestra. Da qui il tentativo di trovare un compromesso e di evitare il muro contro muro. In ogni caso qualora il governo non dovesse accettare le idee dem il partito del Nazareno non si metterebbe di traverso.

Draghi in tutti gli incontri avuti con i leader ha chiesto di accelerare sulle riforme. Al di là delle voci secondo cui sarebbe rimasto sorpreso dall’atteggiamento del Pd, la certezza è che il premier non dirà sì a eventuali cambi della riforma in seconda lettura. Si capirà nelle prossime ore se in Commissione Giustizia è possibile raggiungere un ‘secondo accordo’ dopo quello stipulato dai ministri M5s in Consiglio dei ministri.

I ‘big’ hanno salutato l’incontro tra Conte e Draghi che ha avuto toni molto cordiali come un nuovo inizio dei rapporti tra il governo e il Movimento 5 stelle, considerato che ora c’e’ un interlocutore con il quale Draghi può rapportarsi. Ma nei fatti il sentiero per un’intesa resta stretto anche perché FI, Lega e Iv qualora si riaprisse il ‘dossier’ della riforma del processo penale punterebbero a mettere in difficoltà ancor di più M5s. Rilanciando per esempio la ‘riforma Orlando’.

La riforma del processo penale è calendarizzata per il 23 luglio ma si arriverà a fine mese, il convincimento di tutti i partiti. Insomma si prenderà ancora un po’ di tempo, ci sono ancora alcuni giorni per trovare un accordo. E il deputato di Azione Costa già ironizza: “Pare che Conte sia alla ricerca di qualche modifica di dettaglio da rivedersi come ‘grande conquista’”.

 

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