Oltre 1.300 persone sono state arrestate mercoledi in tutta la Russia, durante le manifestazioni contro la mobilitazione militare ordinata dal presidente russo Vladimir Putin.
La maggior parte degli arresti ha avuto luogo a San Pietroburgo, la città natale di Putin, dove la polizia ha usato il solito approccio violento per reprimere le proteste.
Nella capitale, Mosca, la polizia ha arrestato più di 500 persone.
Per le strade c’è indignazione, ma anche paura.
Spiega un giovane, Mikhail:
“La mobilitazione è orribile. Putin ha iniziato questa guerra. La maggior parte della gente normale non la sostiene, ma ha paura di protestare, perché rischiamo tutti di essere arrestati”.
Immagini simili di arresti sono state viste in almeno 38 città di tutta la Russia.
La paura della mobilitazione e di dover partire subito per il fronte in Ucraina ha portato migliaia di russi a fuggire immediatamente dal loro Paese.
Poco dopo che è stata decretata la mobilitazione, i biglietti per viaggiare in Paesi dove ai cittadini russi non è richiesto il visto – come, ad esempio, l’Armenia – sono aumentati vertiginosamente di prezzo e solo i più veloci sono riusciti a partire.
Sergey, cittadino russo appena sbarcato all’aeroporto di Erevan:
“Non lo chiamerei panico: uno scenario come questo era, purtroppo, prevedibile. I biglietti non mi sono costati molto, perché sono stato veloce a prenderli… Abbiamo attraversato il confine senza problemi. Semplicemente, siamo passati e volati via!”
Nikolay, un ragazzo russo appena arrivato in Armenia:
“Questa è una visita non programmata. Ho 17 anni e non ho ancora ricevuto la lettera dall’ufficio di reclutamento, ma sto studiando on-line come può essere contestata… E, nel frattempo, era meglio andarsene”.
Molti Paesi europei stanno valutando, a fronte di un possibile esodo di massa di uomini in età da guerra, di vietare i visti turistici a tutti i cittadini russi.