Ospedale San Paolo Bari: in Oncologia arrivano i caschi che “col freddo” rallentano la caduta dei capelli

Puglia

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Un sostegno concreto per frenare l’alopecia nei pazienti in trattamento farmacologico. L’oncologo Marzano: “Non sono la soluzione della patologia ma aiutano ad affrontarla meglio”

BARI – Il freddo “buono” capace di rallentare la caduta dei capelli. Si chiama “Scalp Cooler” ed è un casco refrigerante che riesce in 6 casi su 10 a frenare l’alopecia ma anche ad alleviare l’impatto profondo che tale effetto collaterale riveste per la psiche e la stabilità emotiva dei pazienti. Donne in modo particolare, ma anche uomini, in trattamento farmacologico nell’Oncologia dell’Ospedale San Paolo di Bari  che, dalla prossima settimana, avranno la possibilità di sperimentare i vantaggi di questo nuovo ausilio da affiancare alle terapie classiche.

Stamattina nella hall dell’unità operativa di Oncologia, che è anche sede del Centro di Orientamento Oncologico (COrO), sono stati presentati i primi due esemplari di caschi perfrigeranti appena consegnati. Una breve cerimonia alla quale hanno partecipato il Direttore sanitario ASL Bari Silvana Fornelli, il Direttore medico del San Paolo Angela Leaci, il Direttore amministrativo Rachele Popolizio, il Direttore dell’unità operativa Nicola Marzano, operatori sanitari e volontari. Un momento molto atteso, soprattutto per ringraziare l’Associazione Cuore di Donna per l’impegno e la generosità delle volontarie e dei benefattori della Breast Unit dell’Ospedale, che hanno offerto una miriade di contributi finalizzati all’acquisto delle apparecchiature.

Subito dopo le infermiere dell’Oncologia hanno preso in consegna i caschi per avviare il breve percorso formativo e mettere a punto la metodologia di utilizzo. Basata su un principio semplice, come spiega il dr. Marzano: “Il casco perfrigerante, abbassando la temperatura corporea a livello del cuoio capelluto, riduce l’afflusso vascolare e di conseguenza limita la potenziale alopecia, legata ad alcuni trattamenti farmacologici”. Da tener presente  – aggiunge – che “i risultati sono soggettivamente variabili e anche correlati ai farmaci impiegati, variando da patologia a patologia”. In sostanza – rimarca l’oncologo – “il casco è un sussidio complementare al percorso farmacologico, il cui obiettivo di fondo rimane il confronto con l’aggressività della patologia”.

Dunque, non una terapia ma un sostegno importante, anche psicologico, perché il casco refrigerante aiuta a corroborare nel paziente l’adesione al percorso terapeutico e a rafforzare il livello di compartecipazione. “Non è la soluzione della patologia – sottolinea Marzano – ma aiuta decisamente ad affrontarla meglio”. Un obiettivo che rientra in pieno nell’orizzonte di umanizzazione delle cure che l’Ospedale San Paolo persegue da anni, prima come Breast Unit poi con l’adesione al progetto dei Bollini Rosa della Fondazione Onda.

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