Palermo, Genova e L’Aquila al centrodestra al primo turno

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Sindaci di centrodestra a Genova, Palermo e L’Aquila gia’ al primo turno. Ballottaggi a Verona tra la sorpresa Tommasi contro Sboarina e a Parma con il centrosinistra in vantaggio e a Catanzaro con avanti il centrodestra. Sono 13 i ballottaggi nelle 26 citta’ capoluogo al voto (in vantaggio in 6 casi il centrodestra e in 7 il centrosinistra), 9 i candidati di centrodestra eletti o vicini all’elezione al primo turno, 4 quelli di centrosinistra. Belluno passa da civica al centrodestra, Lodi e Taranto passano dal centrodestra al centrosinistra. Il Pd e’ il partito piu’ votato con il 17,2%, davanti a Fratelli d’Italia al 10,3%, che supera la Lega ferma al 6,7% e Forza Italia al 4,6%. Crolla il M5s, che raccoglie solo il 2,1%.

Fratelli d’Italia e’ costantemente il primo partito del centrodestra anche nel nord Italia; il Movimento 5 Stelle, nei capoluoghi di provincia, e’ sempre sotto il 5% dei voti. FdI supera la Lega a Genova (9,3 contro 6,8%), a L’Aquila (20,6 contro 12,5%), a Padova (8,3 contro 7,3%), a Verona (11,9 contro 6,6%), a Parma (7,6 contro 4,1%), a Como (12,7 contro 6,7%), a Monza (12 contro 7,9%), ad Alessandria (14,8 contro 10,5%), ad Asti (7,7 contro 5,6%), a Cuneo (6,1 contro 6%), a Belluno (10,4 contro 9,4%) a Gorizia (10,8 contro 8,3%), a La Spezia (9,7 contro 7,9%). Il Movimento 5 Stelle ottiene il suo miglior risultato a Genova, citta’ natale di Beppe Grillo (4,4%). A Taranto 4,2%, a Messina 4,1%, ad Alessandria 3,9%, ad Asti 3,4%. Malissimo a L’Aquila (0,7%) e Frosinone (1,3%). A Guidonia, dove nel 2017 M5s ottenne il sindaco, i pentastellati scendono dal 20,6% al 4,6%. Il Pd supera il 20% dei voti a Genova (21%), Padova (21,6%), Parma (24,2%). Forza Italia va in doppia cifra a Monza (16,38%).

“Il Pd è primo in Italia. Frutto di una linea chiara, di un partito unito. Non era così un anno fa. Risultato di un sostegno costruttivo e serio al governo Draghi, senza ambiguità sull’aggressione all’Ucraina e con un’idea di alleanze vaste nelle città. La ricerca dell’unità non ha alternative, con questa legge elettorale maggioritaria e con il taglio dei parlamentari vincerà l’alleanza democratica e progressista o il centrodestra”. Intervistato dal Corriere della Sera, il segretario Enrico Letta legge così questa tornata di voto amministrativo in attesa dei ballottaggi del 26 giugno. II campo largo però è ancora molto diviso e i 5 Stelle sono in forte crisi di consensi. Palermo, Genova e L’Aquila lo testimoniano. “II tema non è escludere o mettere veti. Questa destra la battiamo solo con le alleanze. Lo dico soprattutto a Carlo Calenda che è stato eletto con il Pd più volte. C’è una destra competitiva e forte, vinciamo solo se uniti. E per avere successo serve un’alleanza guidata da un grande partito. Essere primi è la consacrazione del grande lavoro fatto”.

La legge elettorale però ha dato prove pessime, ci sono spazi per cambiarla? “Noi abbiamo dato la nostra disponibilità. Ma dobbiamo essere chiari: non è la legge elettorale che risolve i problemi politici. II centrodestra è spaccato, con FdI fuori dal governo. E vedo bene che nel nostro campo pezzi dell’alleanza pensano ancora che sia meglio contrapporsi piuttosto che unirsi”. II risultato dei 5 Stelle è però, sconfortante. “Hanno tradizionalmente difficoltà alle Amministrative, non avevo particolari aspettative. Ragioneremo con loro”. Pd primo partito, ma tante città al centrodestra. “Giocavamo fuori casa, la volta scorsa solo 6 capoluoghi su 26 erano del centrosinistra. Vinciamo a Taranto, a Padova, a Lodi, dove ho chiuso la campagna elettorale, che strappiamo alla Lega con un giovane sindaco di 25 anni. Andiamo al ballottaggio a Verona, a Parma, Piacenza, Como, Gorizia e in tante altre città. I risultati molto positivi al Nord, ci dicono che alle Regionali la Lombardia sarà contendibile. Dobbiamo trovare una candidata o un candidato che unisca”.

“Non pensiamo a nessuna federazione, a nessuna fusione, a nessuna lista unica. Non c’è nulla di tutto questo in vista. Noi pensiamo a rafforzare il centro”. Lo dice in una intervista al Corriere della Sera Antonio Tajani, vicepresidente e coordinatore di Forza Italia che evidenzia come il “centrodestra sia maggioranza nel Paese”, con la consapevolezza che “dovremo rafforzare la cooperazione interna dove è mancata”.”Il centrodestra vince con il sistema maggioritario. E comunque non mi sembra che ci sia il tempo o ci siano le condizioni per discutere di legge elettorale. Trovo molto difficile ipotizzare che si apra una discussione su questo – afferma – Prima delle elezioni politiche ci sono cose molto più importanti da fare e che interessano i cittadini alle prese con la crisi”. Competizione interna con Lega e Fratelli d’Italia e il sorpasso di Giorgia Meloni? “Non può né deve essere un problema”, risponde Tajani – non significa nulla per il centrodestra chi arriva primo. Con il maggioritario conta essere uniti per vincere”. In merito alla scelta del premier per la coalizione del centrodestra, in vista delle politiche, Tajani spiega: “Nessun pregiudizio su nessuno, sia chiaro, ma non è un problema di oggi: vinciamo le elezioni e poi troveremo la persona migliore per governare.

Peraltro, è il presidente della Repubblica che dà l’incarico, non lo decidiamo mica noi oggi”.”Il centro è e resta determinante, infatti i candidati moderati — vedi Bucci e Lagalla — sono i più vincenti – aggiunge – Secondo perché prima di pensare a chi arriva prima dobbiamo pensare a creare una coalizione vincente. Per il premier c’è tutto il tempo, oggi è solo un esercizio retorico”.

Il Movimento 5 Stelle si prepara a un “percorso di completamento dell’azione politica e di organizzazione interna anche per quanto riguarda le articolazioni territoriali”. Lo ha detto il presidente pentastellato, Giuseppe Conte, a margine del voto delle comunali. Il risultato delle amministrative, ha detto, dipende anche dai ritardi su questa organizzazione sui territori, “un rallentamento dovuto anche a vicende esogene e a resistenze interne. Anche per le ‘Quirinarie’ che oggettivamente ci hanno rallentato nel percorso”.

“Il centro riformista è il vero vincitore di queste elezioni”. Ad affermarlo, in un’intervista a ‘La Repubblica’, è il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. Il leader del Pd, Enrico Letta, rileva, deve porsi il problema: “Vuole dialogare con noi o vuole limitarsi ai grillini? Così facendo, più che al campo largo si arriva al camposanto, politicamente parlando”. “Se fossi il segretario del Pd mi porrei il tema: con chi è meglio confrontarsi? In un anno, Conte è passato da fortissimo punto di riferimento progressista a scacciavoti: vivono di sondaggi e talk ma faticano a eleggere i consiglieri comunali. E molti grillini nei capannelli in Parlamento lo dicono, sono comprensibilmente preoccupati”, aggiunge Renzi

Renzi non ha messo da parte – dice nell’intervista a la Repubblica – la possibilità di lavorare su un terzo polo: “Tengo aperte tutte le ipotesi. Basta che abbiamo ben chiaro il quadro: l’area Draghi oggi è più forte, i sovranisti sono più deboli. E chi voleva fare le scarpe al premier, penso per primo a Conte, ma anche a Salvini, è in difficoltà. La prospettiva di una Renew Europe in versione italiana invece ora è molto concreta”. Intanto con la scelta delle alleanze variabili però Iv a Palermo, per esempio, Iv si ritrova nella maggioranza di Lagalla: “A Palermo avevamo la candidatura più adatta, quella di Davide Faraone, su cui poter fare convergere gli altri. Ma prima di scegliere uno di Iv, il Pd ha preferito perdere con uno dei loro, Miceli, anziché vincere con uno dei nostri. Il fallo di reazione di alcuni dei nostri, che non ho condiviso, è stato andare con Lagalla. E sono stati decisivi perché quella lista ha fatto la differenza. Ora servirà un chiarimento interno, certo. Ma a questo punto mi preoccupa la prospettiva in Sicilia: per le Regionali, che da sempre anticipano il risultato nazionale, vale la pena fare una riflessione strategica.

Letta vuole ripetere l’errore di Palermo o intende riconoscere la forza del centro riformista? E la destra farà come a Catanzaro o Genova, dove ha allargato al centro o si rinchiuderà su Musumeci? Questo è il tema”. Infine, il flop del referendum sulla giustizia, che Iv ha appoggiato: “Ma dai, basta con le ipocrisie. È sceso un silenzio per mesi sull’argomento, si sono cancellati i quesiti che potevano appassionare gli italiani e portarli alle urne, da anni un referendum non arriva al quorum e solo ora si parla di flop?Io dico che ci sono dieci milioni di italiani che sono andati a votare. Sette milioni hanno scritto sì sulla scheda. Critichiamo Salvini ma non a scapito di chi chiede una giustizia migliore. Chiunque voglia vincere le Politiche – conclude Renzi – da oggi non può considerare la giustizia un tema di serie B”.

Il dato più importante “è che il Partito democratico è il primo partito d’Italia”, secondo il segretario dem, Enrico Letta, il cui giudizio “è decisamente positivo”, perché “già al primo turno sono arrivate tre vittorie importanti a Taranto, Padova e Lodi. Quello che già oggi emerge è che il centro-sinistra vince quando è unito”. Letta segue lo spoglio da Parigi, dove si trova per un seminario internazionale, non si mostra ai giornalisti ma dal suo staff assicurano: “Il segretario ci sarà per i ballottaggi. La squadra dei nostri dirigenti è di grande qualità, non c’è un uomo solo al comando ma una comunità autorevole e compatta”.

“Abbiamo un’affermazione che va dal 10 al 25%, se si considerano L’Aquila, Palermo, Catanzaro e Parma, i quattro capoluoghi di provincia in cui noi abbiamo fatto la scelta molto radicale di andare da soli”. Lo dice in una intervista al Corriere della Sera Carlo Calenda, leader di Azione.”C’è un’area che rifiuta queste grandi coalizioni dove c’è tutto e il contrario di tutto. E che ci sia questo spazio è dimostrato anche dalla disastrosa mole delle astensioni – afferma – È chiaro che le due coalizioni non riescono più a portare la gente a votare. Questo è il dato vero. E noi recuperiamo un po’ di voto di centrodestra e di centrosinistra che altrimenti si sarebbe trasformato in astensione. Siamo andati bene in territori molto diversi, ma i profili dei nostri candidati erano simili: molto civici, molto equilibrati dal punto di vista politico e molto pragmatici. Insomma, mi pare di poter dire che questo spazio politico si sta allargando, a fronte di una situazione che vede invece la liquefazione del campo largo.

Quello di quest’area riformista, pragmatica, che non sta tutto il giorno a parlare di fascisti e comunisti, è un lavoro importante anche per il Paese perché riporta la gente a votare”.”I Cinque Stelle avevano già perso voti. Ma il Pd ha infilato a forza nell’alleanza il M5S anche al Nord, dove è debolissimo – aggiunge – La cosa che colpisce è che il Partito democratico non ha aperto nessun canale di discussione con noi, e ha costruito questa alleanza a partire dai 5 Stelle. Io non ho mai sentito Letta in queste Amministrative. Davanti a un’area riformista che si rafforza enormemente, il Pd l’unica cosa che fa, soprattutto per opera di Francesco Boccia, è siglare intese in tutti i comuni unicamente in rapporto con i 5 Stelle. Una miopia totale”. Dal suo punto di vista, il Pd non cambierà idea sui Cinque Stelle: “Non cambieranno mai idea perché c’è un mondo in quell’area che cerca di muovere guerra ai riformisti”.”Quello che abbiamo capito con queste comunali è che anche con un sistema super bipolarizzato un’area terza c’è comunque e funziona.

Se noi alle prossime Politiche prendiamo il risultato della città dove siamo andati peggio, cioè Parma, non si forma un governo né a destra né a sinistra e questo è il nostro obiettivo per poter avere invece un governo di larga coalizione, che tagli le estreme e prosegua con Draghi”, prosegue. Calenda sottolinea che con Renzi c’è la “disponibilità a discutere”. “Però – spiega – faccio notare che nelle quattro città dove c’era un terzo polo al di là delle chiacchiere Iv ha sempre scelto di stare con la sinistra o con la destra. Quindi Renzi faccia meno dichiarazioni sull’area Draghi: piuttosto pensiamo a costruirla sul serio”.

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