Pandemia statalista e individualismo: così lontani, così vicini?

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Pandemia statalista e individualismo: così lontani, così vicini?

Leggere è un antidoto proficuo per ingannare il tempo. In effetti, però, definire la lettura un semplice passatempo, un modo per riempire un vuoto altrimenti monotono e noioso, è oltremodo riduttivo. Sembra, così facendo, che leggere sia solo una delle tante attività possibili, pure poco importante, in vista di un obiettivo più grande, per l’appunto colmare uno spazio temporale. Forse, è anche così, almeno in parte. Ma leggere ha anche lo straordinario potere di farci evadere dalla realtà, scoprire nuovi mondi, farci immergere in atmosfere altre dotate di profondità storica, capire un po’ di più di quello che ci circonda, alimentando in tal modo il ragionamento e la riflessione.

Nella fattispecie, l’emergenza sanitaria in corso induce, già di per sé, a domandarsi come sarà il domani, quale ruolo avrà la globalizzazione e in che rapporto si (ri)definirà con gli stati, così come in che termini si porrà la relazione tra individui e comunità. Molti altri sono gli interrogativi che, in realtà, possono essere titillati dalla situazione odierna. La lettura di un libro, in particolare, ha suscitato in chi scrive molta curiosità, giacché tocca una questione fondamentale, attuale già prima della pandemia e ancor di più lo sarà una volta terminata. “L’individualismo statalista. La vera religione degli italiani”, scritto da Giancristiano Desiderio (Liberilibri 2017, 15 €) ha la capacità non dico di prevedere infallibilmente cosa accadrà dopo il coronavirus nei rapporti tra stato e individui – quasi che l’Autore fosse dotato di una palla di cristallo – ma certamente fornisce una chiave analitica assai convincente. Molto semplicemente, le vecchie (in)sane abitudini continueranno, sebbene, probabilmente, in modo esacerbato. Ma cosa significa?

Come recita il titolo del volume, all’individualismo (degenerato) tipico del nostro Paese, si andrà sommando un’acuita richiesta di (salvifico) intervento statale. Infatti, la cifra caratterizzante l’ossimoro “individualismo statalista” altro non è che la vendita dell’anima individuale allo stato, in cambio di sicurezza e benessere da esso octroyés. L’inaridimento morale e spirituale è uno di quei vulnus che lo statalismo infligge ai suoi cittadini (o, consensualmente, sudditi?). Promettendo pane e certezza, causa miseria materiale e isterilimento morale. Come scrive Desiderio, «la politica statalista si presenta con l’illusione allettante dell’eliminazione del rischio mentre dirigendo l’economia e asservendo la morale crea i presupposti infallibili del fallimento nazionale. Infatti – prosegue l’Autore – l’unica cosa che lo statalismo riesce a eliminare è la responsabilità». Questa è la chiave, se si vuole.

In buona misura, essere libero significa andare incontro anche a esiti imprevisti, perché imprevedibili, nel bene e nel male. Il peso della libertà, ancora, consiste nel farsi carico delle scelte operate. Ma tale peso, d’altro canto, è proprio quello che rende l’individuo più maturo, avveduto e realista. Insomma, è dal fare scelte in libertà che deriva il solo modo per crescere e guardare in faccia la realtà, senza infingimenti, senza inganni, senza mentire a se stessi.

Scrive Desiderio che «l’italiano perfetto è la creatura di Collodi: Pinocchio. Ma non Pinocchio pane e vino, carne e ossa, redento dai suoi stessi inganni e conseguenti sventure, no; è il Pinocchio burattino di legno che crede nei miracoli, che spera che sotterrando quattro soldi possa spuntare e crescere l’albero delle monete d’oro che risolverà tutti i suoi problemi e così vivrà per sempre nel paese dei Balocchi. È l’italiano-Pinocchio che ha per amici i due compari, il Gatto e la Volpe che lo ingannano, perché lui stesso si crede furbo e ricerca una scorciatoia che lo conduca verso la salvezza e invece così facendo si mette nei guai». Insomma, il benessere non è manna che cade dal cielo, e la sicurezza assoluta non è di questo mondo. Solo esperendo una libertà autentica, non compromessa dall’immiserimento morale causato dalla statizzazione dell’anima, la realtà tornerà a essere quello che davvero è: brutalità, sicuramente, ma anche occasione per apprendere e possibilità per crescere.

Carlo Marsonet

 

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