Panico in Russia su voci di una possibile chiusura dei confini

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Sono oltre 2 mila gli arresti per le proteste contro la mobilitazione militare parziale decisa dal presidente Vladimir Putin. Mosca starebbe pensando di proibire l’uscita dal Paese agli uomini arruolabili.

© Afp
– Proteste contro la mobilitazione in Russia

 

AGI – Due esponenti al vertice del Parlamento russo, fedeli alleati del presidente Vladimir Putin, si sono espressi contro “gli eccessi” della mobilitazione militare voluta dal Cremlino per la guerra in Ucraina; e hanno invitato i funzionari regionali che gestiscono la situazione a risolvere rapidamente gli “eccessi” che stanno alimentando la rabbia dell’opinione pubblica.

Valentina Matviyenko, presidente della ‘camera alta’ russa, il Consiglio della Federazione, ha detto pubblicamente di essere a conoscenza del fatto che siano stati convocati uomini non idonei per la leva: di fatto vengono chiamate, è il sospetto, anche persone che non avrebbero i requisiti, persone per esempio che non hanno mai fatto il servizio militare.

“Tali eccessi sono assolutamente inaccettabili. E ritengo assolutamente giusto che stiano scatenando una forte reazione nella societa'”, ha detto in un post su Telegram.

E poi, rivolgendosi ai governatori regionali – che, a suo dire, hanno la “piena responsabilita'” del processo – ha aggiunto: “Occorre assicurarsi che l’attuazione della mobilitazione parziale avvenga nel pieno e assoluto rispetto dei criteri delineati. Senza un unico errore”.

Anche Vyacheslav Volodin, presidente della Duma di Stato, la ‘camera bassa’ della Russia, si è detto preoccupato: “Ci sono reclami. Se si commette un errore, è necessario correggerlo. Le autorità di ogni livello dovrebbero comprendere le proprie responsabilità”. Volodin ha assicurato che “i deputati della Duma di Stato risponderanno sicuramente a tutti i ricorsi per violazioni”.

Oltre 2mila arresti dall’inizio della mobilitazione

Sono oltre 2mila le persone che sono state arrestate per le proteste in Russia contro la mobilitazione militare parziale decisa dal presidente Vladimir Putin. Lo riferisce il sito indipendente OVD-Info. Solo sabato sono state fermate 798 persone in 33 città.

Reuters ha riferito che la rabbia per la mobilitazione è affiorata anche in quello che ha scritto il caporedattore di RT, un’emittente saldamente pro-Cremlino, che ha criticato chi ha mandato le lettere agli uomini sbagliati: “È stato detto che i singoli possono essere reclutati fino all’età di 35 anni.

Ma le lettere arrivano a chi ha fino a 40 anni”, ha scritto su Telegram il caporedattore di RT Margarita Simonyan. “Stanno facendo infuriare la gente, come se fosse fatto apposta, per dispetto. Come se fossero stati mandati da Kiev”.

Media, verso chiusura confini a uomini per mobilitazione

Le autorità russe chiuderanno i confini per gli uomini in età di mobilitazione. La data per l’introduzione del divieto di uscita dal territorio della Federazione potrebbe essere il 28 settembre, all’indomani del referendum nelle regioni ucraini controllate dalle truppe di Mosca. Lo scrive la testata indipendente Meduza, citando una fonte vicina all’amministrazione presidenziale, ma che per ora non trova conferme ufficiali.

Dopo l’annuncio della mobilitazione parziale per mandare rinforzi in Ucraina, tra i russi si era subito diffuso il panico anche per la possibile chiusura dei confini. In molti, non solo uomini, stanno lasciando la Russia ammassandosi alle frontiere con Georgia o Finlandia.

Il Cremlino, in passato, ha smentito che si potesse arrivare al divieto di uscita dal Paese per gli uomini, ma aveva anche respinto le ipotesi di una mobilitazione che poi invece è stata annunciata da Vladimir Putin questa settimana.

Donne Daghestan e Yakutia in piazza contro la mobilitazione

Le donne di alcune delle regioni russe che stanno mandando più uomini al fronte in Ucraina, il Daghestan e la Jakuzia, sono scese in piazza per protestare contro la “mobilitazione parziale”, ordinata dal presidente Vladimir Putin per rafforzare l’esercito in Ucraina.

A Yakutsk, nella Siberia orientale, le donne sono scese in piazza sotto lo slogan “siamo per la pace”. Sempre le donne sono state protagoniste di una protesta a Makhachkala, la capitale del Daghestan, la regione del Caucaso russo a maggioranza musulmana.

Al grido “no alla guerra”, “la Russia occupa il territorio di un altro Stato”, le manifestanti – seguite poi da alcuni uomini – hanno affrontato gli agenti di polizia mettendoli in fuga, come riporta il canale indipendente Dozhd.

Intanto, nel villaggio di Endirey nel distretto di Khasavyurt, alcuni residenti hanno bloccato l’autostrada verso Makhachkala; un’iniziativa che ha portato a scontri con le forze dell’ordine. Il canale Telegram ‘Tut Daghestan’ ha spiegato che la protesta è scattata dopo che 110 persone sono state chiamate per l’arruolamento dal villaggio: la gente è scesa in strada “per proteggere i loro figli, fratelli e mariti”. A giudicare dalle riprese dei testimoni oculari, la polizia ha cercato di disperdere i manifestanti con colpi in aria. Non è noto se ci siano stati feriti o detenuti.

Le azioni contro la mobilitazione sono iniziate in diverse regioni della Russia il primo giorno della mobilitazione, il 21 settembre. Da allora, secondo OVD-Info, piu’ di 2 mila persone sono state detenute in diverse citta’ della Russia.

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