Partite IVA : dall’Agenzia delle entrate stop ai paletti per pensionati e dipendenti

Fisco, Giustizia & Previdenza

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Secondo lo Statuto del contribuente l’aliquota al 15% va applicata  agli esclusi dal regime forfetario nella manovra finanziaria. Le nuove regole entreranno in vigore solo  dal 2021. “Una boccata di ossigeno per oltre 500mila contribuenti”

Di Riccardo Guglielmi

Suscita grande delusione il mancato accesso al regime forfetario IVA con flat tax al 15% per lavoratori e pensionati con redditività annua lorda di 30mila €, circa 1200 € netti al mese. Un atto di macelleria fiscale stabilito in poche settimane che ha stravolto la vita a quanti nel 2019 hanno aperta la partita IVA, si sono messi a part time o hanno deciso, specie per i pensionati, di continuare ad offrire alla comunità quel bagaglio di conoscenze e competente accumulate in oltre 40 anni di lavoro nel pubblico o nel privato. Il blocco all’accesso di un regime fiscale lineare e pratico, non solo per l’aspetto economico ma soprattutto per la semplicità burocratica per professionisti in pensione, medici, avvocati, commercialisti, ingegneri, giornalisti o di tante persone con alte capacità creative, rappresenta un atteggiamento vessatorio e punitivo per una classe che non vuole privilegi ma rispetto per quanto hanno dato al nostro Stato. Un avvocato o un medico ultrasessantacinquenne non tolgono lavoro alla nuova generazione ma generano formazione, emulazione e rispetto nei giovani che sanno far buon uso dell’esperienze altrui. È giusto che a maggior ricavi deve corrispondere una tassazione congrua ma non si può far passare in 48 ore, da una tassazione al 15% ad una che, secondo studi autorevoli, tra cumuli, IRAP, acconti, addizionali comunali e regionali si avvicina al 67%. Significa che per ogni 1000 € che si producono 670 devi darli al fisco. A questo carico fiscale bisogna aggiungere maggiori spese per gestione contabilità e tenuta registri che non potranno essere condotti se non con affidamento a terze persone qualificate. Già molti pensano di cessare attività, cancellare la partita IVA e dedicarsi ad altre cose. Lo Stato perderà una quota di tasse e il lavoro nero aumenterà. Il saggio dice meglio poco che niente, meglio un uovo oggi che una gallina domani. La morale è che i nostri governanti non dimostrano saggezza e lungimiranza, sono alla ricerca di danaro che alimenta provvedimenti inutili e dannosi all’economia nazionale, basta vedere come è gestito il Reddito di cittadinanza, l’esercizio dei flussi migratori e Quota 100 applicata a categorie che non hanno mai conosciuto l’usura lavorativa. Non sapendo come reperire danaro creano disparità tra i contribuenti, si accaniscono con i più deboli e con le categorie poco rappresentate. Un governo di dilettanti allo sbaraglio, presuntuosi, saccenti e animati  da quello spirito di pseudo giustizialismo che non è altro che invidia verso chi lavora e produce. Martedì 7 gennaio ad una intervista di Floris su La7 con contraddittorio del direttore de “il Giornale”, Sallustri, il ministro della Salute, On. Speranza, ha vantato il Governo che con questi provvedimenti sono stati reperiti più fondi alla Sanità, venendo pubblicamente meno al concetto che un maggiore prelievo fiscale, anche se ingiusto per taluni, deve generare diminuzione della tassazione non fantasticare ipotetici aumenti. Esiste uno Statuto del contribuente (Legge 27 luglio 2000, n. 212) che fissa in 60 giorni il limite di tempo che deve intercorrere tra l’approvazione delle modifiche in materia di adempimenti fiscali e la loro applicazione. E non è questo il caso visto che i paletti alla flat tax contenuti nella manovra hanno ottenuto il via libera finale dal Parlamento solo a dicembre, per entrare teoricamente in vigore pochi giorni dopo. L’Agenzia delle Entrate aveva già nel 2019 fatto slittare di un anno l’applicazione di un altro paletto alla flat tax, approvato sempre a fine anno, che escludeva dalla tassa piatta chi aveva quote di una Srl.

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