Pd, Madia all’attacco: “Sulla nomina a capogruppo una cooptazione mascherata”

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L’ex ministra: “Delrio si è trasformato da arbitro in promotore della candidatura Serracchiani”. La rivale: “Confrontiamoci senza retropensieri”. Delrio: ho solo espresso la mia opinione

Foto:Armando Dadi / AGF – Marianna Madia (AGF)

Con il confronto sulla futura capogruppo della Camera “si è ripiombati nel tradizionale gioco di accordi trasversali più o meno espliciti con il capogruppo uscente, da arbitro di una competizione da lui proposta, che si è fatto attivo promotore di una delle due candidate, trasformando ai miei occhi il confronto libero e trasparente che aveva indetto in una cooptazione mascherata”. E’ l’accusa che Marianna Madia, in corsa per la carica di capogruppo, mette nero su bianco in una lettera inviata ai deputati e alle deputate del Pd.

La lettera di Madia

 “Care colleghe, cari colleghi, la verità rende liberi”, si legge nella lettera: “E parlarci con chiarezza e trasparenza, senza bizantinismi, penso possa aiutare a riannodare il filo spezzato di una comunità democratica che e’ viva ed esigente con chi la rappresenta. Penso valga la pena insistere e provarci fino in fondo a cambiare in meglio il nostro partito. Abbiamo la fortuna di poterlo fare potendo contare su tantissime persone di grande valore. Vorrei agganciarmi a un punto di discussione del vademecum che il segretario Letta ha fatto distribuire nei circoli (volti e non maschere). Per questo vorrei raccontarvi come nasce la mia candidatura. Con Graziano Delrio, che ho sempre considerato persona di valore, ci legano anni di lavoro comune prima al Governo e poi in questa legislatura cosi’ complicata. E’ stato proprio lui, dopo aver accettato l’invito del nuovo segretario a fare un passo indietro, a chiedermi di mettermi in gioco con la mia candidatura insieme a quella della mia amica stimata Debora Serracchiani”, ricostruisce Madia.

“Un gioco di accordi trasversali”

“Sceglieva una via diversa da quella presa al Senato dove il capogruppo uscente Marcucci ha invitato senatrici e senatori a sottoscrivere unitariamente la candidatura di Simona Malpezzi. Alla Camera, dunque, si è presa un’altra strada. Senonché quello che poteva essere un confronto sano tra persone che si stimano si è subito trasformato in altro. Immediatamente si è ripiombati nel tradizionale gioco di accordi trasversali più o meno espliciti con il capogruppo uscente, da arbitro di una competizione da lui proposta, che si e’ fatto attivo promotore di una delle due candidate, trasformando ai miei occhi il confronto libero e trasparente che aveva indetto in una cooptazione mascherata. Sarebbe assolutamente legittimo farlo alla luce del sole”.

“Distanza tra forme e sostanza”

Per Madia, “Debora è una persona autorevole. Ma, ripeto, di cooptazione mascherata si tratta. Questa distanza tra forma e sostanza non è sana: non far seguire a ciò che diciamo il nostro comportamento penso sia una delle cause del perché non riusciamo più a esprimere la vocazione espansiva del nostro partito. Non posso negare il dispiacere umano per quello che si è verificato. Non e’ un problema solo di questo passaggio, ma più in generale di come si fa politica: grazie al segretario Enrico Letta ne discutiamo proprio in questi giorni nei circoli, dove i militanti si stanno confrontando con grande vitalità, sperando che il loro contributo non sia vanificato da una mancanza di radicalità nei comportamenti della classe dirigente. Aggiungo per concludere che la strada da fare e’ ancora lunga, anche rispetto al rapporto tra donne e potere. Quando il partito democratico ha espresso una delegazione di soli uomini al governo ho subito detto che per me non si trattava né di un tema legato alla quantità di posti ne’tantomeno alla necessità di costituire una corrente di sole donne. Il tema è solo e unicamente di leadership femminile. E la leadership non la si ottiene con un incarico, né tantomeno predicandola o pretendendola. Io penso che oggi la leadership femminile non possa dissociarsi dal combattere in ogni istante per colmare il vuoto democratico che ipocrisie e verità sottratte alla discussione stanno scavando verso, se non ci ribelliamo, un punto di non ritorno. La strada è ancora assai lunga, ma anche la determinazione per percorrerla. Comunque vada, sarà bello. Siamo persone libere. E da qui inizia una storia diversa”, conclude.

La replica di Serracchiani

Parla di “una situazione che vivo con assoluta serenità e in totale trasparenza, onorata anzi di competere con una collega come Marianna”, Debora Serracchiani in una lettera ai deputati Pd per rivendicare che “l’autonomia è stata la cifra della mia storia personale e politica, e anche quando sono stata accanto a qualcuno l’ho fatto lealmente, condividendo idee e mantenendo libertà di giudizio”.

“E a questo mio piccolo patrimonio tengo molto, perché autenticità e schiettezza sono miei valori che porto in dote al mio partito e offro ai miei colleghi deputati. Quindi spero che, se mai ombre o equivoci possano aver sfiorato Marianna, siano subito dissipati”, dice ancora riferendosi all’altra deputata Pd in lizza per la guida del gruppo a Montecitorio. “Confrontiamoci senza ipoteche e senza retropensieri sapendo che ognuna rappresenta se stessa e che ogni collega del gruppo deciderà in piena libertà”, esorta Serracchiani. 

Delrio: “Non ho invitato nessuno a non candidarsi”

“Per me e Letta la competizione non era un problema. Non ho invitato nessuno a candidarsi e nessuno a non farlo perché sarebbe stato poco rispettoso della libertà”, replica Graziano Delrio rispondendo alla lettera di Madia ai deputati Pd. “Ho espresso serenamente la mia opinione su cosa voterò a chi lo chiedeva dicendo comunque la stima per entrambe. Non ho fatto trattative anche perché direi di aver già fatto la mia parte”, aggiunge Delrio. “E forse di non meritare accuse di manovre non trasparenti o di potere visto che a quel potere ho voluto rinunciare lasciando immediatamente il mio incarico. Certe parole mi feriscono oltremodo perche’ non corrispondono alla realtà e perché vengono da persona che ho stimato sempre. Credo e spero che si tratti di amarezza e, mi sia consentito, la mia storia personale e politica parla per me”, conclude. AGI

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