Per Amnesty è vergognoso il silenzio dell’Ue sugli abusi subiti dai migranti in Libia 

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La Ong per i diritti umani accusa di “complicità” gli Stati europei esortandoli a sospendere la cooperazione con il Paese nordafricano

© TAHA JAWASHI / AFP – Un centro di detenzione alle porte di Tripoli

AGI – I “raccapriccianti abusi”, tra cui le violenze sessuali, compiuti sui migranti intercettati nel Mediterraneo e riportati con la forza nei centri di detenzione libici evidenziano le orribili conseguenze della cooperazione in corso tra Europa e Libia su immigrazione e controllo delle frontiere. Lo denuncia Amnesty International in un rapporto pubblicato oggi e in cui chiede esplicitamente all’Italia e agli altri Stati Ue di “sospendere la collaborazione” con Tripoli.

Le strutture a cui si fa riferimento sono Shara’ al-Zawiya a Tripoli e Al-Mabani; in quest’ultimo sono stati riportati oltre 7mila migranti nei primi sei mesi del 2021. In uno di questi centri, i sopravvissuti hanno raccontato che le guardie stupravano le donne e le costringevano ad avere rapporti sessuali in cambio di cibo o della loro libertà. 

Intanto, “le autorità libiche hanno promosso coloro che ragionevolmente erano sospettati di aver commesso tali violenze, il che comporta il rischio di vedere riprodurre gli stessi orrori”, ha dichiarato Diana Eltahawy, vice direttore di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa. 

La Ong per i diritti umani accusa di “complicità gli Stati europei che “hanno continuato in modo vergognoso ad assistere la Guardia costiera libica nel catturare persone in mare e nel riportarle con la forza nel passaggio infernale della detenzione in Libia, nonostante siano noti gli orrori che lì si perpetrano”.

Alla luce di questo, Amnesty chiede esplicitamente all’Italia e agli Stati Ue di “sospendere la cooperazione con la Libia” in materia di immigrazione e alle autorità libiche di “chiudere tutti i centri di detenzione immediatamente e interrompere la detenzione di migranti e rifugiati”.

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