Per Conte “non ha senso dividere l’Italia sul Mes”

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Dopo lo scontro tra M5s e Pd, il presidente del Consiglio smorza le polemiche: “Prematuro discutere di condizionalità, l’ultima parola spetta in ogni caso al Parlamento”. Franceschini: “Bene, chiudiamo la discussione interna”. Bonafede: “Piena fiducia nel premier”. Salvini: “Se le Camere non voteranno vuol dire che nascondono qualcosa”

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Francesco Fotia / AGF – Giuseppe Conte

Dopo lo scontro interno alla maggioranza, sul ricorso al fondo Salva-stati Mes, che ha visto i pentastellati accusare il Pd di “mettere in discussione la linea del governo e del presidente del Consiglio”, Giuseppe Conte interviene per frenare le polemiche, spiegando che al momento un dibattito divisivo sul tema è insensato, soprattutto perché le condizionalità, sulle quali al momento infuria il dibattito, non sono ancora note, il che rende ideologico qualsiasi discussione in materia. 

L’ultima parola spetta in ogni caso al Parlamento, chiarisce il premier, garantendo che si batterà contro ogni “clausola vessatoria”. Un chiarimento apprezzato da M5s, che tramite il guardasigilli Bonafede assicura “piena fiducia” al capo dell’esecutivo, e dal Pd, con Franceschini che invita a chiudere la discussione interna. 

No a rigide contrapposizioni tra tifoserie”

“Sul Mes sta lievitando un dibattito che rischia di dividere l’intera Italia secondo opposte tifoserie e rigide contrapposizioni”, scrive il presidente del Consiglio in un post su Facebook.

“La mia posizione è stata molto chiara sin dall’inizio”, aggiunge Conte. “Ad alcuni miei omologhi che, a fronte di questa emergenza, hanno pensato di affidare al Mes la risposta europea ho replicato: il Mes è un meccanismo inadeguato e anche insufficiente per reagire a questa sfida epocale. Ha un regolamento pensato per shock asimmetrici e per reagire a tensioni finanziarie riguardanti singoli Paesi. Adesso, invece, siamo di fronte al più grave shock economico affrontato dal dopoguerra ad oggi, che compromette fortemente il tessuto socio-economico europeo. Occorre una risposta forte, unitaria, tempestiva”, sottolinea ancora il presidente del Consiglio.

“Insieme ad altri otto Paesi Membri abbiamo lanciato una sfida ambiziosa all’Europa invitandola a introdurre nuovi strumenti per affrontare e superare al più presto questa crisi. In ogni caso alcuni di questi Paesi, che hanno condiviso questa nostra impostazione, sono dichiaratamente interessati anche al Mes, purché non abbia le rigide condizionalità applicate in altre circostanze, ma solo la condizione che l’utilizzo del finanziamento sia per far fronte alle spese sanitarie dirette e indirette”, spiega Conte. 

“Eventuali condizionalità le valuteremo alla fine”

“Il dibattito in Italia è proprio su queste condizionalità”, prosegue il presidente del Consiglio, “alcuni sostengono che esiste il rischio che rimangano le tradizionali condizionalità macroeconomiche, altri ritengono che, pur se non previste nella prima fase, alcune condizionalità potrebbero essere inserite in un secondo tempo, altri ancora prevedono che si arriverà a cancellare tutte le condizionalità ad eccezione del vincolo di destinazione per le spese di cura e di prevenzione del contagio”, sottolinea ancora Conte. “All’ultima riunione dell’Eurogruppo e’ stato compiuto un deciso passo avanti perché nel paragrafo corrispondente è richiamata espressamente la sola condizione dell’utilizzo del finanziamento per le spese sanitarie e di prevenzione, dirette e indirette”. 

“Vorrei chiarire, però, che discutere adesso se vi saranno o meno altre condizioni oltre a quelle delle spese sanitarie e valutare adesso se all’Italia converrà o meno attivare questa nuova linea di credito significa logorarsi in un dibattito meramente astratto e schematico”, prosegue Conte, “bisognerà attendere prima di valutare se questa nuova linea di credito sarà collegata a meccanismi e procedure diversi da quelli originari. Se questo nuovo strumento finanziario presenterà caratteristiche effettivamente differenti dal Mes, per come finora utilizzato”.

“L’ultima parola spetta comunque al Parlamento”

“Se vi saranno condizionalità o meno” sul Mes “lo giudicheremo alla fine”, scrive il presidente del Consigliosu Facebook sottolineando che, in ogni caso, “l’ultima parola spetterà al Parlamento”.

Il premier spiega, infatti, che “quando saranno concretamente elaborati il term sheet (contenente le principali caratteristiche del nuovo strumento), i terms of reference (che definiranno termini e condizioni della linea di credito) e, infine, il Financial Facility Agreement, le condizioni di contratto che verranno predisposte per erogare i singoli finanziamenti. Solo allora potremo valutare se questa nuova linea di credito pone condizioni, quali condizioni pone, e solo allora potremo discutere se quel regolamento è conforme al nostro interesse nazionale. E questa discussione dovrà avvenire in modo pubblico e trasparente, dinanzi al Parlamento, al quale spetterà l’ultima parola”, rimarca Conte.

“Mi batterò perché non ci siano clausole vessatorie”

“Prima di allora potremo disquisire per giorni e settimane, ma inutilmente”, avverte ancora il premier: “Per comprendere questo punto, basta tenere presente l’esperienza che molti cittadini fanno quando chiedono un finanziamento a una banca. Negli incontri preliminari, il funzionario illustra genericamente le condizioni del finanziamento, ma quelle che valgono sono le condizioni generali e le clausole inserite nel concreto contratto di finanziamento”.

“Io, e qui parlo da Presidente del Consiglio e da avvocato, prima di dire se un finanziamento conviene o meno al mio Paese voglio prima battermi perché non abbia, in linea di principio, condizioni vessatorie di alcun tipo”, conclude Conte, “dopodiché voglio leggere e studiare con attenzione il regolamento contrattuale che condiziona l’erogazione delle somme. Solo allora mi sentirò sicuro di poter esprimere, agli occhi del Paese, una valutazione compiuta e avveduta”, aggiunge. 

Franceschini: “Parole ragionevoli e condivisibili”

“Mi paiono ragionevoli e condivisibili le parole del Presidente Conte”. Così il ministro per i Beni e le attività Culturali e per il turismo, Dario Franceschini, capodelegazione Pd al governo.

“Non è il tempo di posizioni pregiudiziali ma occorre sostenere la posizione italiana su mezzi e risorse della Ue per affrontare l’emergenza. Tra questi verificheremo se ci sarà la conferma di uno strumento, Mes o come verrà chiamato, senza condizionalità per affrontare la spesa sanitaria. Ora si può utilmente chiudere questa discussione interna e aspettare le conclusioni del Consiglio Europeo”, aggiunge.

Bonafede: “Piena fiducia nel premier”

“Nei confronti del presidente del Consiglio c’è piena fiducia da parte del Movimento 5 Stelle”. Lo scrive il capo delegazione M5s al governo e ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, su Facebook.

“Nel prossimo Consiglio europeo la maggioranza dovrà adottare una linea compatta se vorrà riuscire nella difficile trattativa in Europa. Il lavoro di squadra è stato e continuerà ad essere fondamentale nell’affrontare l’emergenza Coronavirus”, sottolinea il Guardasigilli.

Salvini: “viviamo in una democrazia sospesa”

“Abbiamo chiesto che il governo venga in Aula prima di andare a Bruxelles per riferire quello che vuole fare tenendo conto degli indirizzi del Parlamento. Sapete cosa ci hanno risposto? Che non si vota niente. Viene Conte a parlare e non si vota niente. Lo richiederemo domani in Senato. Speriamo che Conte rimanga di questo parere” contrario all’uso del Mes, ma “se non ci fosse questo voto vorrebbe dire che qualcuno ha qualcosa da nascondere”, afferma il segretario leghista Matteo Salvini, in diretta Facebook.

“Io sul Mes non ho cambiato idea, ritengo che l’Italia sia l’italia e non debba essere vincolata a qualcuno che con un click decide di far saltare le sue aziende. Per avere poco oggi rischiamo di ammanettare i nostri figli a vincoli e pagare per i prossimi anni a venire per questa scelta”, ha continuato, “viviamo in una democrazia sospesa e in un regime informativo”, ha sostenuto.

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