Per la partita del Quirinale occhi puntati sui ‘cani sciolti’ in Parlamento

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Il ‘peso’ dei parlamentari non iscritti ad alcuna componente si aggira attorno a un’ottantina di voti. I grandi elettori dei partiti che fanno riferimento all’area di centro, sommati tra Camera e Senato, sono ugualmente più di un’ottantina 

© Armando Dadi / AGF 
– Il momento dell’elezione di Sergio Mattarella nuovo presidente della Repubblica  

Un ‘tesoretto’ di oltre 100 voti che centrodestra e centrosinistra devono ambire ad accaparrarsi per poter blindare il proprio nome da eleggere al Colle più alto. 

 

I grandi elettori dei partiti che fanno riferimento all’area di centro, sommati tra Camera e Senato, sono più di un’ottantina. E si candidano a diventare l’ago della bilancia della partita per il Quirinale, che entrerà nel vivo a gennaio.

Ma non sono gli unici ‘attenzionati’ dai due schieramenti: preoccupano, infatti, i cosiddetti ‘cani sciolti’, ovvero i deputati e senatori del gruppo Misto e, in particolare, i parlamentari non iscritti ad alcuna componente. Il loro ‘peso’ si aggira attorno a un’altra ottantina di voti.

Voti definiti ‘ingovernabili’, in quanto si tratta di parlamentari, per la maggior parte fuoriusciti o espulsi dal Movimento 5 stelle nel corso della legislatura, che non rispondono a logiche partitiche o a linee dettate dai leader. Insomma, un pacchetto di voti di difficile gestione e dalle scelte imprevedibili.

Il pallottoliere parla chiaro: nelle prime tre votazioni per eleggere il nuovo presidente della Repubblica occorre la maggioranza dei due terzi degli aventi diritto al voto, 1.008 grandi elettori, pari a 672 voti.

Numeri che nessuno schieramento – nè il centrodestra, nè tantomeno il centrosinistra compreso il Movimento 5 stelle – può garantire da solo.

E allora, salvo sorprese (come ad esempio la convergenza della stragrande maggioranza degli eletti su un nome condiviso, come è avvenuto finora solo nei casi di Cossiga nel 1985 e nel 1999 con Ciampi, che furono eletti al primo scrutinio) i ‘giochi’ si decideranno dalla quarta votazione in poi, quando l’asticella scende e per eleggere il successore di Mattarella basterà la maggioranza assoluta, pari a 505 voti. Ma anche in questo caso determinante sarà ‘aggiudicarsi’ il pacchetto di voti in mano al centro o al ‘gruppone’ degli ‘ingovernabili.

Esclusi i delegati regionali (che sono 58), il centrodestra (Forza Italia, FdI e Lega), sulla carta può contare su 400-450 voti.

Il centrosinistra (Pd, Leu, M5s) può invece contare su 410-420 voti. Ed ecco che entrano in gioco i voti dei centristi: Italia viva dispone di 16 senatori e 27 deputati; Coraggio Italia alla Camera conta 24 deputati; Azione-+Europa ha 2 senatori e 3 deputati: Idea-Cambiamo sono 7 senatori e, infine, Noi con l’Italia conta 5 deputati. Per un totale di 84 voti.

Più ampio il bacino di voti del gruppone dei cosiddetti ‘cani sciolti’: al Senato il Misto conta 47 componenti, di cui 23 non iscritti ad alcuna componente (per lo più si tratta di ex M5s); poi ci sono i 2 senatori del Maie, i 3 di Italexit di Paragone, 1 di Italia dei valori e 1 di Potere al popolo.

Alla Camera il gruppo Misto è composto da 66 deputati, di cui 14 di L’alternativa C’è, componente che si colloca all’opposizione del governo Draghi e formata per la maggioranza da ex M5s; Maie-Facciamo Eco conta 8 deputati, 26 i non iscritti ad alcuna componente, per un totale di circa 80 voti. 

 

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