Perchè Marc Innaro lascia la sede Rai di Mosca?

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La Rai silura Marc Innaro? E’ ufficiale, volto noto a tutti gli spettatori del tiggì dalla Russia abbandonerà tra qualche settimana Mosca per tornare al Cairo, dove era già stato in servizio per dieci anni, dal 2004 al 2014, testimone delle rivolte delle primavere arabe ma pure la fine del regime di Gheddafi in Libia. Andrà a sostituire Giuseppe Bonavolontà, che si ritirerà in pensione. Al suo posto a Mosca potrebbe finire l’inviato del Tg1 Alessandro Cassieri. Dubbi attorno al caso.

Napoletano, classe 1961, laureato in Lingue e Letterature straniere, dal 1990 membro della redazione della Rai, dapprima come collaboratore del Giornale Radio e quindi corrispondente da Mosca per i servizi giornalistici, radiofonici e televisivi. Nei primi anni del Duemila, passa a Gerusalemme, per tre anni, dopodiché a Il Cairo, ancora come corrispondente. Tornato a Mosca nel 2014, assume lo stesso incarico come referente per tutti i Paesi della Comunità degli Stati Indipendenti, per divenire, nel 2015, responsabile dell’ufficio di corrispondenza in qualità di Capo redattore. Da allora, fino ad oggi, è stato l’indiscutibile volto ufficiale della televisione di stato italiana dalla capitale ex sovietica.

il Fatto Quotidiano, il quotidiano italiano fondato nel 2009 da Marco Travaglio, Peter Gomez, Marco Lillo, Bruno Tinti e Antonio Padellaro, il quale fu direttore alla fondazione del giornale, ora sostituito da Marco Travaglio (versione cartacea) e Peter Gomez (versione online), riporta la notizia non senza una vena polemica, alludendo al fatto che in questo giro di valzer di corrispondenti voluto dall’ad Rai, Carlo Fuortes, che vede pure coinvolto Innaro, si intraveda un dettaglio forse soltanto curioso: anche il suo nome era finito cosiddette liste di proscrizione dei putiniani d’Italia in tv, di cui si era interessata la stampa nelle scorse settimane.

Di fatto, durante un collegamento con Tg2 Post, a fine dello scorso febbraio, il giornalista aveva dichiarato che «dopo il crollo dell’Unione Sovietica chi si è allargato non è stata la Russia. È stata la Nato». Da allora, il Tg1 ha cessato di utilizzare i suoi servizi e la sua firma da Mosca e solamente Tg2, Tg3, RaiNews e Giornale Radio hanno continuato ad affidarsi a lui per collegamenti video.

Secondo ancora quanto riporta il quotidiano, l’interessato avrebbe accettato il trasferimento come un normale avvicendamento. Tuttavia, come spesso accade nel caso di nomi eccellenti, difficile stabilire quanto a ricorrere sia semplicemente il caso, la combinazione, la fatalità. Talora le troppe coincidenze rendono complicato ricondurre il tutto alla casualità.

 

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