Povera Calabria

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Con tutti i fari puntati sull’Emilia-Romagna, roccaforte rossa da più di settantanni che si apprestava a diventare verde risvegliando le più dormienti anime del centrosinistra dal loro torpore politico, nessuno si è ricordato che a giocarsi le proprie sorti era anche la regione Calabria.

Ha vinto Jole Saltelli, chi è direbbe qualcuno, contro lo sfidante di centrosinistra Pippo Callipo, chi è direbbe qualcuno, quello del tonno direbbe un altro. La Calabria ha giocato una sfida basata sull’invisibilità dei candidati, della campagna elettorale, della politica. Una regione stremata dai problemi e da un’amministrazione inefficiente che continua a non essere un terreno appetibile per nessuno dei big della politica nazionale.

L’unico momento di visibilità della campagna elettorale calabrese è stata la battuta sessista di Silvio Berlusconi alla candidata vincitrice che non ha detto nulla e che ha risposto con una risata (spero amara). Nessun cronista è intervenuto e nessuno si è indignato per una semplice frase ma che aveva un significato politico pesante.

Una regione che ha giocato la sua partita elettorale all’insegna della mancanza di interesse nazionale, partitico ed elettorale, con un’affluenza al 44%, indicativo che più di un elettore su due non è andato a votare. Neanche i cittadini della Calabria hanno capito qual era la posta in gioco reagendo con la stessa indifferenza che i media e la politica nazionale ha riservato a questo territorio.

Tutti a gioire per l’Emilia-Romagna, ma la grande sconfitta è quella di una politica che si dimentica che tutti i territori sono importanti per il futuro di un’Italia che (ricordo) è uno stato unitario che è forte se le singole realtà lo sono. Questa disfatta è un po’ quella di tutto il Sud, di una porzione del nostro Bel Paese che continua a non essere un problema per nessuno, forse poco remunerativo a livello mediatico e troppo difficile da affrontare. E allora la soluzione continua ad essere quella di lasciare tutto com’è, tra incompetenza e menefreghismo perché alla fine, c’è sempre bisogno di una ruota di scorta che funge da ‘discarica’ di tutti i problemi, di una zona franca spendibile in base ad ogni evenienza.

Di Sara Carullo

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