“Pronti a cooperare con l’Italia nella crisi del Covid-19”. Parla l’ambasciatore iraniano

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“Pronti a cooperare con l’Italia nella crisi del Covid-19”. Parla l’ambasciatore iraniano

Hamid Bayat chiede a Roma di aderire al sistema Instex, lanciato da Frangia, Germania e Regno Unito per aggirare le sanzioni introdotte dagli Usa e torna a chiedere alla comunità internazionale di non rispettarle

 
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iran coronavirus intervista ambasciatore

L’ambasciatore iraniano Hamid Bayat

 

L’Iran è pronto a “cooperare con l’Italia nella gestione della crisi” causata dal Covid-19 e torna a chiedere alla comunità internazionale di “non rispettare le sanzioni Usa” – che “stanno ostacolando persino l’acquisto di medicinali” per la lotta al nuovo coronavirus – e allo stesso tempo lancia un nuovo appello a Roma, affinché aderisca al sistema Instex, lanciato da Francia, Germania e Regno Unito (E3) e attraverso il quale è stata effettuata la prima transazione per esportare materiale sanitario all’Iran, nonostante le misure punitive reintrodotte dagli Usa dopo il loro ritiro dall’accordo sul nucleare (Jcpoa). A parlarne, in un’intervista scritta all’AGI, è l’ambasciatore della Repubblica islamica in Italia, Hamid Bayat, il quale fa anche il punto dell’epidemia nel Paese, il più colpito in Medio Oriente, dove però le autorità registrano un “trend relativamente stabile”, con un calo dei nuovi infetti. Finora in Iran sono stati registrati 4.585 decessi e 73.303 casi di contagio. 

 
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Ambasciatore, l’Iran è accusato di non comunicare le reali dimensioni dell’epidemia. Sono uscite foto satellitari di presunte fosse comuni per i deceduti da Covid-19, il direttore delle emergenze dell’Oms nella regione, Rick Brennan, parla di dati molto sottostimati. L’Iran ha messo in quarantena le persone, ma non le città focolaio. Si è sbagliato qualcosa nella gestione di questa crisi? 

Sfortunatamente, c’è una campagna di false notizie e disinformazione contro la Repubblica islamica dell’Iran riguardo alla gestione della crisi da Coronavirus. Dallo scoppio del Covid 19, il sistema sanitario iraniano ha compiuto incessanti sforzi per contrastare il virus e controllarlo seriamente e ai massimi livelli. Infatti, i rappresentanti dell’Organizzazione mondiale della Sanità nelle loro regolari visite in Iran, hanno ripetutamente lodato gli sforzi del Paese per combattere la malattia ed il contenimento della sua diffusione fuori dai suoi confini. Nella prima fase della lotta contro l’ epidemia, i responsabili sanitari iraniani hanno attivato il piano di mobilitazione nazionale, durante il quale sono stati monitorate oltre milioni di persone. Un numero significativo di individui con sintomi e nella fase iniziale della malattia sono stati identificati e isolati portando cosi ad una diminuzione del numero di accessi agli ospedali. Come annunciato dal ministro della Sanità iraniano, dal 7 aprile 2020, il Paese è entrato nella seconda fase del Piano nazionale di contrasto al coronavirus, che mira a realizzare il distanziamento intelligente, dopo l’implementazione del distanziamento sociale.

Allo stato attuale, per via delle misure adottate e degli incessanti sforzi dei medici e del personale sanitario iraniani e dell’ammirevole collaborazione della popolazione, le statistiche mostrano che dal 30 marzo al 6 aprile, la curva del contagio registra una lieve decrescita. Questa diminuzione è dovuta a condizioni simili alla quarantena, verificatesi durante le vacanze del Capodanno persiano. Certamente, ci sono alcune preoccupazioni riguardo ai prossimi giorni e alla riapertura di alcune attività essenziali. Ma come ha sottolineato il Presidente Hassan Rohani, questa riapertura sarà graduale e legata a quelle attività a basso rischio che vengono attentamente monitorate dal Ministero della Sanità, osservando linee guida e protocolli sanitari. Quindi restare a casa è ancora un principio guida per chi prende le decisioni.

Sullo sfondo della pandemia, l’Iran ha lanciato una campagna internazionale per chiedere di cancellare le sanzioni Usa o non rispettarle. Perché c’è stato bisogno di questo appello, visto che le sanzioni dovrebbero escludere già tutti gli aiuti umanitari?

Le dichiarazioni delle autorità americane, secondo cui gli aiuti umanitari e le medicine non sono inclusi nelle sanzioni, sono infondate e pretestuose. Poiché a causa delle loro azioni minacciose, non esiste praticamente alcun modo per il commercio di tali beni con l’Iran. Indubbiamente, l’acquisto di medicine e attrezzature mediche e altri beni umanitari, come altri articoli commerciali, richiede risorse finanziarie sufficienti e un canale bancario operativo per trasferire i fondi. Da un lato, gli Stati Uniti hanno minacciato direttamente le banche di astenersi da qualsiasi transazione bancaria con l’Iran, e dall’altro, a seguito delle sanzioni ingiuste e unilaterali, le esportazioni iraniane di petrolio , in particolare verso i paesi europei, si sono fermate e molti ostacoli sono sorti per l’accesso dell’Iran alle sue risorse finanziarie all’estero. Tutto questo ha reso inaccessibile all’ Iran il commercio dei beni umanitari finanche con  risorse proprie .

Il regime americano, con egoismo e una mancata  comprensione della gravità della situazione attuale, ha rafforzato la sua politica di ostilità e “massima pressione”, che oggi è rivolta contro l’umanità, ad un livello senza precedenti, che di fatto ha aggiunto una forma di terrorismo sanitario al già esistente terrorismo economico contro l’Iran. Nessuno al mondo ormai accetta più le falsità degli Usa, che mentono al mondo e le loro falsità  ​​più ovvie sono state e sono contro la Repubblica islamica dell’Iran. La revoca delle sanzioni oggi non è solo una richiesta legittima dell’Iran, ma anche di un gran numero di personalità nel mondo  e persino americane  che scrivono a Donald Trump e lo esortano a revocare le sanzioni contro l’Iran ed altri paesi per superare l’attuale complesso momento. Finora l’amministrazione Trump non ha risposto a queste richieste, il che è un ulteriore prova dell’atteggiamento disumano di questa amministrazione nei confronti dell’Iran e della sua inosservanza totale dei diritti umani.

Il coronavirus sta infliggendo danni pesanti al mondo e nessun paese è al riparo. La nostra minima aspettativa nei confronti della comunità internazionale è che in questa difficile situazione, non vengano ossequiate ciecamente le sanzioni unilaterali ed arbitrarie degli Usa,  bensì venga aiutato l’Iran ad avere accesso alle sue risorse per far fronte alle conseguenze del Covid-19.  

L’Iran chiede aiuto ma poi rifiuta il soccorso degli Usa e anche di una realtà come Medici senza frontiere (Msf), a cui è stato rifiutato di mandare aiuti nel vostro Paese. Perché? 

L’Iran non ha mai rifiutato le attrezzature di cui aveva bisogno. Sulla questione dell’organizzazione “Medici senza frontiere” , l’Iran pur grato del loro impegno e interessamento, non ha accettato la costruzione di un ospedale da campo, perché non ne aveva davvero bisogno, ma ha accettato le attrezzature inviate da questa organizzazione ed è pronto ad accettare medicine e presidi medici. L’Iran si avvale di un sistema medico sanitario di altissimo livello mondiale ed è persino una delle destinazioni del turismo sanitario nell’Asia occidentale. D’altra parte, varie istituzioni iraniane possono ed hanno esperienza di allestimento di ospedali da campo: la costruzione di un ospedale da 2.000 letti da parte dell’esercito iraniano  in 48 ore ne è l’ultimo esempio.

Per quanto riguarda gli aiuti americani, quel Paese non ha mai aiutato l’Iran e le stesse autorità statunitensi lo riconoscono. L’Iran non ha chiesto e non chiederà aiuto agli Stati Uniti riguardo al coronavirus, perché non abbiamo bisogno dell’aiuto di un governo che ha lanciato il terrorismo economico e il terrorismo sanitario contro il popolo iraniano. Questa è ipocrisia. Le parole e le azioni americane devono essere coerenti. Non si può impedire a un Paese di accedere a forniture mediche, medicine e cibo e allo stesso tempo dichiarare di essere pronto ad aiutarlo. Sarebbe meglio che Washington prima si occupasse delle esigenze degli americani, incluso fornire il personale ospedaliero di maschere e guanti. Se sono veramente onesti sull’Iran, dovrebbero revocare le sanzioni oppressive, perché il mio Paese è in grado di soddisfare i suoi bisogni con le proprie risorse.

A che punto è la richiesta di Teheran al Fondo monetario internazionale (Fmi) di accedere ad un prestito di emergenza di 5 miliardi di dollari per l’acquisto di beni essenziali alla lotta al Covid-19? 

In seguito allo scoppio del coronavirus, molti Paesi in tutto il mondo hanno chiesto aiuto al Fmi per combattere l’epidemia. L’Iran, in quanto membro fondatore del Fondo e Paese colpito dal virus, per il tramite del suo Ministero dell’Economia ha chiesto , come è suo diritto, un prestito di emergenza di 5 miliardi di dollari per risolvere i problemi causati dall’epidemia. La nostra richiesta è stata sostenuta da molti paesi e sono in corso consultazioni. Se alcuni governi non agiscono in maniera discriminatoria, questo prestito di emergenza deve essere concesso anche all’Iran. Un portavoce del dipartimento di Stato ha recentemente dichiarato che gli Stati Uniti si oppongono al prestito. Ha cercato di giustificare spudoratamente la politica della massima pressione sul popolo iraniano, sollevando assurde questioni e accuse infondate. L’opposizione di Washington alla richiesta di prestito dell’Iran è un altro chiaro esempio del trattamento feroce del regime americano nei confronti del popolo iraniano.

Francia Germania e Regno Unito hanno annunciato da poco di aver condotto con successo la prima transazione via Instex, per esportare materiale sanitario all’Iran. Come giudica il fatto che l’Italia non abbia ancora aderito al meccanismo Instex? 

L’Iran accoglie con favore qualsiasi azione bancaria che limiti il​​ controllo degli Stati Uniti sui trasferimenti finanziari internazionali. Instex è uno di questi meccanismi che è importante non solo per l’Iran, ma anche per i Paesi danneggiati dall’abuso americano dell’attuale sistema finanziario internazionale. Mentre l’Iran accoglie favorevolmente l’opportunità creata da questo meccanismo e l’apertura di qualsiasi finestra per ridurre la pressione delle sanzioni e favorire la prosecuzione degli scambi con i paesi europei, ma non la considera sufficiente. È stato il preludio all’adempimento degli altri obblighi delle parti europee.

Instex non è progettato per il trasferimento una tantum. Pertanto, se ci sono risorse finanziarie, questo meccanismo è in grado di effettuare trasferimenti e dare luogo ai flussi di scambi tra l’Iran e l’Europa. Tuttavia, il rafforzamento di questo meccanismo richiede l’ingresso di altri Paesi e l’iniezione di nuove risorse finanziarie. È ovvio che se l’Iran non esporta in Europa, in particolare il petrolio e i suoi derivati, non è possibile fare previsioni sul futuro e i progressi di questo meccanismo .

L’Italia, essendo uno dei Paesi più influenti dell’Unione Europea e uno dei principali partner commerciali dell’Iran, può trarre vantaggio da questo meccanismo finanziario per sviluppare relazioni commerciali e aiutare le proprie piccole e medie imprese. Dato che le società italiane hanno ottenuto enormi profitti dal commercio con l’Iran dopo la firma del Jcpoa, sembra che l’opportunità di Instex e di ampliare il suo ambito di attività e risorse, possa spianare la strada alla promozione del commercio delle società italiane con l’Iran. È importante notare che le sanzioni statunitensi non hanno solo inflitto un colpo economico all’Iran, ma anche molte società italiane hanno subito ingenti perdite finanziarie a seguito delle sanzioni: Instex potrebbe  compensare una parte significativa di tali perdite.

Italia e Iran sono stati tra i Paesi più colpiti dal coronavirus, c’è stata comunicazione tra i governi e le autorità sanitarie in queste settimane, per consultazioni sulla gestione della crisi? 

Nelle ultime settimane, l’Iran e l’Italia sono stati fortemente coinvolti nella lotta contro il coronavirus e hanno sofferto molto. Ci sono stati scambi di opinioni e consultazioni tra le parti. Il ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, ha parlato telefonicamente con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, per discutere della lotta contro il coronavirus. Anche il sindaco di Teheran ha tenuto una videoconferenza con quello di Roma, Virginia Raggi, sulle modalità di contrasto al Covid-19. Il governo italiano ha fornito assistenza all’Iran attraverso le organizzazioni internazionali. Il ministero della Sanità iraniano ha annunciato la sua disponibilità a cooperare con la parte italiana nella gestione della crisi. Di recente anche i dipartimenti di ricerca iraniani, che hanno fatto passi importanti nella lotta contro l’epidemia, hanno annunciato la loro disponibilità a collaborare  con le controparti italiane.

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