Putin in Iran rilancia le alleanze contro la politica sanzionatoria dell’Occidente

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Quella di Mosca con Teheran e Ankara è tutt’altro che un’amicizia dalle prospettive solide: Turchia e Russia sono schierati su fronti opposti in Siria e in Libia mentre l’Iran è in competizione con la Russia nei mercati energetici globali.

di Marta Allevato

© Grigory SYSOYEV / SPUTNIK / AFP
– Vladimir Putin a Tehran

 

AGI – Il presidente russo, Vladimir Putin, ha utilizzato il suo primo viaggio fuori dall’ex Unione Sovietica da quando ha lanciato la cosiddetta “operazione speciale” in Ucraina il 24 febbraio, per tenere colloqui a Teheran con la Guida suprema, Ali Khamenei, il presidente Ebrahim Raisi, e il leader turco, Tayyip Recep Erdogan, ribadendo così il messaggio che Mosca non è isolata nonostante lo scontro aperto con l’Occidente.

A Teheran, Putin ha certificato i “passi avanti” compiuti grazie alla mediazione di Ankara per sbloccare l’export di grano ucraino dai porti sul Mar Nero e con la leadership della Repubblica islamica ha, invece, esibito legami sempre più stretti di fonte alle pressioni americane, condivise da entrambi i Paesi.

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© Sergei Savostyanov / SPUTNIK / AFP

Vladimir Putin, Ebrahim Raisi e Recep Tayyip Erdogan

Giornali russi come il popolare Komsomolskaya Pravda (KP) hanno presentato la visita proprio sullo sfondo dello scontro con Usa e Ue, tracciando paragoni azzardati con la conferenza di Teheran, in cui nel 1943, durante la Seconda guerra mondiale, si incontrano Franklin Delano Roosevelt, presidente degli Stati Uniti, Winston Churchill, primo ministro britannico e Stalin, a capo dell’Urss; in agenda vi era l’organizzazione militare dello sbarco in Normandia e l’assetto dell’Europa dopo la fine del conflitto.

“I politologi hanno già definito ‘storica’ la visita di Vladimir Putin a Teheran. Dopotutto, l’Iran può diventare un partner strategico di Mosca”, ha avvertito KP.

Il viaggio di Putin, pochi giorni dopo la visita del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in Israele e Arabia Saudita, invia un forte messaggio all’Occidente sui piani del Cremlino di stringere legami strategici più stretti con Iran, Cina e India per fronteggiare la politica sanzionatoria occidentale.

“Il contatto con Khamenei è molto importante”, ha spiegato Yuri Ushakov, consigliere diplomatico del Cremlino prima della visita, “sulla maggior parte delle questioni, le nostre posizioni sono vicine o identiche”.

Mosca e Teheran hanno firmato, nel contesto della missione di Putin, diversi accordi nel campo della cooperazione tecnico-militare, l’agricoltura, l’energia nucleare, il settore informatico, lo Spazio e la sicurezza.

Dal Cremlino hanno fatto sapere che non è stato mai sollevato il tema della fornitura di droni iraniani a Mosca, su cui aveva messo in guardia nei giorni scorsi il Pentagono.

Una parte considerevole del lavoro con la Repubblica islamica era stata svolta mentre l’IL-96 presidenziale era ancora in volo: per questo, il vice primo ministro Aleksander Novak e Ushakov erano volati a Teheran già ieri. “Putin non viaggia all’estero con promesse e dichiarazioni generiche di dialogo”, ha scritto KP, “ma ci sono sempre accordi concreti”.

Il gigante energetico russo Gazprom, per esempio, ha firmato un nuovo memorandum d’intesa del valore di 40 milioni di dollari con la compagnia petrolifera statale iraniana, Nioc, e dopo l’incontro con Raisi, Putin ha affermato che le relazioni tra Iran e Russia “si stanno sviluppando a un buon ritmo”.

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© Sergei Savostyanov / SPUTNIK / AFP

Il trilaterale tra Russia, Iran e Turchia a Teheran

Da parte sua Khamenei ha chiesto una cooperazione a lungo termine tra Iran e Russia, dicendo a Putin che i due Paesi devono rimanere “vigili contro l’inganno occidentale”.

Secondo la Guida Suprema, il leader di Mosca ha assicurato che “manterrà la sua indipendenza” dagli Stati Uniti e ha invitato a usare nei loro scambi commerciali le rispettive valute nazionali. “Il dollaro deve essere  gradualmente eliminato dal commercio globale”, ha detto Khamenei.

La missione iraniana era, però, ufficialmente motivata dal trilaterale tra Putin, Erdogan e Raisi nel formato Astana sulla Siria. I tre presidenti hanno valutato gli sforzi per ridurre la violenza in Siria, dove Ankara ha intimato l’avvio di un’operazione militare per estendere il raggio delle ‘safe zone’ lungo il confine settentrionale del Paese, a cui sia Mosca che Teheran si oppongono.

“Mantenere l’integrità territoriale della Siria è molto importante e qualsiasi attacco militare nel Nord della Siria danneggerà sicuramente la Turchia, la Siria e l’intera regione e andrà a beneficio dei terroristi”, ha detto Khamenei a Erdogan prima del trilaterale.

“Riaffermiamo l’impegno a rafforzare la cooperazione trilaterale tra Russia, Iran e Turchia nell’interesse del raggiungimento di una normalizzazione sostenibile della situazione in Siria”; si legge nella dichiarazione congiunta finale.

Nell’incontro più atteso, il faccia a faccia di Putin con Erdogan – il primo bilaterale del presidente russo con il leader di un Paese Nato dal 24 febbraio – i due leader si sono concentrati sul piano per far ripartire le esportazioni di grano ucraine, sbloccando forniture vitali per sfamare milioni di persone soprattutto in Africa e Medio Oriente. Russia, Ucraina, Turchia e Nazioni Unite dovrebbero firmare un accordo entro questa settimana, volto a riprendere il trasporto di grano dall’Ucraina attraverso il Mar Nero, ma da Teheran non sono emersi nuovi dettagli.

“Non tutte le questioni sull’esportazione del grano ucraino dai porti del Mar Nero sono state ancora risolte, ma il fatto che ci sia movimento è già positivo”, ha detto Putin, ringraziando Erdogan per “i progressi” compiuti.

“Nell’ultimo incontro avvenuto a Istanbul (la scorsa settimana) l’approccio della delegazione russa è stato assolutamente positivo. Spero che il nostro incontro porti dei frutti”, ha detto da parte sua Erdogan. I due leader si erano incontrati l’ultima volta a Sochi a fine settembre 2021.

In Occidente Mosca ha raggiunto di fatto lo status di paria dopo l’operazione in Ucraina, ma il Cremlino è desideroso di dimostrare che le sanzioni internazionali non sono riuscite a isolare il Paese più grande del mondo e che alcuni dei suoi amici sono rimasti al suo fianco.

Ma quella di Mosca con Teheran e Ankara è tutt’altro che un’amicizia dalle prospettive solide: Turchia e Russia sono schierati su fronti opposti in Siria e in Libia; sono in competizione per l’influenza nel Caucaso meridionale e i droni da combattimento turchi sono in dotazione all’esercito di Kiev.

Per quanto riguarda l‘Iran, è in competizione con la Russia nei mercati energetici globali e spesso, neppure troppo di nascosto, a Teheran si sono lamentati della scarsa collaborazione di Mosca per la riuscita dei negoziati di Vienna sulla ripristino dell’accordo sul nucleare.

Russia, Turchia e Iran hanno alcuni interessi comuni, ma secondo molti analisti non sono ancora una base solida per un’alleanza duratura. La Casa Bianca non ha esitato a commentare che il viaggio di Putin in Irina dimostra “quanto sia isolata la Russia”.

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