Recovery: Draghi, ‘no ritardi o miopi visioni di parte, credo nel mio paese’

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“La buona riuscita del Piano – rimarca il presidente del Consiglio – richiede uno sforzo corale delle diverse istituzioni coinvolte e un dialogo aperto e costruttivo”. Tra gli obiettivi che l’Italia dovrà centrare. Innanzitutto “riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica”.  Poi elenca i numeri di una tragedia che “ci ha colpito più dei nostri vicini europei”. Quasi 120.000 morti per il Covid-19, “a cui si aggiungono i tanti mai registrati”. Il Pil crollato dell’8,9% nel 2020, l’occupazione scesa del 2,8%, con i giovani e le donne che hanno pagato il prezzo più alto a questa crisi. E l’Italia che ne esce impoverita, drammaticamente. “Tra il 2005 e il 2019 – indica il premier – il numero di persone sotto la soglia di povertà assoluta è salito dal 3,3 al 7,7%, per poi aumentare fino al 9,4% nel 2020”. Il Recovery plan offre un’opportunità, affrontare “alcune debolezze che affliggono la nostra economia e la nostra società da decenni: i perduranti divari territoriali, le disparità di genere, la debole crescita della produttività e il basso investimento in capitale umano e fisico. Infine, le risorse del Piano contribuiscono a dare impulso a una compiuta transizione ecologica”. E qui, l’accento sulle riforme è fondamentale. “Queste non solo consentono di dare efficacia e rapida attuazione agli stessi investimenti, ma anche di superare le debolezze strutturali che hanno per lungo tempo rallentato la crescita e determinato livelli occupazionali insoddisfacenti, soprattutto per i giovani e le donne”.

Ma se l’Italia la spunterà, se farà le riforme, se dunque otterrà le risorse per affrontare gli investimenti che il Pnrr disegna, “nel 2026 il PIL sarà di circa 3,6 punti percentuali superiore rispetto a uno scenario di riferimento che non tiene conto dell’attuazione del Piano”. L’occupazione crescerà di “3,2 punti percentuali rispetto allo scenario base nel triennio 2024-2026”, e “l’accelerazione della crescita può essere superiore a quanto riportato nel PNRR se riusciamo ad attuare riforme efficaci e mirate a migliorare la competitività della nostra economia”. Draghi fa il punto anche sulla ‘governance’: “E’ strutturato su diversi livelli – spiega il premier – L’attuazione delle iniziative e delle riforme, nonché la gestione delle risorse finanziarie, sono responsabilità dei Ministeri e le autorità locali, che sono chiamati a uno straordinario impegno in termini di organizzazione, programmazione e gestione. Le funzioni di monitoraggio, controllo e rendicontazione e i contatti con la Commissione Europea sono affidati al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Infine, è prevista una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio, con il compito tra l’altro di interloquire con le amministrazioni responsabili in caso di riscontrate criticità nell’attuazione del Piano”.

Il presidente del Consiglio illustra tutte le missioni del piano, raccontando l’Italia che verrà, come il Pnrr cambierà il volto del Paese. La digitalizzazione, con le aule cablate, la telemedicina, le imprese smart; la rivoluzione green, con un’Italia finalmente attenta al suo equilibrio fragile, la spinta alle energie rinnovabili, l’efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati. E, su questo, lancia il segnale che il M5S, ma anche Fi, gli hanno chiesto: sul superbonus al 110% “non c’è alcun taglio”, rassicura. Poi le infrastrutture, a partire dalla rete ferroviaria che, soprattutto al sud e sulle tratte regionali, ha molti problemi; e l’istruzione e la ricerca, con ben 32 miliardi da investire; sulle politiche attive sul lavoro, con una particolare attenzione ai giovani e alle donne; e poi la salute e la pandemia, quasi 19 miliardi per cambiare il passo della sanità, fermare politiche miopi che hanno portato negli anni allo smantellamento progressivo del Ssn. Recovery plan vuol dire riscrivere le regole di base, ma anche offrire un’opportunità senza precedenti al Paese. Con più scuole materne e più nidi, fondi per l’imprenditoria femminile, superamento delle barriere che rendono la vita impossibile ai disabili, politiche per la famiglia che invertano la rotta di un paese che invecchia a non fa più figli: “meno di 1,3 figli per ciascuna donna – ricorda  contro quasi 1,6 della media Ue”. “Per mettere i nostri giovani nella condizione di formare una famiglia, dobbiamo rispondere a tre loro richieste: un welfare adeguato, una casa e un lavoro sicuro”, ragiona il premier.

E poi il Sud. La necessità di colmare un divario di cui si parla da sempre ma che resta sempre lì, davanti ai nostri occhi. “Non è una questione di campanili – dice – se cresce il sud, cresce anche l’Italia. Più del 50% del totale degli investimenti in infrastrutture – soprattutto l’alta velocità ferroviaria e il sistema portuale – è diretto al sud”. Il capitolo riforme. A partire dalla Pubblica amministrazione, passando da una riforma potenzialmente divisiva come quella della giustizia. Con degli obiettivi ambiziosi da centrare: “ridurre i tempi dei processi del 40 per cento per il settore civile e almeno del 25 per cento per il penale”. E poi attuare “una continuativa e sistematica opera di abrogazione e modifica delle norme che frenano la concorrenza, creano rendite di posizione e incidono negativamente sul benessere dei cittadini. Questi principi sono essenziali per la buona riuscita del Piano: dobbiamo impedire che i fondi che ci accingiamo a investire finiscano soltanto ai monopolisti”. Per ottenere questo, occorre una maggioranza coesa. “Sono certo che riusciremo ad attuare questo Piano. Sono certo che l’onestà, l’intelligenza, il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidità, gli interessi costituiti. Questa certezza non è sconsiderato ottimismo, ma fiducia negli Italiani, nel mio popolo, nella nostra capacità di lavorare insieme quando l’emergenza ci chiama alla solidarietà, alla responsabilità. È con la fiducia che questo appello allo spirito repubblicano verrà ascoltato, e che si tradurrà nella costruzione del nostro futuro, che presento oggi questo Piano al Parlamento”. 

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