“Regeni sequestrato, torturato e ucciso”. Roma processerà gli 007 egiziani

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Manifestazione per Giulio Regeni
Manifestazione per Giulio Regeni   –   Diritti d’autore  Euronews
 

Ci sarà un processo in Italia per il sequestro le torture e l’omicidio in Egitto del ricercatore triestino Giulio Regeni. La procura della Repubblica di Roma ha chiuso le indagini nei confronti di quattro alti ufficiali egiziani, accusati a vario titolo di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali aggravate.

Rischiano il processo tre membri dei servizi segreti, il generale Tariq Sabir, il colonnello Uhsam Helmi e il maggiore Ibrahim Sharif, e un alto ufficiale della polizia, il colonnello Athar Kamal. A tutti viene contestato il sequestro di persona pluriaggravato, e al solo Kamal le lesioni personali aggravate e l’omicidio del giovane italiano. Per una quinta persona, a carico della quale non sono stati raccolti elementi sufficienti, è stata chiesta l’archiviazione.

Secondo la procura romana Giulio Regeni venne denunciato ai servizi segreti da Said Mohammed Abdallah, sindacalista dei venditori ambulanti del Cairo, accreditatosi come amico nei confronti del ricercatore. Secondo quanto scrive la procura romana dopo essere stato seguito per mesi, una volta fermato e condotto in un commissariato, Regeni è stato “privato della libertà personale per nove giorni”, e sottoposto a sevizie e torture anche con l’uso di “oggetti roventi, calci, pugni, lame e bastoni”.

Deponendo davanti alla Commissione parlamentare sul caso Regeni, il pm Sergio Colaiocco ha ricordato i depistaggi delle autorità egiziane, che avevano inscenato una falsa pista, e gli ostacoli frapposti agli accertamenti della Giustizia italiana, ed ha parlato di altre 13 persone che potrebbero essere indagate se solo il Cairo collaborasse rispondendo ai tanti quesiti posti dagli investigatori italiani.

Roma, criticata da più parti per aver mantenuto relazioni economiche e diplomatiche con l’Egitto, nonostante il caso Regeni, ha reagito all’iniziatova della procura con un comuncato del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che dopo aver definito “inquietante” la situazione descritta dalle indagini, ha chiesto alle autorità egiziane “un netto cambio di passo”.

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