Riflessioni sulla prossima emergenza: in bilico rapporti chiesa stato?

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La situazione che sta vivendo, oggi, purtroppo la nostra bella Italia non è per nulla rosea e semplice. D’altronde a noi italiani le sfide e le battaglie ci sono sempre piaciute, ed anche se avremmo preferito sicuramente non averla codesta brutta sfida da vincere, sono sicuro che non tirandoci indietro come stiamo facendo, e come l’italiano è solito fare,  anche questa volta la vinceremo sicuramente!!!

Per carità! Premetto che, come non è facile per noi cittadini vivere e gestire una situazione del genere, a maggior ragione non è assolutamente facile coordinare una situazione del genere per i nostri governanti. Ma l’altro ieri, il 26 Aprile 2020 da giurista ma ancor più da ecclesiasticista ascoltando il nuovo DPCM sono sobbalzato dalla sedia. Un DPCM che regola anche l’attività di Culto della Chiesa??? Ma vi è di più viene anche annunciato che il governo di concerto con la Task Force deciderà prossimamente le misure che dovranno essere prese per regolare le prossime funzioni religiose nella fase 2.

A mio modesto giudizio sta scaturendo e si sta profilando sempre più in questo periodo un’altra importante emergenza:  ovvero a mio modesto avviso sono in bilico i Rapporti tra Santa Sede e Repubblica Italiana. Emergenza alle porte? Se così fosse ciò non accadde neanche quando la Santa Sede e lo Stato si trovarono a discutere e a prendere posizioni su temi accesi come aborto e divorzio.  Vorrei precisare e ricordare che già nell’ottocento Papa Pio VII si batté fortemente e ottenne la sovranità e l’indipendenza della Chiesa.

Ma non vi è senz’altro bisogno di ricorrere così lontano nella storia, basta esaminare la nostra costituzione italiana e più precisamente l’articolo 7 che afferma e sancisce: <<Lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.>>

Appunto i rapporti tra Stato e Chiesa sono regolati dai Patti Lateranensi firmati l’11 Febbraio 1929, altresì, poi, con l’Accordo di revisione del Concordato Lateranense del 1984 si decideva che tali accordi sarebbero potuti essere modificati soltanto con la costituzione di una commissione ove vi fosse l’esigenza di rivederli o modificarli.

Ancora il Codice di Diritto Canonico al canone 838 paragrafo 1 sancisce che << regolare la sacra liturgia dipende unicamente dall’autorità della Chiesa, ciò compete propriamente alla Sede Apostolica, a norma del diritto, al Vescovo diocesano>> ancora sempre nello stesso canone viene prescritto che << al Vescovo diocesano nella Chiesa lui affidata spetta, entro i limiti della sua competenza, dare norme in materia liturgica alle quali tutti sono tenuti>>  Quindi tale sospensione e regolamentazione dell’attività di Culto effettuata e regolata da DPCM che limiti la missione della Chiesa, significa aver effettuato un ingerenza nel campo della Chiesa, alla quale, compete esclusivamente e propriamente normare e regolare su tali questioni.

Ancora, anche il canone 223 paragrafo 2 del Codice di Diritto Canonico sancisce che <<Spetta all’autorità ecclesiastica, in vista del bene comune, regolare l’esercizio dei diritti che sono propri dei fedeli.>>

Altresì l’articolo 2 dell’Accordo del 1984 tra Stato e Chiesa sancisce che << La Repubblica Italiana riconosce alla Chiesa cattolica la piena libertà di svolgere la sua missione pastorale, educativa e caritativa, di evangelizzazione e di santificazione. In particolare, è assicurata alla Chiesa la libertà di organizzazione, di pubblico esercizio di culto, di esercizio del magistero e del ministero spirituale nonché della giurisdizione in materia ecclesiastica.>>

A questo punto qualche domanda sorge spontanea: Da quando, seppur in emergenza e con rapporti di estrema collaborazione con la Santa Sede un DPCM, possa assumere preminenza su norme costituzionali, norme pattizie e su una legislazione di un altro stato??

Inoltre nei Patti Lateranensi viene anche affermato che << Salvo i casi di urgente necessità la forza pubblica non potrà entrare, per l’esercizio delle sue funzioni, negli edifici aperti al culto, senza averne dato previo avviso all’autorità ecclesiastica>>  Il rispetto di tale norma pattizia come si concilia con quanto accaduto al parroco di Cremona? Al di là se il parroco abbia rispettato o no le indicazioni e le norme indicate dalla sua diocesi o dalla Conferenza Episcopale Italiana della quale semmai violazione se ne assumerà tutte le responsabilità nei tempi e nelle sedi opportune; secondo il mio modesto parere ha ben affermato infatti il Cardinale Becciu che rispondendo ad un sacerdote esterrefatto per quanto accaduto al confratello nella diocesi di Cremona ha chiosato: <<deve essere difeso il principio che a nessuna autorità è consentito di interrompere la messa. Se il celebrante è reo di qualche infrazione sia ripreso dopo, non durante!>>

Dopo tali accadimenti inerenti il DPCM del 26 Aprile 2020 e la “vicenda” di Cremona la CEI giustamente, ha preso posizione con una la lettera e replica dura al governo, dove appunto veniva lamentata la decisione presa “arbitrariamente” dal governo nel DPCM puntualizzando che al governo e al comitato tecnico-scientifico spettasse il compito di gestire la situazione dal punto di vista sanitario, ed alla Santa Sede e vescovi atteneva invece la missione di organizzare la comunità cristiana. Il governo fortunatamente, oggi, ha corretto il tiro comunicando di voler mettere in pratica un apposito «protocollo» collaborando con la Santa Sede ed i Vescovi. I Vescovi comunque sottolineano che con il governo era in corso un dialogo costante, ma di questo lavoro non si è tenuto conto al momento di prendere delle decisioni.

Anche il Vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca ha esternato il Suo pensiero riguardo tale situazione affermando che<< La decisione dell’esecutivo esprime un’arbitraria violazione della libertà religiosa, sancita dalla Costituzione. >> e quanto accaduto << Sono valutazioni che andranno ponderate una volta usciti dalla pandemia.>> In particolare Mons. Comisasca afferma e si augura che <<A questo punto, però, la Chiesa esige di poter riprendere la Sua azione pastorale con l’autonomia che le spetta a norma di legge>> 

E’ con le parole di speranza del Santo Padre Francesco che vorrei chiudere tale riflessioni nella speranza che presto si possa tornare alla normalità e al rispetto reciproco affinché non accadano più tali spiacevoli situazioni. <<In questo tempo nel quale si comincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e dell’obbedienza alle disposizioni perché la pandemia non torni>>

Prof. Dott. Daniele Di Calisto

Direttore Dipartimento di Canonico, Ecclesiastico e Vaticano della Università Popolare Federiciana.

Direttore e Docente area scientifica Diritto Canonico Ecclesiastico e Vaticano Scuola di Alta Formazione e Studi Specializzati per Professionisti.

Responsabile Nazionale ENAC Formazione (Ente Nazionale Attività Culturali)

redazione@corrierenazionale.net

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