Rimarrà il ricordo della tragedia di Mottarone a Stresa

Attualità & Cronaca

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Ci sono stati 14 morti. I responsabili della funivia secondo gli inquirenti hanno tenuto “una sconsiderata condotta”. Gli indagati avevano inserito i forchettoni che bloccavano i freni.

Sono contestati fatti di “straordinaria gravità” per la loro “deliberata volontà” di bloccare i freni di emergenza “per ragione di carattere economico e in assoluto spregio delle più basilari regole di sicurezza”.

Il capo servizio della funivia, “ha ammesso di avere deliberatamente e ripetutamente inserito i dispositivi blocca freni (forchettoni), disattivando il sistema frenante di emergenza”.

Per dovere di cronaca ho riportato fedelmente nel virgolettato quello che ha scritto la procura di Verbania.

Agli inizi si pensava ad una fatalità. Poi si è pensato all’incuria. Ma questa è una condotta stupida, causata da avventatezza, irresponsabilità, dabbenaggine, sempre restando alle dichiarazioni degli inquirenti e ai capi di imputazione. Tutto ciò è stato determinato da tre fattori a mio avviso: 1) la logica spietata del profitto e del Dio denaro. 2) l’improvvisazione, ovvero un atteggiamento del tipo “che Dio ce la mandi buona”. 3) come scriveva Prezzolini gli italiani si dividono in due categorie: i furbi ed i fessi.

I responsabili hanno pensato di essere furbi o hanno quantomeno cercato di fare i furbi e tutto ciò senza un minimo di coscienza, senza considerare le conseguenze. Il fatto è che non hanno minimamente previsto le conseguenze.
I responsabili non pensavano che il cavo sarebbe stato tranciato.

Per loro era una eventualità molto remota. C’era una probabilità su un milione? A questo mondo niente o quasi è impossibile. Ci sono solo cose più o meno improbabili.

Ci sono cose altamente improbabili che accadono e cose altamente probabili che non accadono. Loro dovevano comunque contemplare ogni eventualità.

Può anche darsi che la loro condotta totalmente irresponsabile sia una concausa. Può anche darsi che la loro condotta non sia collegata in alcun modo con la tragedia.

Ma a loro spettava di tenere una condotta coscienziosa al massimo. Dovevano tenere la diligenza del buon padre di famiglia. I periti esamineranno la dinamica dell’incidente, spiegheranno le cause.

Ma quale è il motivo profondo per cui è successo tutto ciò? Basta leggersi Marx e pensare al feticismo delle merci: le cose che acquistano più valore delle persone, le relazioni tra gli uomini diventate puramente strumentali, gli uomini considerati cose. Certamente questo non vale per tutte le persone.

Ci sono sempre egoisti ed altruisti, generosi ed avidi. Grazie a Dio il genere umano è un vasto campionario contrassegnato da differenze individuali, diverse disposizioni di animo e differenti volontà. Eppure la società in linea di massima è alla deriva.

Ma ne sono poi veramente sicuro? E se il comportamento stupido fosse stato dettato da scaltro opportunismo particolare, riguardante per l’appunto solo loro? Mi viene a mente il verso di una canzone di Vasco Rossi (non vorrei banalizzare ma mi sembra calzante) : “Vale la pena farlo se nessuno lo saprà?”.

In fondo agli occhi dei gestori inserire un forchettone era solo una furbata, un trucco, un escamotage. Niente di più. Se non fosse successo niente forse questa violazione non sarebbe giunta a loro alla soglia della coscienza.

Forse nel profondo del loro cuore penseranno di essere stati solo sfortunati.

In fondo si saranno chiesti tra loro: che volete che sia? Solo che così hanno tradito prima ancora che la sicurezza e la legge la sacralità della vita ed un patto di fiducia tra i cittadini civili.

Tutto ciò in nome del dio denaro e nessuno venga a giustificarlo minimamente per il fatto che non avessero ricevuto ristori adeguati: la sicurezza dei lavoratori e dei fruitori di un servizio pubblico deve venire prima di tutto.

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Non si può anteporre il profitto alla sicurezza delle persone.

Mi sono riletto in questi giorni il saggio breve “L’uomo come fine” di Moravia. Lì c’è spiegato tutto in modo chiaro ed inequivocabile.

Oggi l’uomo non è più un fine ma un mezzo. Bisogna rovesciare completamente la prospettiva e ritornare ai valori del caro e vecchio umanesimo.

Abbiamo una società improntata sul pragmatismo e sull’utilitarismo. Non stupiamoci perciò quando accadono certe tragedie. Anzi ad onor del vero stupiamoci del fatto che accadono di rado.

Allo stesso tempo adducendo i motivi profondi della tragedia non voglio certo dare la colpa solo ed esclusivamente alla società. La colpa non è della società e la responsabilità è individuale. Al massimo si può parlare legalmente di responsabilità condivisa. Allo stesso tempo non è stato il destino. L’irresponsabilità gli ha dato una mano, anzi ha dominato.

In questi giorni mi hanno colpito anche le fotografie dei bambini morti sulla spiaggia della Libia. Mi ha colpito anche l’indifferenza di alcuni. Non avevano colpa alcuna questi bambini, innocenti come tutti i bambini, e neanche i loro genitori avevano colpa alcuna.

Non si può pensarla diversamente, indipendentemente da come la si pensi riguardo ad un fenomeno epocale come l’immigrazione. Ma tutto questo non mi stupisce perché è dovuto a quella che in psicologia si definisce deumanizzazione orientata sul soggetto.

Non si può certo pensare che i migranti abbiano meno diritti o che se la siano cercata. Non si può certo pensare che siano figli di un Dio minore. Non si può pensare che la vita di un occidentale valga di più di quella di un africano. Sarebbe totalmente disumano.

In fondo i migranti vengono riposti in una zona morta della coscienza di politici e cittadini occidentali. Si cerca di rimuovere il pensiero. Tutti dicono di non averne colpa.

La tragedia di Stresa e l’indifferenza per i bambini migranti morti sono dovute entrambe della deumanizzazione e bisognerebbe cercare di porvi un rimedio.

Dal Nord Italia alla Libia c’è una unica cosa da dire e da fare: ritorniamo umani. Molti si dovrebbero rileggere Don Sturzo, quando parlava di mettere al centro la persona umana e di fare i conti con la voce della propria coscienza. I suoi scritti sono ancora attuali perché sapeva parlare al cuore dell’umanità.

Davide Morelli

Tags: funivia Mottaroni, Stresa, tragedia Mottaroni, Eitan

Redazione Corriere Nazionale

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