Rischio default per migliaia di PMI e famiglie

Economia & Finanza

Di

di Avv. Luigi Benigno

Le misure governative adottate finora hanno consentito di evitare il fallimento e l’insolvenza di imprese e famiglie di lavoratori. Ciò è stato finora reso possibile grazie al Decreto Cura Italia, che ha inibito la procedibilità delle istanze di fallimento ed ha disposto a favore dei dipendenti la cassa integrazione.

Tali interventi, quasi obbligati, hanno prodotto l’effetto, non trascurabile, di rimandare ad una fase successiva, quella ormai prossima, di disporre interventi che consentano il rilancio dell’economia attraverso l’impiego razionale dei fondi del Next Generation EU, finalizzati allo sviluppo attraverso la disponibilità di risorse che dovranno essere disponibili a quelle imprese resilienti in possesso delle necessarie potenzialità progettuali e di business.

Le imprese più fragili, o che comunque non dimostrino la necessaria flessibilità nell’adeguare il proprio core business, o quelle imprese piccolissime che già in precedenza non hanno sviluppato una patrimonializzazione adeguata, dovranno affrontare una difficile prova di sopravvivenza.

È finito il tempo delle erogazioni a pioggia sotto forma di aiuti di Stato e/o garanzie. Occorre selezionare quelle imprese che possano, per struttura e potenzialità affrontare efficacemente la ripresa.

Per tutte le altre si aprirà il ricorso a procedimenti concordatari o liquidatori, disciplinati dalla legge fallimentare e dalla legge sul sovraindebitamento, qualora alla base del default oppure  all’aggravamento dello stato di insolvenza abbia concorso la sopravvenuta crisi economica generata dalla crisi sanitaria.

Le imprese insolventi a causa del covid-19 meritano certamente di uscire dalla crisi attraverso una procedura di ricomposizione dei debiti oppure di uscita dal mercato senza subire, nei limiti del possibile, una procedura ingiusta ed invasiva quale la dichiarazione di fallimento.

La causa sarebbe ascrivibile alla forza maggiore, quindi in assenza di colpa dell’impresa.

In tal modo, pur cessando l’attività di impresa, potrebbe essere consentita la seconda possibilità non solo all’imprenditore incolpevole ma ai dipendenti ed all’economia nazionale.

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