Roma rischia di nuovo la crisi sanitaria per i rifiuti in strada

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Costa: “È chiaro che on l’arrivo dell’estate e l’innalzamento delle temperature i rifiuti non raccolti e abbandonati possono rappresentare un rischio anche per la salute”

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© Agf – Rifiuti a Roma

“Esiste un rischio sanitario per i rifiuti in strada a Roma? Non c’è dubbio, non lo dico io ma ci sono i dati, le evidenze e le esperienze del passato”. Lo ha detto Andrea Costa, sottosegretario alla Salute, che, intervistato da Gli Inascoltabili su Nsl Radio, ha aggiunto: “È chiaro che con l’arrivo dell’estate e l’innalzamento delle temperature i rifiuti non raccolti e abbandonati possono rappresentare un rischio anche per la salute, è un tema che le amministrazioni locali devono affrontare e risolvere”. “Non è solo una questione di decoro urbano ma certamente anche un tema legato alla salute pubblica”, ha chiosato Costa. 

Da una decina di giorni Roma è nuovamente a un passo dall’emergenza rifiuti. I sacchetti traboccano dai cassonetti, restano a terra fino a 1.500 tonnellate al giorno (un terzo del quantitativo prodotto quotidianamente), con cumuli che attendono anche una settimana prima di essere raccolti.

I problemi strutturali sono noti da tempo. A dicembre 2017 una lunga relazione della Commissione Ecomafie del Senato riassumeva già la situazione in maniera puntuale: “Il sistema impiantistico presenta fragilità, rigidità e precarietà che danno luogo a frequenti interruzioni di servizio e lasciano incombenti minacce di crisi nel ciclo di trattamento e smaltimento”.

Da 8 anni Roma fatica a costruire un’alternativa sostenibile allo smaltimento in discarica, che per decenni ha monopolizzato il ciclo cittadino. Nel 2013 è stato chiuso il maxi invaso di Malagrotta, da allora i rifiuti sono finiti nel territorio provinciale e regionale. Con residui di lavorazione che viaggiano in tutta Italia. L’ultimo accordo ponte, dal 1 luglio al 31 dicembre, prevede lo smaltimento di 36mila tonnellate tra Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Abruzzo e Marche.

Nel frattempo la raccolta differenziata non decolla: dal 43% del 2016 al 46% di oggi, le previsioni iniziali della giunta di Virginia Raggi (poi riviste) parlavano del 70% nel 2021. Né sono stati costruiti nuovi impianti di trattamento: ci sono 3 Tmb. Un quarto, quello del Salario, è andato a fuoco a fine 2018, era comunque destinato a chiusura.

Campidoglio e Regione Lazio disputano sulla responsabilità della situazione. Il Comune sostiene che nel territorio cittadino non ci sia spazio per una nuova discarica. La Regione replica che il piano rifiuti prevede che ogni territorio sia autosufficiente. A fine 2019 la giunta comunale aveva individuato Monte Carnevale, di fatto una propaggine di Malagrotta, come sito per un invaso. Ma a marzo 2021 la dirigente regionale Flaminia Tosini è stata raggiunta da un’ordinanza di custodia con l’accusa di concussione, nell’ambito di un’inchiesta che si occupa anche di Monte Carnevale.

Un mese dopo la discarica è stata revocata. Un’ordinanza regionale del 1 aprile ha imposto al Comune di indicare in breve il sito per un invaso. Ma il Tar ha annullato il provvedimento sostenendo che non fosse lo strumento amministrativo idoneo ad un atto di pianificazione. Ora la Regione ipotizza il commissariamento anche per ragioni sanitarie.

Il Campidoglio replica che le soluzioni sono contenute nel piano industriale di Ama: l’acquisto di un Tmb già in funzione e la realizzazione di un secondo impianto a Santa Palomba. Inoltre ha presentato alla Regione la richiesta di realizzare due siti di trattamento a Cesano e Casal Selce. Anche il ministero della Transizione Ecologica sta tentando una mediazione tra le parti. Ma il muro contro muro resta, come i rifiuti sparsi in strada. 

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