Rummo e la siccità combattuta con la fertirrigazione del grano

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Come recuperare produzione dall’uso fertilizzanti naturali. Migliora anche la qualità e si dipende meno dal clima, secondo Cosimo Rummo, patron dello storico pastificio

di Annalisa Cretella 

© Flavia Scalambretti / Agf  – Pastificio Rummo

 

AGI – Che ci sia stato un calo della produzione di grano in Italia dovuto all’assenza di pioggia, con i campi aridi e gialli, arsi dal sole è innegabile, ma forse si poteva evitare, almeno in parte. Come? Puntando e “investendo sull’irrigazione, meglio ancora sulla fertirrigazione“, ovvero l’iniezione di fertilizzanti naturali nell’acqua di irrigazione.

Lo spiega in una intervista all’AGI, Cosimo Rummo, presidente e amministratore delegato dell’omonimo pastificio dalla storia centenaria che risale al 1846, quando Antonio Rummo avviò l’attività di famiglia, specializzata nella macinatura del grano e nella manifattura di pasta “li’ dove il grano è buono e le acque sono pure: Benevento” e la tramandò poi di generazione in generazione.

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Il pastificio Rummo 

Oggi la Rummo è un colosso che produce 80 mila Tonnellate di pasta all’anno, utilizzando 120 mila Tonnellate di grano, per l’80 per cento italiano, di qualità “extra ordinaria” con il 15% di proteine.

“Bisogna aspettare i dati che forniranno gli organismi di controllo italiani per avere un quadro preciso sulla produzione del grano, però certo in alcune aree c’è stata una siccità particolarmente forte che ha portato un calo ‘medio’, a quanto mi dicono gli agricoltori con i quali sono in contatto, che va dal 15 al 30% della resa, per la siccità” spiega il patron Cosimo Rummo all’AGI.

“Ma – questo è il messaggio a cui tiene – devo dire anche un’altra cosa: la coltivazione del grano è un’industria importante, sulla quale si deve investire, non si può lasciare che un raccolto dipenda dalle condizioni meteo”.

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Antonio e Cosimo Rummo 

“Si dovrebbe fare come per la coltivazione dei pomodori per esempio – continua -: si usa la fertirrigazione con fertilizzanti naturali. Così facendo si ottiene una produzione molto più alta e la certezza che si potrà avere sempre la stessa quantità di grano perché con l’irrigazione si ha la garanzia, che o piove o non piove, il grano ci sarà”.

Insomma bisogna investire in fertirrigazione per avere una resa certa e di qualità. Quanto agli “investimenti per la fertirrigazione nell’industria agricola, così come vengono ammortizzati nel campo dei vegetali possono essere totalmente ammortizzati in quello dei cereali”.

L’invito di Rummo è che “alla fine si deve voltare pagina e investire” in questa tecnica anche per i cereali, anche perché i numeri dimostrano i vantaggi: c’è chi ha ottenuto 30 quintali di grano per ettaro e chi con la fertirrigazione ne ha fatti 70-80.

Dunque se si riesce a più che raddoppiare la coltivazione, si riesce ad ammortizzare l’investimento fatto”.

Ma è molto costoso? “Qualche migliaio di euro a ettaro. Ma si fa una volta, e poi si ammortizza negli anni”.

“Certo questo è possibile in terreni che permettono di irrigare – precisa -. Quindi ci saranno delle zone vocate ai cereali, e altre dove si dovrà puntare su coltivazioni diverse, meno complicate”.

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