Russia, tra la salute di Putin e quella della guerra

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Un alone di mistero aleggia sul presidente russo, Vladimir Putin, che nell’immagine viene ritratto da Igor Belansky. Da diversi anni in Occidente si spargono periodicamente voci non confermate per cui  sarebbe gravemente malato. Da quando è cominciata la guerra in Ucraina, queste voci si sono fatte più frequenti e diffuse. Analogamente, pure gli esiti effettivi delle operazioni russe sul campo paiono alterni e variabili in base alla fonte che li riporta. In un caso e nell’altro, cosa c’è di vero?

Qual è lo stato di salute di Putin, che compie 70 anni a ottobre, che fonti dell’intelligence britannica da tempo danno gravemente malato a causa di un tumore?

Buone, tanto che nessuna persona sana di mente dovrebbe vedere in lui i segni di un qualche tipo di malattia o disturbo a quanto afferma il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, respingendo certe indiscrezioni circolanti sulla salute del presidente e più volte smentite dal Cremlino.

Ma può essere che il leader russo si sottoponga a cure da cavallo, ossia un cocktail più potenti farmaci, per apparire in forma in foto e video.

E lo stato di salute delle operazioni belliche condotte sul campo dall’ex armata rossa?

Tra conferme e smentite, anche in questo caso si perpetra un gioco di opposte propagande, per il quale avanza l’uno e retrocede l’altro oppure viceversa. Ma, per la verità, la partita è ora tutta concentrata sul Donbass, dove davvero pare che imprevedibile l’esito dell’offensiva di Mosca. Di certo, mentre sul fronte più orientale del Donbass l’esercito russo ha fatto ingresso a Sievierodonetsk e sta bombardando la vicina città di Lyssychansk (nella provincia di Luhansk), dalla caduta della città di Lyman minaccia apertamente anche il fronte settentrionale della regione.  Qui, vi sono le due città strategiche di Sloviansk e Kramatorsk (provincia di Donetsk) che, dopo essere state saltuariamente bersagliate da missili negli ultimi tre mesi, ora hanno timore di finire sotto il fuoco dell’artiglieria. Il futuro del Donbass dipende dalla resistenza di queste quattro città.

Secondo fonti locali, Sievierodonetsk sta subendo l’avanzata dei russi verso il cuore della città. La situazione in quest’area metropolitana, come pure a Lyssychansk, è insostenibile. Il territorio cirscostante subisce continui bombamenti e cannonneggiamenti, il nemico sta dispiegando un enorme potenziale di fuoco. Le due città della sacca di Luhansk sono collegate all’ovest del Donbass solo da un fragile corridoio, anch’esso regolarmente bombardato, che porta alla città di Bakhmut, anch’essa insidiata dall’offensiva russa. Mentre Sievierodonetsk è quasi isolata dal mondo, siccome l’unico ponte ancora aperto verso il suo vicino è diventato inagibile per i veicoli, essendo stretto dalla morsa del tiro delle armi nemiche, Lyssychansk effettua ancora rare evacuazioni di civili e soldati feriti.

A nord di Sloviansk e Kramatorsk, il 28 maggio Mosca ha proclamato di aver completato la conquista di Lyman. Gli ultimi strenui difensori della città si sono ritirati a Sloviansk, facendo saltare un ponte sul fiume Siversky Donets, per rallentare l’offensiva russa. Dramma nel dramma, secondo video ripresi da una collina e da droni di sorveglianza ucraini, i russi hanno invaso Lyman grazie all’impiego delle terribili bombe termobariche, che provocano un’onda d’urto, una privazione di ossigeno e quindi una combustione molto più elevata rispetto alle munizioni convenzionali. Pur ufficialmente vietate, di solito si lanciano solo contro obiettivi molto specifici, come i bunker sotterranei.

Nei dintorni di Lyman, pare che l’esercito russo ne abbia fatto uso indiscriminatamente e, quindi, Sloviansk e Kramatorsk temono di esserne i prossimi obiettivi. Studiando la morfologia del territorio, potrebbe non essere facile per l’esercito russo attraversare il fiume Siversky Donets, per raggiungere Sloviansk, già comunque a portata dell’artiglieria. Analoga preoccupazione per Kramatorsk, dove pure la protezione del fiume potrebbe incoraggiare l’esercito russo a stabilirsi in una guerra di posizione e a bombardare con l’artiglieria, come già fatto ovunque.

E, per rispondere alla seconda domanda, si può dire che l’esercito russo, come il proprio grande capo, per apparire in forma smagliante, per ottenere gli agognati successi, potrebbe ricorrere ad una vera e propria cura da cavallo, in questo caso costituita dai più micidiali ordigni convenzionali di cui dispone.

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