di Roberto Guerra
Giovannini, un saggio diversamente biografico (Borges et Alii) quasi esemplare con tanti input anche personali sul grande scrittore argentino e altri grandi letterati, quasi una biblioteca nei tuoi neuroni azzurri più che grigi?
Magari avere i neuroni tutti azzurri… si parte da un’esperienza personale, ma l’abbiamo rielaborata comunitariamente, ovvero cercando di cogliere in quegli incroci esistenziali, esposti al fuoco della storia, qualcosa di valido il più possibile ad inserirsi in una sequela di “grandi anime”, utile a fornire l’esempio. Non possiamo qui approfondire ma l’esempio, filtrato dall’intelligenza, dalla conoscenza e dall’esperienza, potrebbe essere forse l’unica verità attingibile, fuori da qualsivoglia retorica, materialistica o idealistica.
Giovannini, sempre fuori dal coro e anche l’orchestra… nella cultura italiana (e non solo): perché l’intellettuale italiano è sempre più un buffone di corte, anziché uno spirito e un corpo liberi? Solo ideologia o semplicemente l’umana natura che è quella che è?
Il buffone di corte svolgeva una funzione di specchio/calmiere. Se persino un gigante della ricerca interiore come Evola ha saputo sorridere sul dubbio venutogli alle labbra (… sono forse un buffone…) pensiamo quale distanza si pone tra la maschera ed il volto. Ma le due progressioni (maschera e volto) sono sempre in relazione vitale. E la relazione produttiva è data – ripeto – dal “frutto dell’esempio”, che non può essere letto però solo con un unico codice ermeneutico, ma va ricompreso fra la luce e l’ombra della persona, cautamente ma senza complessi di colpa, senza escatologie a senso unico, senza prosopopea, ma duramente. Purtroppo… si può fare “malamente” anche per… “fuori dal coro”. Ma chi non arraffa (e non solo materialmente), chi non prende solamente per sé, magari in non vasta ma buona compagnia, e dal sé, mai escludibile, procede comunitariamente, costui non viene meno al suo dovere di viandante. E non è una questione etica, ma spirituale. L’equilibrio fra il pieno ed il vuoto. Il buffone che si vende per nulla (il nulla del danaro, del successo, della fama, del riconoscimento del secolo), nulla che, ovviamente, non è il vuoto di cui sopra (magari!), quello è proprio inutile ed anche, onestamente, fastidioso.
Giovannini, a proposito di Heliopolis, un’eccezione nell’editoria italiana sempre più omologata e in declino?
L’Heliopolis è stata (e per certi versi lo è tuttora anche se in modo ormai “amatoriale”), dal 1985 al 2015, una sfida a tutto ed a tutti, sul mercato, senza paracadute, senza sconti, con esiti a volte disastrosi ed a volte meravigliosi. Il “clinamen” purtroppo riguarda l’Italia, come società vecchia, stanca, debole all’estremo, lavorata ai fianchi da tempo immemorabile, vaso di coccio, magari elegante ma fragilissimo, assieme a vari altri occhiuti vasi di coccio, ed a qualche, prima o poi sempre emergente, vaso di ferro, magari rustico, sgraziato, inelegante, ma solido.
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