Saviano e la sua ‘crociata’ contro Salvini

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Matteo Salvini ha querelato Roberto Saviano. Un Ministro dell’Interno della Repubblica Italiana ha querelato uno scrittore. Con questo gesto si mettono in discussione alcuni dei principi cardine propri di un regime democratico: la libertà di stampa e di parola.

Ci dovremmo chiedere: Salvini è rappresentante dello stato italiano in quanto ministro oppure tale ruolo istituzionale è solo funzionale alla sua attività di politico? Quale sarebbe lo scopo di tale azione? Forse dimostrare che un gesto sia molto più incisivo della parola. Del resto dall’inizio del suo mandato sta applicando una politica del No, per qualunque ambito della vita civile, ma senza una logica precisa: No alle Ong, No ai migranti, No ai Rom, No all’Europa, ma siamo solo al principio.

Perché accanirsi così tanto contro un intellettuale simbolo della lotta contro la camorra? La risposta è perché Saviano alimenta il fenomeno Salvini. Il suo continuo commentare negativamente l’operato del leader del Carroccio, il suo contrattaccare le continue velleità dichiarate, contribuiscono a renderlo importante, famoso e sempre al centro dell’attenzione. Questo è proprio lo scopo della propaganda del leader della Lega: uscente dalle elezioni del 4 marzo 2018 con il 17%, ha necessità di rendersi autonomo dalla presenza ingombrante sia del Movimento 5 Stelle che di Forza Italia.

Il M5S rappresenta per Salvini il principale collega-rivale di questo governo poiché entrambi hanno avuto il bisogno di allearsi allo scopo di garantire una stabilità governativa, tuttavia non rinunciano alla propria autonomia per non perdere quell’elettorato che li aveva votati proprio per la loro retorica del ‘non scendere a compromessi’. Questa logica sembra incarnarsi in una dinamica che vede la compresenza di due governi differenti, uno della Lega e uno dei 5 Stelle, senza una direzione comune tanto che, tra i vicepresidenti, si assiste quasi quotidianamente a botta e risposta sulle reciproche affermazioni, come se fossero ancora in campagna elettorale.

Forza Italia, invece, rappresenta per Salvini il vicino scomodo dal quale emanciparsi poiché, seppur rappresentativa di una destra moderata, si contendono l’elettorato medio del centrodestra. Berlusconi ha dalla sua parte i fedelissimi, coloro che lo seguono nonostante tutto e che sono legati più che al partito, al suo leader e al suo carisma. Salvini per vincere la propria battaglia deve appropriarsi di votanti devoti che vadano oltre le congiunture economiche e sociali, quello che non vota solo per protesta ma per appartenenza; non a caso nello storico raduno a Pontida del 1 luglio 2018 la maggior parte di questi ultimi erano militanti legati ancora alla Lega delle origini, ossia la Lega Nord, alla retorica e alle tematiche bossiniane (il disprezzo per la casta, per i meridionali, per i migranti).

Questo ultimo gesto risponde alla necessità di catturare ancora una volta l’attenzione mediatica contro quello che è il suo oppositore di eccellenza. Roberto Saviano tuttavia con le sue azioni non fa altro che fare il suo gioco; ora infatti suggerisce la censura mediatica da parte dei mezzi di informazione: “Propongo come provocazione intellettuale e grido di dolore a chi informa di accettare una forma di obiezione di coscienza, non dando notizia e non commentando le affermazioni più gravi di Matteo Salvini, quelle contrarie ai principi della nostra Carta costituzionale, che ha nel proprio nucleo centrale la tutela dell’Uomo”. Un’ultima disperata mossa per raccogliere il sostegno necessario per combattere la sua ‘crociata’ contro il cosiddetto ‘ministro della malavita’ ma che indirettamente contribuisce ad alimentare la sua immagine.

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