Se questi sono statisti!!!

Politica

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Premessa. Le discussioni in atto tra i rappresentanti delle formazioni politiche presenti in Parlamento evidenziano uno scarso senso delle ragioni di Stato. I capi dei partiti politici hanno in mente solo il tornaconto delle loro botteghe e, nel decidere su questioni delicate, quali quelle concernenti le prerogative previste dalla Costituzione per garantire la piena indipendenza dei parlamentari, ignorano dolosamente il merito delle singole questioni e mirano esclusivamente e vergognosamente al loro interesse di parte. Nella vicenda OPEN, ad esempio, il PD è condizionato dalla preoccupazione che il voto contrario all’interesse personale di Renzi possa consegnare IV (Italia Viva) al centrodestra. Preoccupazione che non coincide affatto con l’interesse generale che è di garantire la piena indipedenza dei parlamentari nello svolgimento delle funzioni costituzionali.

Ma veniamo al dunque.

Prerogative delle Assemblee Legislative. Le Camere godono di prerogative che garantiscono il corretto svolgimento della loro alta funzione costituzionale. Senza impedimenti e in piena indipedenza.  Prima prerogativa è quella relativa all’autogoverno che consente alle Camere di deliberare il proprio regolamento nel quale è affermato il principio della immunità delle loro sedi da qualsiasi intervento della forza pubblica. Intervento che può essere consentito solo per ordine dei rispettivi presidenti. Il libero esercizio dell’attività delle Assemblee è tutelato anche penalmente (art. 85 c.p.: È punito con la reclusione da uno a cinque anni, qualora non si tratti di un più grave delitto, chiunque commette atti violenti diretti ad impedire, in tutto o in parte, anche temporaneamente:

1)      al Presidente della Repubblica o al Governo l’esercizio delle attribuzioni o prerogative conferite dalla legge;

2)      alle assemblee legislative o ad una di queste, o alla Corte costituzionale o alle assemblee regionali l’esercizio delle loro funzioni).

Prerogative individuali. Le prerogative sono garantite anche ai singoli parlamentari per assicurare loro, singolarmente considerati, la più ampia libertà di parola, di critica, di sindacato e di compimento di tutti gli atti inerenti alla loro funzione costituzionale.

La prima prerogativa individuale è la insindacabilità delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni (art.68, comma 1, Costituzione). E, dunque, i membri del Parlamento godono della massima libertà nell’espressione del loro pensiero anche nell’ipotesi di violazione della legge penale (diffamazione, ingiuria e altri reati che siano commessi con la parola, lo scritto o con il voto), sempre che avvenga nell’esercizio delle funzioni connesse con l’attività parlamentare. A mio avviso, questa guarentigia non si estende ai discorsi tenuti fuori dal Parlamento e alle manifestazioni di pensiero in occasione di manifestazioni pubbliche, alle pubblicazioni a stampa. A meno che non siano espressioni connesse con l’attività di parlamentare.

Il citato art. 68 concede anche una sorta di inviolabilità personale dei parlamentari che, senza autorizzazione della Camera di appartenenza, non possono essere sottoposti a perquisizione personale o domiciliare né arrestati o altrimenti privati della libertà personale, o mantenuti in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’’arresto obbligatorio in flagranza.

Altro gruppo di prerogative concerne il divieto di sottoporre i parlamentari, senza l’autorizzazione della Camera di appartenenza, a intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestri di corrispondenza.

Le prerogative sono previste sempre per assicurare l’indipendenza dei parlamentari e non costituiscono privilegi individuali, essendo poste nel pubblico interesse, tanto che non è consentito ai singoli di rinunciarvi. Ma spetta alle Camere concedere, nei casi previsti dall’art. 68, l’autorizzazione a procedere a perquisizioni personali e/o domiciliari o a sequestri di corrispondenza. L’autorizzazione dovrebbe essere negata solo se dai documenti risultasse un’invasione, grave, nella sfera del parlamentare, al solo scopo di limitarne l’attività istituzionale. Solo che quasi mai le Camere, per tutelare la casta, concedono l’autorizzazione. Esempi ce ne sono a centinaia. Ma mi limito alle ultime vicende. Quella di Ferri, deputato e magistrato prestato alla politica, che invoca l’immunità quale parlamentare, che con Palamara, intercettato, e Luca Lotti imputato a Roma per Consip, nonché con cinque membri del CSM, risulta coinvolto nello scandalo delle nomine per le quali il Palamara è stato espulso dalla magistratura.

L’altra grave vicenda è quella relativa al caso OPEN, sollevata  dal senatore Renzi, che ha denunciato i pubblici ministeri per grave invasione di campo sollevando conflitto di competenza davanti alla Corte Costituzionale. Questa vicenda dimostra con quanta impudenza i senatori hanno votato in favore delle tesi renziane, senza  esaminare il merito della vicenda, decidendo per mero calcolo elettorale. Il PD ha votato in favore di Renzi senza entrare nel merito della questione, solo per evitare di consegnare Italia Viva al centro destra. Motivazione indegna di un partito che si autodefinisce di sinistra. Ma tant’è. Il Pd è controllato dai renziani Marcucci, Lotti ed altri che, pur di salvare (o sperare di salvare) alleanze elettorali, hanno vergognosamente avallato tesi che vanno ben al di là del dettato costituzionale. E poi ci scandalizziamo se la gente non si reca più alle urne! Resta, comunque, la speranza che la Corte costituzionale decida con saggezza.

Raffaele Vairo

foto di rivoluzione-liberale.it

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