Simone Weil e il suo Cristo credibile quasi quasi persino per un ateo

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Trascrivo un passo della biografia di Simone Weil, a cura di Alessandro Di Grazia in: “Simone Weil, l’Iliade o il poema della forza” (Asterios Editore).
“A metà novembre un’esperienza mistica cambierà completamente il corso della sua vita. Mentre recita Love di George Herbert, avrà il primo reale incontro col Cristo. Di quest’esperienza farà parola solo nel 1942 in due lettere inviate a Padre Perrin e a Joë Bousquet. Riferisce di aver recitato dapprima questo testo come una semplice poesia e che, senza accorgersene, era diventata una preghiera. «E’ durante una di queste recite che Cristo stesso è sceso e mi ha presa. Nei miei ragionamenti sull’insolubilità del problema di Dio non avevo previsto questa possibilità, di un contatto reale, da persona a persona, quaggiù, tra un essere umano e Dio. Avevo vagamente sentito parlare di cose simili, ma non ci avevo mai creduto». Di tenore simile anche la seconda lettera, in cui Simone accentua maggiormente la sua estraneità culturale a manifestazioni ed esperienze del genere; questo fatto, ai suoi stessi occhi, fornisce una garanzia in più della genuinità delle sue esperienze: «una presenza più personale, più certa, più reale di quella di un essere umano, inaccessibile ai sensi e all’immaginazione, analogo all’amore che traspare attraverso il più tenero sorriso di un essere amato” (pag. 96).
E’ persuasa, Simone Weil, che Cristo le ha fatto sentire da vicino la sua presenza. Un Cristo eccezionale per una donna eccezionale. Un Cristo eccezionale perché non si fa vedere, non mostra le sue piaghe sanguinolente, come hanno riferito alcuni santi, non invita a bere la bevanda del suo costato, non piange né ride, non fa vittime, non manda malanni, non offre corone di spine, non chiede cappelle in suo onore e processioni di preti, come Nostra Signora di Fatima, e non emana profumo di lavanda o di viola o di gelsomino. E’ un Cristo che comunica amore, che riempie d’intensa segreta gioia. Di questo Cristo fa esperienza Simone Weil, e non ne fa parola con nessuno, se non qualche anno più tardi, in una lettera indirizzata a persone che sa non grideranno al miracolo. Un Cristo credibile. Quasi quasi persino per un ateo.

Renato Pierri

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