Statali, pausa pranzo ridotta a 10 minuti

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 Statali, pausa pranzo ridotta a 10 minuti

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Da mezz’ora ad almeno dieci minuti. Un intervallo di tempo minimo da dedicare alla pausa pranzo durante la giornata lavorativa. E’ quanto sarebbe previsto nella bozza del nuovo contratto degli statali che oggi sarà al centro dell’incontro tra Aran e rappresentanti dei dipendenti pubblici delle Funzioni centrali, alias ministeri, Agenzie fiscali ed enti centrali. “Noi daremo battaglia, ora bisogna vedere nel dettaglio, ma se la pausa diminuisce diventa non più una pausa pranzo, ma una semplice pausa – dice all’Adnkronos Cristiano Fiorentini dell’Unione Sindacale di Base – potrebbero decidere che non serve più il buono pasto e si riduce l’orario”.

Nella riunione in corso parteciperanno verranno vagliate diverse ipotesi con l’obiettivo finale di trovare un accordo congiunto per il rinnovo contrattuale del triennio 2016-2018 dopo un blocco ormai decennale. Tra le proposte del governo sul tavolo vi sarebbe, appunto, la riduzione del tempo minimo dedicato al pasto, che scenderebbe da 30 minuti a 10 minuti, oltre all’introduzione di un bonus extra, da aggiungere agli 85 euro di aumento medio già promessi dal governo, che verrebbe riservato ai dipendenti con i redditi più bassi. La bozza del nuovo contratto prevederebbe anche una stretta sull’assenteismo, imponendo paghe ridotte a tutti i dipendenti nel caso in cui le assenze dal lavoro dovessero superare una certa media.

Tra le proposte al tavolo anche quella di un organismo paritetico che possa assolvere in parte a questa esigenza considerata fondamentale dai sindacati. ”Su alcuni aspetti non intendiamo cedere- sostiene all’Adnkronos Ignazio Ganga segretario confederale della Cisl poco prima dell’inizio del confronto – aspetti delicatissimi verranno affrontati sul l’organizzazione del lavoro che vanno dagli orari ai turni, dalla formazione ai profili professionali”. Relazioni sindacali che ”vanno rafforzate anche con l’istituzione di un organismo paritetico”. Quanto al nodo risorse e alla parte normativa invece, secondo Ganga, la trattativa è a buon punto. Per la Cgil due sono i punti cardinali, la parte economica che prevede un aumento 85 euro medi mensili ”la soluzione più o meno può andare -afferma Franco Martini segretario confederale della Cgil – Inoltre lo spostamento dell’asse dalla legge alla contrattazione che significa, per essere concreto, che la contrattazione dovrà poter esercitarsi su materie che fino a oggi escluse”. Quanto alla Uil “ci sono ancora tante materie aperte e l’idea è quella di fare una no stop, ma non sappiamo se la controparte è della stessa idea” afferma Antonio Foccillo, segretario confederale Uil. Entrando nel merito delle questioni hanno detto: ”artiamo dalle questioni economiche fino alle relazioni sindacali. Alcune indiscrezioni uscite sulla stampa non ci hanno convinto, come ad esempio quelle sui premi di produttività. “Vediamo se saranno indiscrezioni buttate lì per caso o se saranno proposte reali” ha concluso Foccillo.

I sindacati dovranno vagliare la proposta del governo soprattutto da un punto di vista economico. “Da quanto emerge dalla bozza, circolata ieri, il contratto è peggiorativo delle condizioni dei dipendenti pubblici senza un ritorno neanche economico. Vediamo male anche la distribuzione premiale” aggiunge Fiorentini, annunciando che i tempi per l’intesa saranno “inevitabilmente” lunghi.

La ministra Marianna Madia conta di chiudere l’accordo prima di Natale sebbene sui tempi il condizionale sia d’obbligo perché, anche se l’Aran non parla esplicitamente di una maratona no stop, è quasi sicuro che la trattativa andrà avanti ad oltranza e verrà sospesa il giorno seguente in attesa dell’approvazione della legge di bilancio.

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