Stradivari: l’incubo di tutti i liutai

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Quando si chiede di chi siano i migliori violini che siano mai stati realizzati, vien fuori un solo nome: Antonio Stradivari. È certamente per questo motivo che l’opera di questo artigiano-costruttore di violini, italiano, nativo di Cremona (1644-1737), costituisce ancora oggi, a tre secoli di distanza, l’incubo di tutti i liutai: riuscire a riprodurre fedelmente qualità acustiche e caratteristiche estetiche dei suoi impareggiabili strumenti. Rispetto al primo ‘700, gli anni della sua affermazione, oggi abbiamo dimestichezza con risorse tecnologiche a quel tempo impensabili. E pensare che Stradivari non poteva disporre neppure della elettricità, figuriamoci quanto avrebbe apprezzato l’aiuto di un trapano a colonna o di una sega a nastro; ovviamente non poteva neppure disporre di fotografie ad alta risoluzione di modelli altrui, ne’ delle capacità tecnologiche di un moderno laboratorio di chimica o di fisica, tantomeno di un apparecchio per la tomografia assiale computerizzata (TAC) o di un supercomputer! Noi invece oggi disponiamo di una tecnologia imparagonabile con quella dei suoi tempi, con quella di tre secoli fa. E allora, perché allora non riusciamo neppure a comprendere appieno la metodologia di costruzione dei manufatti di Stradivari? Gran parte dei migliori liutai moderni  accusano il grande Maestro di essersi avvalso di qualche magia o quantomeno di un segreto, cabalistico, incomprensibile, oscuro e misterioso.

È a questo punto che la stessa ricerca del suo segreto diventa una vera miniera d’oro: schiere di giornalisti, musicologi, esperti di liuteria e scienziati si lanciano in una corsa molto promettente (danarosa) poiché, mentre l’oro ha oggi una quotazione fra i 24 e i 33 di Euro al grammo, i violini Stradivari arrivano a 50.000 euro al grammo! Basta considerare il prezzo dell’ultimo suo strumento messo all’asta, di recente: 32 milioni di euro, che divisi per i 640 grammi del suo peso fanno quello che si è battuto per una viola di Stradivari ‘battuta’ nel giugno 2014 da Sotheby’s a New York, con base d’asta di 45 milioni di dollari.

Tutto qui dunque? Niente affatto, perché nel 2011 un team di scienziati ed eccellenti liutai, (coordinati dal Laboratorio della Scuola di Liuteria dell’Oberlin College in Ohio-USA), ha prima individuato un violino Stradivari da replicare perfettamente: lo Stradivari Betts del 1704 conservato a Washington. Si sono quindi acquisite le misure interne ed esterne grazie alla realizzazione di oltre 1000 tomografie assiali computerizzate di ultima generazione. Tali rilevazioni, precisissime, sono state inserite in un computer collegato ad una CNC (Computer Numerical Control, un macchinario di incisione del legno di alta precisione), e usando delle tavole di legno selezionate si sono replicati perfettamente gli spessori, le curve e le bombature dell’originale in un nuovo piano armonico. Si è dovuto poi assemblare il tutto e verniciarlo ad arte, ma alla fine il risultato era talmente simile all’originale dal renderlo indistinguibile.

E in Italia? L’Italia patria di Antonio Stradivari?  Ebbene, il Conservatorio di Roma, nel 2011, per diretto interessamento di un suo docente di origini baresi (il m° Massimo De Bonfils) ebbe il coraggio di avviare un corso di liuteria: caso tuttora unico nel panorama dei Conservatori Italiani. Oltre alla classica formazione consistente nell’insegnamento ed all’applicazione diretta delle conoscenze ricevute dalla classica tradizione liutaria italiana per la progettazione e realizzazione degli strumenti ad arco, tutti gli iscritti hanno valida informazione su tutti gli aggiornamenti inerenti i progressi tecnologici dovuti alle varie branche della ricerca scientifica ed ai più moderni macchinari disponibili. Oltre a formare una nuova generazione di liutai – edotti della tradizione classica liutaria Italiana, e consapevoli della enorme ricchezza che le moderne tecnologie mettono a loro disposizione- si è sperimentata la costruzione di un nuovo modello di strumento ad arco (violino) che risponde alle esigenze acustiche necessarie nel mondo di oggi. E’ nato dunque il violino- modello sperimentale detto ‘Santa Cecilia’.

Tutti gli argomenti del corso romano, e cioè divulgare le tecniche di Stradivari ma anche percorrere nuove ricerche per soluzioni innovative,  fanno leva per la formazione moderna dei moderni liutai: esso è l’unico corso di tal genere nell’ambito dei Conservatori di Musica Italiani. A tre secoli di distanza da Stradivari, tutti i migliori liutai del mondo sono ora chiamati a partecipare al secondo step: superare finalmente il grande Maestro cremonese! Il mondo della cultura musicale, i musicisti, i concertisti e tutti gli appassionati di Liuteria sono in ansiosa attesa….

Pierfranco Moliterni

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