Sul distretto della ceramica in arrivo la tempesta perfetta

Economia & Finanza

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Aumenti dei prezzi di energia e materie prime, guerra in Ucraina e inflazione: ormai il settore lavora in perdita e senza sosta per non fermare la produzione

© Agf –

AGI – Se c’è un settore che rischia la tempesta perfetta, da rincari energetici e delle materie prime, nonchè dalle conseguenze della guerra in Ucraina,  è quello ceramico, uno dei più energivori dell’industria italiana: si continua a lavorare in perdita e senza sosta, per non fermare la produzione,  ma il pensiero va a dopo l’estate: cosa succederà? Difficile fare previsioni, in attesa delle vacanze.

Non possiamo andare avanti così per tanto tempo, produrre per perdere dei soldi non ha senso – spiega all’AGI Massimo Muratori segretario generale Femca Cisl Emilia Centrale, il sindacato dei lavoratori ceramisti –  ma se non lo fai perdi il mercato e non lo recuperi più, perchè poi il resto del mondo non è fermo. Siccome la ceramica italiana è già pesantemente attaccata dalla concorrenza spagnola e polacca, se di ferma adesso forse non si riprende più”.

“Per come sono programmati ordini e spedizioni dovrebbe essere un periodo di ottimismo, è vero che i magazzini si stanno riempendo perhè ci sono delle grandi richieste, ma c’è la paura del rientro delle ferie: cosa succederà a settembre e ottobre? Visto che andiamo incontro anche all’inverno?”: così all’AGI Stefano Albertini, lavoratore del settore ceramico, condivide le preoccupazioni della Sichenia di Sassuolo con quella di tutto il settore ceramico della zona. Un distretto, quello di Sassuolo e di Scandiano, che rappresenta l’85% -90% della produzione ceramica italiana, tra le più quotate al mondo; il settore conta 18mila addetti, di cui 15mila al lavoro da queste parti. Senza contare l’indotto che lavora per la ceramica.

“Le aziende – spiega Albertini – non riescono ad organizzare un calendario per le ferie di agosto, perhè non c’è un progetto ben definito anche per i prossimi mesi. Se non si riesce a reperire la materia prima, è probabile che anche nelle prossime settimane saremo fermi”.

“C’è preoccupazione –  rincara la dose Muratori, al lavoro per sostenere imprese come Romani, Panaria, Richetti, solo per fare alcuni nomi  – Il settore risente di una serie di fattori che sono messi in fila proprio come una tempesta perfetta. E’ iniziato l’anno scorso con il problema degli aumenti incredibili dei costi delle materie prime,  poi c’è stata la speculazione sul costo energetico, l’esplosione dei costi del gas a inizio anno quando la guerra non era ancora iniziata, per una questione legata ad altri fattori ma che ha inciso pesantemente sulle agende,  quindi il costo del gas è arrivato a situazioni ingestibili”.

A inizio anno c’è stato un momento di grande panico – racconta il sindacalista  –  ci siamo attiviati come sindacato presso il Mise per cercare di capire come intervenire per calmierare questa situazione, il rischio era quello di dover fermare le imprese nel momento in cui c’era il massimo mercato, negli ultimi due anni non c’è mai stato un mercato come adesso. Tra gennaio e febbraio una buona parte di aziende ha chiesto la cassa integrazione straordinaria,  ottenuta dal ministero con una causale ad hoc, la cassa è aperta fino alla fine dell’anno, hanno fermato per un pò gli impianti, ma siccome il costo del gas – tra interventi del governo e questa speculazione un attimo rientrata –  si è abbassato, ora producono in perdita; una perdita diciamo ‘contenuta’ rispetto a prima, producono lo stesso perchè devono fatturare al mercato e rispondere ai clienti.  Lavorano in perdita, ma è una perdita che per qualche tempo può essere sopportata, l’anno scorso è stato un anno buono”.

Se non ci fossero state le commesse, il disastro sarebbe stato totale: ma per fortuna le commesse sono arrivate. Ma perché c’è questa forte richiesta di piastrelle? “Perché a monte- spiega ancora Muratori  –  c’è la paura dei clienti della grande distribuzione che a un certo punto il settore si fermi e non si riesca più a trovare il materiale,  quindi stanno facendo quel magazzino che da anni non facevano più; una volta fatto,  nel  giro di 3/4 mesi, calerà sicuramente la domanda di piastrelle: tutti stanno producendo al massimo pensando che vero l’autunno ci sarà un rallentamento forte, oltre a un aumento dei costi del gas, perché torna l’inverno”.

Delle 130 aziende del distretto di Sassuolo, sono 30/40 quelle che rischiano di più, a cause delle ridotte dimensioni. “Le grandi aziende hanno le spalle un pò più larghe per reggere di più l’urto, ma abbiano tante aziende medio piccole che fanno molta, molta fatica”, sottolinea il sindacalista della Femca Cisl Emilia Centrale. “Siamo  nel pieno della transizione energetica,  sono tutte aziende che per produrre piastrelle hanno dei forni che vanno a oltre 1000 gradi e devono andare h24, e consumano gas metano. Ma oggi non c’è oggi alternativa al metano nel settore ceramico, anche se questa proccupazione, che rischia di far rimanere a piedi il settore, sta facendo accelerare gli studi verso soluzioni energetiche alternative”.

Da tempo si dice preoccupato della situazione anche il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini,  spiegando che le attuali industrie ceramiche hanno più richieste e più commesse di prima, alcune purtroppo da alcune settimane sono chiuse con cassa integrazione per migliaia di dipendenti. Il costo del gas e dell’energia incide a tal punto sul settore che, ha detto ancora Bonaccini, alcune aziende preferiscono chiudere piuttosto  che tenere aperto.  Come se non bastasse, a tutti gli altri problemi si aggiunge quello degli impasti.

“Adesso il problema grosso, nato dopo la guerra, è il problema dell’argilla perchè quella più pregiata veniva dal Donbass e da lì non parte più una nave, essendo il porto bombardato. Si stanno cercando delle alternative in giro per l’Europa e per il mondo, con grossissimi problemi di logistica e rifornimenti, che non sono garantiti. Si cerca di trovare una soluzione di impasti adeguati a quella che era la materia prima pregiata che veniva dall’Ucraina,  per le grandi lastre la plasticità di quell’argilla non la trovano da nessuna parte”. Fra due anni scade anche il blocco dei dazi sulle importazioni dalla Cina imposto dalla Ue, per ben due volte,  che ha consentito che il mercato europeo non venisse invaso. Ma questo è un altro capitolo.

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