Taglio dei Parlamentari rischia di essere una colossale truffa ai danni del popolo italiano

Puglia

Di

Alessandro Calabrese (Presidente regionale D.C. Puglia)

Dopo il rinvio della data già fissata per il 29 marzo, gli italiani comunque in una nuova data saranno chiamati alle urne per votare sul referendum confermativo della riforma sul taglio dei parlamentari.

Il referendum è stato richiesto da 71 senatori appartenenti a vari gruppi senatoriali che in aula hanno votato la riduzione dei parlamentari da 630 a 400 alla Camera e da 315 a 200 al Senato.

L’operazione di votare in aula il provvedimento e successivamente richiedere alla Corte Costituzionale il referendum confermativo è a dir poco singolare, frutto di una politica inconsistente e governata da alcuni pusillanimi che fanno del giustizialismo le ragioni per mietere consensi.

La Democrazia Cristiana, purtroppo, in questo momento storico non occupa scranni in Parlamento, per cui fa sentire la sua voce al popolo italiano attraverso gli organi di stampa e radiotelevisivi liberi e non asserviti.

Il provvedimento è ricco di nefandezze, posto che subdolamente viene presentato come la cancellazione dei privilegi della “casta” rappresentata, a loro dire, da Deputati e Senatori.

In punto di diritto, il taglio non annulla i privilegi della cosiddetta “casta” bensì, se dovesse passare il referendum confermativo, ridurrebbe solamente i beneficiari dei privilegi.

Infatti, nel provvedimento approvato, il numero dei parlamentari scende da 945 a 600.

La Democrazia Cristiana non concepisce la politica per “spot”, ma spieghiamo alle menti libere che anche dopo il referendum i 600 parlamentari che resteranno godranno degli stessi privilegi di oggi.

Questi “gentiluomini” si son guardati bene dal dire al popolo italiano che gli stipendi dei parlamentari sono legati alla retribuzione del primo presidente della Suprema Corte di Cassazione, per cui nessuno mai ha potuto verificare gli aumenti di cui hanno beneficiato da sempre i parlamentari italiani.

Nel farneticare giustizialismi di convenienza, il M5S strada facendo ha dimenticato di sottolineare che le retribuzioni dei parlamentari italiani sono tra le più alte d’Europa, talché se dovesse passare tale provvedimento si restringerà solo il numero ma sempre “casta” sarà.

La Democrazia Cristiana ha sulla vicenda una visione organica e lungimirante: la riduzione del numero dei parlamentari doveva contenere contestualmente la riforma della legge elettorale, il ridisegno dei collegi elettorali e per noi anche il ritorno al voto di preferenza.

E’ assurdo approvare il taglio in assenza degli altri provvedimenti strettamente collegati, roba da M5S e il PD ha clamorosamente abiurato la posizione che aveva quando era opposizione per conservare le tanto agognate poltrone(che pena!).

Se malauguratamente dovesse passare il referendum, si avrà, particolarmente per il Senato della Repubblica, un grave deficit di rappresentatività, per cui vaste aree del Paese resteranno senza rappresentanti in Parlamento.

Lo SPOT confezionato dalla novella maggioranza di governo circa la funzionalità dei lavori parlamentari è una volgare frottola, in quanto l’impianto attuale non viene alterato, ma continueranno a funzionare le stesse Commissioni, gli stessi “poltronai”, incartando – così sperano – un pò di voti per sopperire a quelli persi per questa esperienza di (non) governo.

La Democrazia Cristiana vuole offrire un altro punto di riflessione circa lo strabismo politico di questi pigmei della politica, che per un verso tentano di “drogare” gli italiani con gli SPOT sul risparmio che deriverebbe dal taglio dei parlamentari, dimenticando che il cosiddetto “costo della politica” propagandato nell’ultima consultazione politica nazionale è rappresentato anche dall’esercito di coloro che costituiscono l’apparato di Camera e Senato.

Si tagliano 345 parlamentari, rappresentanti del popolo, ma non si toccano gli stratosferici privilegi della pletora dei dipendenti di Camera e Senato, nella consapevolezza che gli stipendi di tale personale pesano sulle spalle dei contribuenti molto più di quelli dei 345 parlamentari eliminati.

Negli ultimi 12-13 anni le retribuzioni del personale degli apparati di Camera e Senato sono cresciuti del 50%, mentre tutti gli altri contratti sono stati congelati.

E’ sempre vero che essere più vicino al “sole” ci si scalda di più e meglio.

Il taglio dei Parlamentari comporterà un risparmio annuo di €. 84.007.182,60 calcolato al massimo (55.185.882,60 per la Camera e 28.821.300,00 per il Senato), costi che impallidiscono se rapportati alle cifre astronomiche che sopportiamo per gli emolumenti del personale solo della Camera (ben 180 milioni di euro) e ulteriori 99 milioni per i loro colleghi del Senato, per un totale complessivo di €. 279, equivalente al triplo del costo dei Parlamentari da tagliare.

Con quale spirito potrà andare a votare, e credere a questi politicanti il povero barbiere del nostro paese che fa fatica ad arrivare alla fine del mese, mentre il suo collega della Camera o del Senato porta a casa la modica cifra di 137.368,28 (sic!). Forse sarà necessario integrarlo con il reddito di cittadinanza.

I grillini si scagliano contro le retribuzioni dei grandi Manager, dimenticando che ben 241 Documentaristi ragionieri percepiscono uno stipendio che raggiunge i 240.221,91 euro, e che addirittura un Consigliere parlamentare (sono un esercito di 132 unità) porta a casa la indecorosa cifra di ben €. 361.389,92.

La vera casta si annida nelle circa 3.000 persone che rappresentano l’apparato di Camera e Senato, che con le loro retribuzioni offendono la dignità di tantissimi e bravi professionisti, ricercatori, insegnanti, dirigenti dello stato, elettricisti, falegnami, baristi, ecc., e che respingono questi ingiustificati privilegi, difesi strenuamente da una pletora di sigle sindacali che ottengono un gettito dello 0,50 % mensile: un vero business !

La schizofrenia degli attuali governanti raggiunge l’impudenza, riducono i rappresentanti del popolo di 1/3 e invece di ridurre l’apparato, bandisce un concorso per altri 360 dipendenti per Camera e Senato. Roba da paese di Bengodi !

La Democrazia Cristiana approfittando del rinvio della consultazione referendaria per le note vicende legate al <corona virus>, prenderà in considerazione la proposta di aderire al Comitato del NO onde poter avere la possibilità di spiegare agli italiani questa colossale truffa.

Il Paese Italia ha bisogno della Democrazia Cristiana e noi stiamo lottando strenuamente per ricomporre le varie anime nate dalla diaspora, uniti sotto la bandiera dello scudocrociato.

Facciamo tutti un bagno di umiltà, altrimenti la rivoluzione partirà dal basso e travolgerà chi si ostina ancora ad applicare la locuzione latina “divide et impera”.

Viva la Democrazia Cristiana !

Il Presidente Regionale della Democrazia Cristiana della Regione Puglia                                 Prof. ALESSANDRO CALABRESE

 

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