‘Testa o croce’: è polemica sul sorteggio Ema

Economia & Finanza

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Le decisioni sulle nuove sedi dell’Ema e dell’Eba “sono state prese dai ministri” degli Stati membri, “secondo un sistema proposto e adottato all’unanimità” dai 27 Paesi dell’Ue, esclusa la Gran Bretagna. Così il portavoce capo della Commissione europea Margaritis Schinas, in conferenza stampa a Bruxelles, replica alle obiezioni rivolte alla procedura con cui si è arrivati alla decisione sul trasloco delle due agenzie.

L’intervento di Schinas arriva all’indomani dell’assegnazione della sede Ema ad Amsterdam, avvenuta in seguito a un sorteggio come previsto dalla procedura, in caso di parità al terzo turno. E’ proprio la decisione di affidare alla ‘sorte’ una decisione del genere ad aver sollevato non poche polemiche.

“Siamo molto amareggiati per questo epilogo”, ha detto il ministro della salute Beatrice Lorenzin, augurandosi che “mai più un’agenzia venga assegnata con sorteggio, come aveva chiesto l’Italia, per motivazioni tecniche e chiare a tutti”. “Si può accettare di perdere una competizione, ma è incredibile che sia con queste modalità”, ha poi aggiunto.

Le regole per l’assegnazione dell’Ema “le conoscevamo, ma secondo me chi ha fatto quelle regole quel giorno aveva bevuto troppe birre”, ha detto Pier Luigi Bersani. “Persino nel calcio si va ai rigori e si fanno tanti rigori finché uno vince, quindi quando arrivi a un pareggio prenditi qualche giorno di tempo e continua a lottare finché qualcuno rimedita sulla sua opinione, sulla sua scelta. Non è che puoi affidare ai bussolotti una scelta di questo genere, perché stiamo parlando di una roba seria”, ha osservato l’ex segretario del Pd.

I ‘mercanteggiamenti’ a porte chiuse tra Governi nazionali e i sorteggi non possono essere dei sistemi accettabili per un’Unione europea che voglia conquistare la fiducia dei cittadini”. E’ questo il senso del messaggio contenuto nella lettera, con la richiesta di un radicale cambiamento delle regole, inviata oggi dagli eurodeputati Pd ai vertici comunitari – il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker, il presidente del Consiglio Donald Tusk e il presidente del Parlamento Antonio Tajani.

“Bisogna saper perdere? Se le regole sono giuste e la partita corretta. Qui c’è stata una scorrettezza anzi, un’incapacità dell’Europa di assumersi le sue responsabilità”, dice Roberto Maroni, presidente di Regione Lombardia. “Sarebbe stato – continua – opportuno fare i calci di rigore, convocare Milano e Amsterdam al tavolo di Bruxelles, fare illustrare i due dossier e dopo Europa avrebbe dovuto assumersi le sue responsabilità. Sono sicuro che in un confronto fra i due dossier avremmo vinto”.

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