TikTok e la solitudine dei bambini

Ora Legale & Diritti Umani

Di

Avv. Giovanna Barca

Le Avvocate Italiane

La tragedia di Angela, di appena 10 anni, ha sconvolto tutti, non solo la città di Palermo, ma tutta l’Italia.

Angela era una bambina “molto social”, soprattutto da quando i genitori per il suo decimo compleanno le hanno regalato il cellulare.

Rubava sempre il cellulare a sua madre e scaricava TikTok. Allora ci siamo arresi. Ballava e cantava, scaricava tutorial per truccarsi o per acconciare i capelli. Avrebbe voluto fare l’estetista da grande. Pubblicava questi video su TikTok ed era anche una bambina molto ubbidiente. Tanto che non ho mai avuto l’esigenza di controllarla e infatti non le ho mai sequestrato il cellulare per vedere cosa facesse. Perché tra noi non c’erano segreti. È la regola della famiglia: ci si dice tutto e ci si aiuta tutti” racconta il papà Angelo, le cui parole sono riportate da La Repubblica.

Poi, la tragedia! La piccola Antonella ha voluto prendere parte al “Blackout challenge”, la folle sfida che invita i partecipanti a stringersi una corda intorno al collo, sfidando la morte, e proprio quest’ultima Angela ha trovato e la sua piccola vita è volata via in cielo.

Quello di Antonella non è stato l’unico episodio in cui i ragazzi e le ragazze anche più piccoli dei 14 anni hanno trovato la morte.

Dinanzi a queste tragedie, dal 9 febbraio 2021 TikTok bloccherà tutti gli utenti italiani e chiederà loro di indicare di nuovo la data di nascita per continuare a usare l’app. Una volta identificato un utente al di sotto dei 13 anni, il suo account verrà rimosso. A comunicarlo è stato il Garante della Privacy.

La decisione di TikTok deriva da un accordo con il nostro Garante come prima misura per impedire l’accesso a minori di 13 anni (che sarebbe l’età minima stabilita dallo stesso social, ma finora non sempre rispettata dagli utenti).

Sicuramente, durante l’emergenza covid, tramite il digitale e tutti gli strumenti elettronici, la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze, chiusi nelle loro case, hanno potuto continuare a seguire le lezioni scolastiche ed a mantenere in qualche modo il contatto con la propria cerchia di amici ed amiche, privati della socialità e delle attività sportive che scandivano il loro tempo nella quotidianità.

Ma, è anche vero, che l’accesso dei minori ad app, social network come TikTok e giochi online può essere pericoloso, anche per la privacy. Moltissimi minori espongono la loro immagine senza alcuna protezione sulla piattaforma, mostrando molto di sé.  I ragazzi più giovani possono non essere ben informati sulle pratiche di profilazione e marketing che non sono autorizzate, pur essendo rapidi nell’apprendere l’uso delle nuove tecnologie.

Il regolamento dell’app Tik Tok, ad esempio,  fissa a 13 anni l’età minima, secondo la normativa italiana e quella europea,  per potersi registrare, ma l’unico modo per farla rispettare è, forse, la vigilanza da parte dei genitori.

Sicuramente sarebbero opportune delle soluzioni, come quella di richiedere autentificazione da parte dei genitori. Il Garante sta anche valutando la possibilità di usare lo SPID per dimostrare la propria età anagrafica online.

 Nonostante tantissime misure di sicurezza adottate dalla piattaforma, purtroppo Tik Tok è un’applicazione poco raccomandabile. Ad esempio, il governo indiano, seguito da quello di Bangladesh e Indonesia, è arrivato al punto di bandire l’app da Google e Play Store per via dei suoi contenuti, ritenuti colpevoli di incitare alla pornografia e alla pedofilia. L’accusa di questi paesi trova effettivamente un fondo di verità se consideriamo che la maggior parte dei video condivisi su TikTok sono accessibili anche a chi non è iscritto, dunque, tutto ciò che viene caricato sul social dagli utenti, e tra questi inseriamo anche i bambini, può essere usufruito da chiunque, malintenzionati compresi.

 Si tratta, spesso, di vere e proprie incitazioni al suicidio o all’omicidio i cui rischi, seppur oggettivamente elevati, vengono assolutamente sottovalutati da bambini e ragazzi, ancora troppo giovani e immaturi per riconoscere il pericolo ed evitarlo. Oltre, poi, al fatto che un social network come TikTok può essere destabilizzante per la psiche dei più piccoli, incapaci di gestire una popolarità di questa portata. Senza considerare, pericoli come la depressione e la dipendenza, due condizioni spesso legate all’utilizzo di app e social, e l’esposizione a un dramma come quello del cyberbullismo, per cui sempre più utenti negli anni hanno subito e solo raramente denunciato la ricezione di messaggi e commenti altamente offensivi.

Per questi gravi motivi, sarebbe opportuno che vi fosse, come detto prima, una vigilanza più attiva ed attenta da parte dei genitori, i quali dovrebbero costantemente supervisionare l’utilizzo dei cellulari e dei tablet dei propri figli, ma soprattutto, cercare di avere un dialogo costruttivo con loro per informarli dei rischi che potrebbero incontrare sui social.

In ogni caso, su molti dispositivi, i genitori potrebbero abilitare il parental control, con il quale possono impedire l’installazione di una determinata app sul cellulare dei propri figli, potrebbero tutelare la privacy dei propri figli, impostando l’account del proprio figlio in modalità privata: in modo che gli eventuali video postati dal ragazzo possano essere visibili solo ad un numero limitato di followers autorizzati. I genitori possono accedere alla piattaforma tramite il profilo del figlio, segnalando l’opzione “non mi interessa”, su contenuti potenzialmente pericolosi, possono digitare sull’opzione “controllo orario” per limitare l’utilizzo di TiKTok. Tante le cautele sicuramente!

Ma, mi piacerebbe, a questo punto, ricordare una riflessione del sociologo Bauman sulla vita moderna, sempre più spesso divisa tra online e offline, evidenziando le implicazioni più critiche della rivoluzione digitale. “Non sempre la migrazione della nostra vita online si traduce in un effettivo potenziamento…”  e “…Stiamo nel mondo online per sentirci meno soli” .

Infatti, l’era digitale ha portato la creazione di reti, ma non di comunità. Per Bauman, la comunità è qualcosa che ci osserva e ci lascia poco spazio di manovra ma, al contempo, rafforza l’individuo, la sua autostima e la fiducia in sé stessi. Dall’altra parte, la rete ci mette in contatto più velocemente ma ci rende più deboli, aumentando il senso di solitudine portando insicurezza e, a lungo andare, infelicità. E a rendere così attraenti le reti è la loro perpetua transitorietà, la loro natura temporanea perché eternamente provvisoria, il loro astenersi dall’imporre impegni a lungo termine o una lealtà assoluta e una rigorosa disciplina

 Le strategie per evitare episodi spiacevoli sui social ai nostri figli e figlie ci sono, ma sarebbe bello ritornare anche a vivere la vita “all’aria aperta”, alla vita reale, è quì che si trova ciò di cui abbiamo bisogno: gli affetti e i valori quelli veri.

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