Turismo, mancano i lavoratori stagionali?

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La testimonianza di un cameriere: “A 61 anni lavoro 13-14 ore al giorno sotto ricatto. Le nuove generazioni non vogliono essere sfruttate e fanno bene”

Secondo gli operatori turistici mancano i lavoratori stagionali, perché preferiscono il reddito di cittadinanza. E’ davvero così? Pietro, di professione cameriere, ha raccontato la sua versione ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

“Io faccio il cameriere da quando avevo 13 anni, ora ne ho 61 e mi ritrovo con solo 25 anni di contributi –ha affermato Pietro-. Con una protesi al ginocchio devo continuare a fare questo lavoro usurante, in cui si lavora 13-14 ore al giorno. Le nuove generazioni giustamente questi lavori non li vogliono fare perché non vogliono essere sfruttati, mio figlio se n’è andato a lavorare in Germania.

Lì sta benissimo, ha diritti e doveri, quando è iniziata la pandemia gli hanno mandato subito 5mila euro sul conto. Noi non siamo tutelati, esistono i contratti, ma i sindacati dove sono per farli rispettare? Noi camerieri siamo ricattati dalla mattina alla sera. Io che sono un capo servizio prendo 1400 euro al mese, i miei collaboratori viaggiano sui 900-1000, se qualcuno si lamenta gli dicono: se ti va bene è così, se no te ne vai.

Poi dicono che non trovano i camerieri, però continuano a fare i leoni. Il reddito di cittadinanza? Per me è utile se fanno i controlli uno per uno, perché uno non campa con 600-700 euro e quindi va a fare anche il lavoro in nero”.

Redazione Corriere Nazionale

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