“Umbria come Ungheria, sull’aborto il caso politico

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“Umbria come Ungheria, donne costrette a sentire il battito del feto prima di abortire”: è scontro

Botta e risposta tra Elisabetta Piccolotti, candidata alle prossime elezioni con Sinistra italiana, e Elisabetta Canitano, candidata al Parlamento per Unione popolare.

ROMA – “Abbiamo avuto segnalazioni di donne e di associazioni femministe che in Umbria sta già accadendo quello che sta accadendo in Ungheria. Dal 15 settembre ci sono donne costrette ad ascoltare il battito del feto, vengono addirittura fatte tornare in ospedale più volte perchè all’inizio non si riesce ad ascoltarlo“. Lo ha detto in una conferenza stampa alla Camera Elisabetta Piccolotti candidata alle prossime elezioni con Sinistra italiana.

 

CANITANO (VITA DI DONNE): L’UNGHERIA È ANCHE NELLE REGIONI DEL PD

“Elisabetta Piccolotti si sveglia su Orban ma dorme sul Pd, perché quello di cui parla succede anche in Italia e nelle regioni governate dal Pd“. Elisabetta Canitano, presidente dell’associazione Vita di Donna e candidata al Parlamento per Unione popolare nel collegio 1 di Roma, rivela sull’aborto una pratica diffusa da Nord a Sud.

“L’ospedale di Rimini- aggiunge alla Dire- rivendica la pratica di cercare la vitalità della gravidanza prima di rilasciare anche solo la certificazione, perché così si possono diversificare psicologicamente le donne che hanno un aborto spontaneo da quelle che scelgono un aborto volontario. Le donne che scelgono di abortire non sono accettate nemmeno in consultorio per il certificato, finché non sono sicuri che la gravidanza sia evolutiva. Quindi, le fanno tornare fino a quando non si vede il battito”.

“Lo fanno anche in Veneto- continua- ma dai leghisti ce lo aspettiamo, a Rimini invece non ce lo aspettiamo. Forse Piccolotti dovrebbe preoccuparsi di quello che accade in casa propria e potrebbe dirlo a Bonaccini, visto che va con il Pd”, aggiunge la presidente di Vita di Donna. A spiegare nel dettaglio il percorso di una donna che vuole abortire è Silvana Agatone, presidente di Laiga (Libera associazione italiana ginecologi non obiettori per l’applicazione della 194): “In diverse parti d’Italia le donne che vogliono abortire vengono rinviate a casa perché non si vede il battito del feto. In genere quando arrivano al servizio si fa loro un’ecografia per datare la gravidanza e in quell’occasione si vede l’embrionario, ma non si può vedere ancora il battito nelle prime fasi iniziali della gestazione”.

La pratica è sempre la stessa: “Devi essere sicura che ci sia una gravidanza evolutiva– precisa Canitano- se non c’è il battito non puoi cominciare la procedura”. Ma il battito si vede “tra la settima e l’ottava settimana di gestazione e a Rimini la settimana di riflessione parte da quando c’è il battito”. A questo punto “l’aborto farmacologico viene fatto in coda, perché si può fare entro la nona settimana di gravidanza”. Una situazione che angoscia moltissime donne, che raccontano le loro storie alla rete pro-choice da tutta Italia.

A far discutere, quindi, è la differenza tra aborto spontaneo e volontario. “Una distinzione che non ha senso- sottolinea Canitano- perché andrebbe chiesto alle donne se vogliono sapere se si tratta di una gravidanza evolutiva o se vanno incontro a un aborto spontaneo. Ma se si sceglie di abortire ha poco senso saperlo”.

Sarebbe meglio non aspettare anche per il mondo scientifico. “Secondo le linee guida internazionali- precisa la presidente di Laiga- fare l’aborto il prima possibile garantisce migliori risultati sia dal punto di vista scientifico che chirurgico e farmacologico. Più si va avanti e peggio è, prima si interviene e maggiore è invece la sicurezza per la salute della donna”.

Aspettare rappresenta un problema pure a livello lavorativo. “Pensiamo alla situazione di una donna che ha un lavoro precario, ottenere permessi per andare su e giù in orari lavorativi non è facile. A chi serve?- domanda Agatone- Solo a dire che hai un aborto spontaneo e allora cambia il percorso in alcuni ospedali? Talvolta, con l’aborto spontaneo si mandava la donna al reparto di Ostetricia passando prima per il Pronto Soccorso per essere ricoverata. Negli anni, poi, abbiamo capito che questo iter fa perdere tempo alle donne e siamo riuscite a realizzare un protocollo in cui si fa tutto all’interno dello stesso servizio di interruzione di gravidanza, senza distinguere tra aborto spontaneo o volontario. Non è necessario far sentire il battito, basta vedere se il feto cresce oppure no”, conclude Agatone.

 fonte Agenzia DIRE www.dire.it

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