Un Bari ciclopico ha la meglio sugli acesi

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Vittoria dai contorni epici per il Bari, oggi, ad Acireale. Così come la Riviera dei Ciclopi – ovvero questa bellissima e mitologica zona – prende il suo nome dal mito degli omerici Ciclopi, personaggi mitologici che si dedicavano umilmente alla pastorizia, alla lavorazione del ferro e alla composizione dei fulmini da donare a Zeus, così la trasferta barese epica di Acireale, cittadina a due passi dalla terra dei Malavoglia di Verga, doveva essere il primo vero banco di prova per i “ciclopi” di Cornacchini contro i vogatori di Ulisse acesi verso cui hanno, metaforicamente parlando e sempre a proposito di mitologia, scagliato tre massi giganteschi di pietra lavica contro, appunto, gli “Ulissi” acesi, giganti – i baresi – (sulla carta) che fino adesso avevano incontrato, in trasferta, squadre di medio basso rango con le quali avevano ottenuto due vittorie ed un pareggio. E, forti e consapevoli della propria forza legittimata contro la (ex) seconda in classifica, il Locri, supportati da duecento tifosi (alla fine si è trovato un ragionevole accordo con la Prefettura di Catania), il Bari ciclopico è sceso in campo con la giusta mentalità, ovvero quella di squadra umile, sporca, abile nella lotta e nella capacità di sofferenza, ma anche consapevole dei propri mezzi di squadra decisamente da battere, dando dimostrazione di una forza capace di resistere anche in nove. Purtroppo il terreno era ai limiti della praticabilità a causa della tempesta che ha colpito Acireale (ma in genere tutta la Sicilia provocando purtroppo anche dei morti) con una tempesta d’acqua, di vento, di fulmini e saette quasi Zeus volesse mettere in chiaro le cose, che si sono abbattuti sul terreno del Tupparello rendendolo praticamente fanghiglia.

Una sfida che mancava da ventiquattro anni da questa parti, allorquando l’Acireale vinse la partita per 1-0 con un gol al 96’ di Logiudice, gol che diede la possibilità di salvezza agli acesi, poi concretizzatisi con la vittoria nello spareggio contro il Pisa, e la promozione matematica del Bari in serie A.

I granata guidati da mister Carlo Breve erano reduci dalla beffa di Cittanova dove hanno perso per 3-2 a cinque minuti dalla fine ma, nonostante tutto, le cronache hanno parlato di una squadra di peso e di carattere, con una precisa identità tattica, di una squadra difficile da battere. E’ entrata con Bondi in porta, Gambuzza e Campanaro centrali difensivi, Talotta terzino sinistro, Iannò a destra, Russo, Aprile, Savanarola e Leotta a centrocampo, Madonia e Bellomonte in attacco.

Nel 4-3-3 spiccavano le individualità del capitano Savonarola e del difensore centrale, goleador con 4 reti, Campanaro, e quel terzetto in avanti Bellomonte, Leotta e Madonia.

E a proposito dei Malavoglia di Verga, “ ‘Ntoni” Cornacchini, capo famiglia, umile, mister della famiglia barese, considerato il terreno gibboso decisamente proibitivo, ci si aspettava mandasse in campo una formazione fisica per reggere i tempi del terreno di gioco, fatto sta, che in campo sono andati gli stessi che han giocato col Locri, vale ad dire un 4-2-3-1 con Marfella in porta, Mattera e Di Cesare centrali difensivi, Turi confermato a terzino destro, Nannini terzino sinistro, Hamlini e Bolzoni a centrocampo, Piovanello, Brienza e Floriano in avanti e Pozzebon terminale di attacco.

La gara si è presentata subito nervosa con dei falli a centrocampo che hanno generato un’ammonizione per Hamili e con il Bari che, nonostante il terreno di gioco gibboso, ha cercato di manovrare a centrocampo rendendosi spesso pericoloso, anzi, creando più di un grattacapo alla difesa amaranto con alcune mischie a suo favore, tutte risolte a favore degli acesi.

Ottimo Brienza che ha cercato di illuminare la manovra in più occasioni dimostrando che il Bari, almeno in questo frangente, è stato superiore all’Acireale che si è limitato a sfruttare qualche ripartenza o a gestire alla meglio qualche palla di centrocampo. Ma ad un tratto sugli sviluppi di un calcio d’angolo, un colpo d testa di Russo, in complicità con la gamba di Pozzebon, ha deviato il pallone nella propria porta portando in vantaggio il Bari, una inevitabile conclusione per il gioco fin qui prodotto. Ma nemmeno il tempo di esultare che Leotta, complice un fallo laterale gestito male da Nannini, con Di Cesare non è riuscito a chiudere, ha pareggiato con un tiro in diagonale: uno a uno e tutto da rifare per il Bari che ha subìto spesso la pressione acese che, nel frattempo, ha dimostrato gli artigli rispetto alla prima parte del tempo.

Il secondo tempo si è aperto con un calcio di punizione di sua Maestà Ciccio Brienza, con la palla che non ha avuto la forza necessaria per andarsi a infilare sotto la traversa: peccato perchè poteva essere il gol del vantaggio. Ma l’appuntamento con l’epica è stato solo rimandato. La partita è stata comunque frenetica ed intensa giocata – lo ricordiamo – su un terreno impossibile.

Un’azione letale in contropiede di prima tra Piovanello, Hamili, Brienza, contro 4 contro 4 per Simeri ha fatto si che lo stesso attaccante appena subentrato ha portato in vantaggio il Bari.

Inevitabile la reazione degli acesi, ma ecco che accade l’impossibile. L’arbitro completamente nel pallone (pessima la sua prestazione) ci mette del suo, caccia via per espulsione Pozzebon (giusto rosso) e Mattera (generosa l’espulsione) e la paura comincia a fare novanta. Gestire un gol di vantaggio in nove non è mai facile per nessuno e, forse, proprio il terreno gibboso, potrebbe aver favorito chi difende, vale a dire il Bari. E allora ecco il Bari che non ti aspetti che in contropiede, triplica il vantaggio dopo un palo colpito da Piovanello. Tutto finito? Macchè. Ancora Zanotti di Pavia, l’arbitro, ha concesso un calcio di rigore all’Acireale che avrebbe potuto riaprire la gara ma, fortunatamente, come nelle storie epiche, il pallone tirato da Liotta è terminato alto sulla traversa.

Il resto è pura sofferenza anche se, in tuta obiettività, non abbiamo segnalato alcuna occasione gol acese.

Una vittoria epica, dunque, che mette i puntini sulle i su questo campionato anche se le insidie saranno sempre dietro l’angolo.

Massimo Longo

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