Un Bari sempre più in crescita e corsaro vince anche a Cosenza

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Il campionato non si ferma, continua imperterrito senza guardare in faccia a nessuno (ieri a Palermo un’altra dimostrazione), men che meno alle cosiddette favorite, figuriamoci al Bari che, a suon di prestazioni positive, deve pur sempre guardasi alle spalle e arare il terreno per una semina che, a detta della dirigenza, dovrebbe portare i suoi frutti maturi entro tre anni.

A Cosenza si doveva provare a proseguire il cammino, provare a raddrizzare la difesa e a dare continuità ai risultati giocando senza assilli particolari, con la consapevolezza di essere una buona squadra con pillole di qualità, cercando di allungare l’imbattibilità, e l’avversario, a dispetto della sua mascotte famelica, non sembrava un avversario insuperabile, il Bari dal canto suo aveva il dovere di provarci anche perché il prossimo incontro è a Cagliari. E vittoria è stata.

Una partita infinita che ha visto il trionfo dei biancorossi grazie al gol del suo front man Cheddira, in odor di nazionale marocchina, e sempre più al centro degli obiettivi biancorossi, un giocatore di cui non si può fare proprio a meno la cui assenza nel Bari in occasione dei mondiali si spera non incida più di tanto nel cammino perché verosimilmente verrà convocato. Mettiamoci, dunque, tutti l’animo in pace a meno che non rinunci lui di sua iniziativa, ma questa possibilità la vediamo molto difficile perché è il sogno di tutti i calciatori quella di vestire la maglia della propria nazionale.

Bari, dunque, davanti in classifica al “Real” Genoa, davanti al super mega Como che perde in casa, e davanti al grande Parma che perde anch’esso in casa, al Palermo, al Benevento, al Venezia, alla sua seconda vittoria in trasferta su un campo da sempre ostico come era quello del “Marulla San Vito” di Cosenza.

La vittoria della maturità del Bari che ha dimostrato di aver capito al lezione della Spal, e stavolta è bastato il gol di Cheddira, poi nel secondo tempo è stata una gara di contenimento, una scelta tattica efficace nell’economia della crescita di una squadra, un Bari che ha capitalizzato il gol, poi nel secondo tempo non ha subito rischi. Il Cosenza non era la Spal, ma il Bari ha dato l’impressione di aver capito la lezione.

Un Bari che ha giocato sempre bene nonostante la sofferenza del primo tempo, ha sbagliato un rigore ed il rischio era il contraccolpo psicologico che per fortuna non è arrivato, ha messo in campo belle trame di gioco, nel secondo tempo non ha sofferto nulla, e così prima o poi il risultato arriva sempre, c’è niente da fare.

Non è casuale che il Bari vinca a Perugia e a Cosenza, evidentemente ha già una identità forte anche senza Maita, sfrutta i punti di forza di Cheddira che trasforma in oro tutto ciò che tocca, un giocatore che sta attraversando uno straordinario stato di grazia, un ragazzo umile che non si monta la testa e che dà una mano anche ai compagni.

Fotografando la gara c’è da essere obiettivi, bisogna evidenziare i pregi e i difetti di questa gara perché sarebbe troppo semplice parlare di grande prestazione, ma noi cerchiamo sempre l’obiettività.

Piccoli lievi miglioramenti in difesa, una buona prestazione di Terranova superiore rispetto a quella delle precedenti gare, era importante ritrovare un giocatore come lui, anche se si è sofferto parecchio nel primo tempo, ma nel complesso ha vinto una squadra con una tecnica migliore, quella che ha dimostrato qualità ed individualità superiore a quella del Cosenza che, ad onor del vero, ha dimostrato di essere ben poca cosa e che probabilmente, lotterà anche quest’anno per la salvezza.

Salcedo ha fatto vedere una buona individualità, buona la sua tecnica, Ciro Polito dimostra che non sbaglia un colpo.

Meglio Ricci questa volta rispetto ad altre prestazioni, suo il cross per Cheddira che ha fatto gol, qualche volta Brignola gli è sfuggito, ma tutto sommato ha dimostrato gamba fino alla fine anche se non sempre limpido e preciso. Pucino decisamente sufficiente anche se non ha spinto molto ma ha dato il suo contributo nel contenimento.

Botta un po’ in ombra ancora lontano dalla condizione ideale, Maiello così così, Folorunsho e Mallamo due spine nel fianco anche se alla distanza sono calati, la difesa, almeno in area di rigore, ha tenuto bene anche se, a voler essere obiettivi, non sono arrivati molti cross come nelle precedenti partite, e grosso lavoro d’altura per i centrali non ce n’è stato. Caprile ancora una volta determinante.

Sui cambi nulla da dire questa volta anche se ad un tratto si è temuto che Mignani potesse effettuarli troppo tardi, ed invece, complice anche la scarsa vena del Cosenza, li ha effettuati nel momento giusto.

Occorre mettere in chiaro, una volta per tutte, che Mignani è un ottimo allenatore, ha vinto – anzi stravinto – il campionato di C, quest’anno è ancora imbattuto, e chi crede che il Bari debba essere il Bayern, il Chelsea, il Barcellona o il Paris S.G. è fuori strada, è bene lasciarlo in pace, occorre evitare di accusare Mignani per i cambi, così come sarebbe ora di smetterla di gettare la croce ad Antenucci per il rigore sbagliato, perché sbagliare un rigore nella carriera di un giocatore ci sta, e lui ne ha sbagliati qualcuno in vent’anni di carriera, ma ne ha realizzati tantissimi, la sua percentuale di realizzazione è altissima, chi si ostina a criticarlo è bene che si dia a qualche altro sport, nel suo interesse. E che nessuno dimentichi che il Bari è pur sempre una matricola. Che sia ben chiaro a tutti. Cerchiamo di ritrovare equilibrio.

Siamo ancora nel percorso iniziale di un campionato difficile e terribilmente equilibrato, ma è innegabile che la squadra cresca a vista d’occhio, poi gioca rilassata perché non è spinta da particolari pressioni, i tifosi sono maturati, hanno ben capito che quest’anno gli obiettivi saranno altri, la squadra non ha l’obbligo di lottare per la promozione e così si gioca meglio, più spensierati, poi la linea si tirerà a giugno.

Un Bari che sta dimostrando di andare ben oltre le aspettative guadagnando punti su punti che torneranno utili per la salvezza, primo vero obiettivo.

Nel calcio non servono i soldi, servono le idee ed il Bari (ed un Ciro Polito), insieme al Napoli con quel georgiano dal nome impronunciabile pescato chissà da dove, ne hanno, lo stanno dimostrando.

Un abbraccio, infine, ai detrattori che, come sempre, oggi non parteciperanno ai commenti perché dovranno badare, oltre alle proprie strisciate, anche alle proprie bili che staranno tracimando.

Massimo Longo

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