Naturalmente la situazione cambia da stato a stato, e se in Germania o Francia gli italiani paiono esser soddisfatti della reazione delle istituzioni, in altri paesi come Regno Unito, USA, ma anche Svezia, si percepisce un maggiore scetticismo, sia per quanto riguarda la tutela del lavoro sia per la gestione della salute pubblica. Con il Coronavirus, come chiarisce un giovane italiano a Oslo, “si è aggiunto un criterio fondamentale per la selezione di un paese nel quale trasferirsi: la sanità”.

Alla domanda se la crisi scatenata dal Coronavirus aveva messo in discussione la loro scelta migratoria, la maggioranza ha risposto di no, ma occorre tener presente che il questionario è stato auto-compilato e diffuso tramite passaparola. Con l’inchiesta è stato possibil intercettare prevalentemente i più istruiti e strutturati, appartenenti alla fascia di età più matura: 30-39 anni. Secondo Maddalena Tirabassi, “il grande interrogativo sulle cifre delle migrazioni italiane in un prossimo futuro riguarda non tanto questa generazione, cresciuta all’insegna delle libertà di movimento, ma le prossime, o quantomeno proprio la Next generation che non sappiamo per quanto tempo sarà costretta a studiare e lavorare in remoto”. Tra gli interventi raccolti nel libro ci sono quelli di: Michele Schiavone, Aldo Aledda, Toni Ricciardi, Maria Chiara Prodi, Laura Garavini, Edith Pichler, Sara Ingrosso, Filippo Proietti, Massimo Ungaro, Loredana Polezzi, Fabio Porta, Marco Fedi, Associazione NOMIT, Silvana D’Intino, Brunella Rallo.