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Una democrazia in agonia

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alle ore: 16:47

di Romina G. Bottino

La nostra democrazia รจ in agonia da diversi anni e le sue condizioni sono drammaticamente peggiorate in questi ultimi tempi, ma purtroppo pochi se ne sono resi conto mentre, servili ipocriti,ย  fingono che non sia vero. Sono state realizzate riforme istituzionali che a detta dei fautori avrebbero snellito la burocrazia, favorito la governabilitร  e soprattutto avrebbero tagliato le spese dello Stato, a ben guardare, perรฒ, queste riforme hanno solo eliminato una quota importante di rappresentativitร  democratica.

Il taglio dei parlamentari รจ stato un colpo al cuore della Repubblica Parlamentare, alla rappresentativitร  delle minoranze, si รจ consumata una sorta di automutilazione; inoltre se un centinaio di parlamentari possono essere gestiti o corrotti da forze sovranazionali o globalisteย  รจ piรน difficile che ciรฒ avvenga con un numero piรน che doppio. Le spese si sarebbero potute tagliare di gran lunga semplicemente riducendoย  gli sprechi pubblici e gli stipendi piรน onerosi della casta.

Anche la riforma che ha per cosรฌ dire eliminato le Province ha solo tolto rappresentativitร  ai cittadini ย perchรฉ ora le provincie continuano ad esistere ma la nomina dei suoi rappresentanti รจ diventata un affare interno alla politica. ย ย Le provincie esistono con i loro presidenti e consiglieri. La riforma Delrio del 2014, che doveva essere una legge transitoria, col fallimento del referendum costituzionale promosso dal governo Renzi rimase una sorta di incompiuta perchรฉ non seguรฌ la riorganizzazione e la ridefinizione delle competenze delle provincie depotenziate.

La legge Delrio รจ rimasta ed ha causato, insieme ai notevoli tagli finanziari decisi dai governi, moltissime difficoltร  nella gestione di importanti settori come lโ€™edilizia scolastica, lโ€™ambiente, i trasporti, la manutenzione delle strade, ย rimasti di competenza delle province. Ma soprattutto con questa legge non รจ chiaro di chi siano le responsabilitร .

Anche la libertร  di cura, garantita dalla nostra Costituzione รจ stata violata, come pure il diritto al lavoro garantito nei primi articoli della legge fondamentale dello Stato รจ stato disatteso.

Nel 2022 il governo privatizza trasporti, rifiuti e finanche lโ€™acqua, in barba al referendum votato dai cittadini nel giugno del 2011 che prevedeva la gestione pubblica dellโ€™acqua e vietava di trarne profitti in quanto bene vitale. La nostra democrazia รจ in agonia perchรฉ non ci รจ permesso di votare da tempo e le crisi di governo vengono risolte da anni con governi tecnici e pastrocchi ad hoc senza dare voce al popolo, sovrano solo sulla carta, garantendo gli interessi dei mercati esteri e di quanto impone la UE. Cosรฌ i nostri politici eletti hanno inteso chinarsi ad una volontร  non ben definita consegnando la guida del paese nelle mani di un banchiere, quasi per fargli terminare quellโ€™opera di svendita dei beni dello Stato italiano, da lui iniziata ai tempi del Britannia negli anni โ€œ90โ€.

Dopo un tragico periodo pandemico, segnato da sofferenze, morte e privazioni, quando tutti noi cittadini avremmo dovuto vedere un governo tenderci la mano e rassicurarciย  con un sicuro ed umano sostegno, i nostri politici ci hanno fatto recapitare lโ€™uomo della borsa, delle banche e del potere finanziario che con freddo distacco ci ha reso chiaro, fin dallโ€™inizio, i suoi voleri: o la borsa o la vita!

Nonostante dai sondaggiย  risulti che la stragrande maggioranza degli italiani non voglia sanzioni contro la Russia, nรฉ ย il riarmo, ma solo azioni di pacifica mediazione come รจ nella natura italica, questo premier, non votato, si รจ schierato da subito contro la Russia in barba agli interessi dellโ€™imprenditoria italiana e di tutti gli italiani.

Cosa ancora piรน grave con lโ€™espulsione della diplomazia russa, che equivale ad una dichiarazione di guerra, il governo ย sta mettendo in serio pericolo la sicurezza italiana, senza tenere nella dovuta considerazione che sullโ€™intero territorio nazionale insistono delicati obiettivi militari anche della Nato che rendono il Paese un particolare obiettivo sensibile!

Sembra che tutti abbiano dimenticato e disatteso lโ€™articolo 11 della nostra Costituzione che recita: โ€ lโ€™Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertร  degli altri popoli e come strumento di risoluzione delle controversie internazionaliโ€.

Nรฉ puรฒ essere accettabile il pensiero, che si pretende unico, secondo il quale bisogna difendere il paese aggredito perchรฉ se si ragiona in tal senso non solo non si rispetta questo illuminante articolo della nostra Costituzione, ma lโ€™Italia sarebbe sempre in guerra perchรจ in questo momento nel mondo ci sono ben 59 sanguinosi conflitti.ย  I fatti recenti dimostrano che lโ€™intervento a difesa dello Stato aggredito non รจ stato applicato da noi occidentali nei confronti del disgraziato Yemen che pure รจ stato aggredito nel 2015 dallโ€™Arabia Saudita, Stato autoritario che pratica la shariaย  e le uccisioni sommarie , ma in questo caso abbiamo armato il regime saudita dal quale acquistiamo senza scrupoli umanitari o sanzioni il petrolio e poco ci interessa della morte di milioni di bambini yemeniti e delle disperate condizioni ย di questo popolo devastato da guerra, fame ed epidemie. Quanta ipocrisia da parte del potere che adotta sempre la doppia morale a seconda dellโ€™interesse del momento!

Ma cosa possono fare i contribuenti italiani, quando anche manifestare il dissenso puรฒ diventare un atto sovversivo, in questo sistema che pretende anche lโ€™autorizzazione a scioperare e mistifica la realtร  per imporre atti prevaricatori nei quali, a volte, si potrebbero ravvisare i colori di un pulcillinante regime !

Eโ€™ grottesco pensare che proprio quei partiti che si definiscono democratici e che storicamente dovrebbero provenire da quelle ideologie che lottarono per la libertร  di espressione e per i diritti dei lavoratori, oggi sono i primi a togliere la parola, a chi non la pensa come loro, sui media gestiti e controllati dal sistema.

Eโ€™ di questi giorni lโ€™attacco al giornalista di rete quattro Giuseppe Brindisi che si รจ permesso di intervistare il ministro degli esteri russo Lavrov ed รจ perciรฒ colpevole di aver dato voce al nemico. Dallo scoppio della guerra in Ucraina รจ laย  prima intervista di unโ€™emittente dellโ€™Occidenteย  ad uno degli โ€œoligarchi russiโ€,ย  intervista che perciรฒ ha fatto il giro del mondo tra polemiche e condanne non solo alle esternazioni del politico russo, che sono sicuramenteย  da rigettare,ย  ma anche al giornalista che, nel pieno rispetto della libertร  di stampa ha fatto il suo lavoro. Preoccupa il fatto che molte critiche al giornalista G. Brindisi vengono mosse anche da altri giornalisti, suoi colleghi, che dovrebbero avere a cuore la tutela della libertร  di stampa garantita dalla nostra Costituzione allโ€™art. 21.

Un altro caso preoccupante รจ quanto accaduto al professore Alessandro Orsini al quale la Rai, il servizio pubblico, pagato dai cittadini, che dovrebbe essere in quanto tale espressione di pluralismo per antonomasia, ha stracciato i contratti perchรฉ si รจ permesso di fare una analisi critica e storico- politica delle vicende russo ucraine, di cui ha titolo in quanto titolare della cattedra di storia contemporanea.

Del resto il professore era giร  stato attaccato e contestato in altre trasmissioni televisive da piรน opinionisti contemporaneamente, sempre con la stessa modalitร  antidemocratica di tutti contro uno. Inoltre le posizioni critiche e realistiche esternate in piรน occasioni dal professore Orsini sul conflitto ucraino hanno evidentemente urtato la suscettibilitร  dei quadri dirigenziali dellโ€™Eni, ย alcuni dei quali in quota Pd, determinando la sospensione, da parte della multinazionale, dei finanziamenti allโ€™Osservatorio sulla Sicurezza internazionale dellโ€™Universitร  Luiss di Roma, diretto proprio dal professore Orsini. Purtroppo questa รจ la situazione del dibattito democratico nel nostro paese, se non si รจ allineati al pensiero unico il sistema o ti schiaccia o ti scredita.

Altro fatto eclatante che รจ dimostrazione lampante del clima antidemocratico presente nel nostro Paese รจ quanto accaduto allโ€™Universitร  pubblica Bicocca di Milano dove lo scrittore e docente Paolo Nori avrebbe dovuto tenere unย  corso sul grande scrittore russo F. Dostoevskij, ma il prorettore alla didattica insieme alla rettrice gli hanno comunicato la sospensione del corso per evitare tensioni. Ci si chiede come faccia a creare tensione uno dei piรน importanti autori della cultura occidentale, morto piรน di un secolo fa. Queste posizioni di censura assunte da un ateneo cosรฌ importante come quello milanese sono terrificanti perchรฉ richiamano alla memoria le Bรผcherverbrennungen, i roghi dei libri, avvenuti nel 1933 in tutta la Germania, quando Hitler era salito al potere da pochi mesi. Eppure le Universitร  da sempre sono il luogo della libera circolazione delle idee e del pensiero senza i quali non cโ€™รจ sviluppo, esse devono formare i formatori e perciรฒ devono alimentare il pensiero critico che purtroppo, da sempre, viene represso nei regimi totalitari.

Unโ€™altra vicenda sconcertante si sta svolgendo in questi giorni nel nostro Parlamento con il cosรฌ detto caso Petrocelli che conferma nei fatti il crollo del nostro sistema democratico perchรฉ non รจ piรน ammesso il pensiero divergente, la posizione critica che รจ la manifestazione della buona salute di un Paese democratico. Ci ritroviamo un Parlamento in cui non solo non esiste piรน una reale opposizione, ma nel quale si sta affermando un partito unico della guerra di fascista memoria, che non tiene conto delle posizioni pacifiste, diย  neutralitร  o anche e perchรฉ no filorusse presenti nel nostro paese. Nรฉ bisogna scandalizzarsi delle eventuali posizioni filorusse perchรฉ una buona fetta della nostra economia dipende dalla Russia ed inoltre le azioni portate avanti in questi ultimi anni in Ucraina dalla Nato e dagli USAย  in molti italiani hanno fatto maturare una certa capacitร  di analisi critica.

Come in ogni sistema, nel bene o nel male, il micro riflette il macro e lโ€™intolleranza รจ diventata un modus vivendi che si traduce ora in discussioni, ora in una vera eย  propria violenza verbale e fisica.

Si registrano casi di intolleranza, ormai simbolo dellโ€™odierna societร , che si manifestano prepotentemente anche nel diporto, contaminando ogni tipo di rapporto, fino a rendere difficile trattare temi di attualitร  persino sui social, senza incorrere in accuse discriminatorie, cosรฌ come lโ€™emarginazione e la derisione a volte la fanno da padroni quando si cerca di aprire un confronto civile e costruttivo su un gruppo wathsapp di vecchi compagni di scuola e magari si subiscono censure ed aggressioni verbali, in nome di uno pseudo perbenismo volto allโ€™esclusiva condivisione del futile chiacchiericcio.

Tutto questo non puรฒ che marchiare a fuoco questa umanitร  inconsapevole e confusa che il sistema pian piano sta trasformando in bestie. Da sempre รจ la conoscenza a generare libertร  e rispetto mentre lโ€™ignoranza genera ingiustizie, pertanto una informazione super partes va tutelata e promossa con forza e determinazione.

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