Una Francia divisa è chiamata alle urne

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Gli astenuti potrebbero essere fino al 30 per cento di tutti gli aventi diritto, secondo alcune previsioni.

© Myriam Tirler / Hans Lucas / Hans Lucas via AFP
– Emmanuel Macron e Marine Le Pen

AGI – Al via domenica il primo turno delle elezioni presidenziali francesi. Un appuntamento che divide il paese, innanzitutto fra coloro che intendono votare e coloro che, invece, disillusi e stanchi della politica, si asterranno. Questi ultimi potrebbero essere fino al 30 per cento di tutti gli aventi diritto, secondo alcune previsioni.

Le divisioni sono forti anche tra chi ha deciso di recarsi alle urne. I sondaggi, infatti, mostrano una forte frammentazione dell’elettorato, tra chi intende votare per un candidato del campo della destra – nazionalista o gollista – e chi darà invece la sua preferenza a un candidato della galassia della sinistra.

C’è poi, tra i due schieramenti, la figura del presidente uscente, Emmanuel Macron, che da un lato strizza l’occhio agli elettori di sinistra e dall’altro a quelli della destra conservatrice, rappresentata dai Republicains, ovvero i gollisti.

Per le strade di Parigi l’AGI ha realizzato alcune interviste che confermano il quadro delineato dai sondaggi. “La prima sfida che avrà il prossimo presidente della Repubblica è quella di ripristinare una vera armonia in Francia, consentendo di poter vivere in sicurezza. E in questo senso credo che il controllo dell’immigrazione e l’applicazione delle leggi siano essenziali per ristabilire la fiducia”, afferma Jerome, 43 anni, ristoratore. “Poi c’è anche la questione dell’economia e la necessità di privilegiare le persone che lavorano rispettano a quelle che sono assistite”, aggiunge.

Benjamin, 27 anni, non potrà votare dato che non ha ottenuto la tessera elettorale per un problema burocratico, ma assicura che voterebbe per il candidato della France Insoumise, Jean-Luc Melenchon. “Serve maggior dinamismo nel mondo del lavoro, ci vogliono piu’ piccole imprese, come quella per cui lavoro e che è stata creata tre anni fa”, spiega. Elodie, 24 anni, impiegata in un albergo del centro, non ha dubbi: “Voterò per Melenchon, perché è il candidato che mi convince, in primis sull’ecologia, ma anche sul lavoro”. Caroline, 32 anni, responsabile marketing di un’importante società, voterà invece per la candidata gollista Valerie Pecresse. “è quella che incarna i valori in cui credo”, dice.

Stephane, 52 anni, ex sportivo, teme un voto per difetto, riferendosi al fatto che gli elettori non hanno una scelta adeguata tra i candidati. “Ad ogni modo”, spiega, “il prossimo presidente della Repubblica dovrà affrontare numerose sfide: l’immigrazione, la violenza nelle periferie, ma anche la crisi economica, la guerra in Ucraina e la questione dell’Europa“.

Carole, 42 anni e due figli, medico neurologo, darà invece il suo voto al candidato della destra nazionalista, Eric Zemmour: “E’ l’unico che a mio parere può dare le risposte giuste ai problemi del paese, a partire dalla sicurezza”. Per Marc, 33 anni, gestore di un bar, il prossimo capo dello Stato “dovrà innanzitutto affrontare l’emergenza del conflitto tra Russia e Ucraina, ma anche la questione ecologica, il lavoro dei giovani e il tema della sicurezza, anche se quest’ultima non è la prima cosa a cui penso”.

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