Una supertestimone rivela: Instagram cambia la vita dei bambini

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L’ex ingegnere di Facebook al Senato Usa: “Vengono bullizzati sul network poi il bullismo li insegue a casa, nelle loro camere”

 
© EYEPRESS NEWS / EYEPRESS VIA AFP

– Frances haugen durante la testimonianza al Senato Usa

 

 

AGI – Instagram ha cambiato la vita a casa dei bambini. È la teoria sostenuta da Frances Haugen, l’ex dipendente di Facebook sentita dalla commissione del Senato.

“I bambini che vengono bullizzati su Instagram – ha detto la super testimone – poi il bullismo li insegue a casa, li insegue nelle loro camere. L’ultima cosa che vedono prima di andare a letto, la sera, è chi è stato crudele con loro. E la prima cosa che vedono al mattino è chi è stato crudele con loro. I bambini stanno apprendendo che i loro amici, la gente che dovrebbe prendersi cura di loro, sono tutti crudeli con loro”.

Qui la replica di Mark Zuckerberg

Questo, ha aggiunto Haugen, può avere un impatto. nelle relazioni domestiche, una volta che quei bambini crescono.      

La super testimone, ingegnere informatico che ha lavorato a Facebook, ha ricordato i risultati di ricerche interne all’azienda tech da cui è emerso che “i bambini esprimono un senso di solitudine e di difficoltà perché non possono avere il giusto sostegno dai genitori” che non hanno mai sperimentato da bambini l’impatto di queste tecnologie.    

“Io non capisco – ha aggiunto – come Facebook possa sapere tutte queste cose eppure non chiedere aiuto a qualcuno, tipo il Congresso, per affrontare questi problemi”. 

“Non odio Facebook. Lo amo. Voglio salvarlo”. È l’ultimo messaggio lasciato nelle comunicazioni interne dell’azienda da Frances Haugen.

La trentasettenne ha rivelato decine di migliaia di documenti interni della compagnia, esasperata dalla sua incapacità di ammettere in pubblico i danni che è in grado di causare, dalla dipendenza causata nei giovanissimi alla diffusione di notizie false e odio online. 

Eppure l’obiettivo dichiarato da Haugen è dare al colosso digitale un’occasione per redimersi, non distruggerne l’immagine.

“Se la gente non fara che odiare ancora di più Facebook a causa di quello che ho fatto, allora ho fallito. Credo nella verità e nella riconciliazione, dobbiamo ammettere la realtà. E il primo passo è la documentazione”, ha spiegato Haugen al Wall Street Journal, la testata che ha pubblicato le sue rivelazioni. 

Nata e cresciuta in Iowa, padre medico e madre pastore della Chiesa Episcopale, Haugen può vantare una carriera di successo nel settore tecnologico con aziende come Google e Pinterest nel suo curriculum.

Il momento che cambia la sua vita arriva nel 2014, quando viene ricoverata in terapia intensiva a causa di un coagulo alla coscia dovuto alla celiachia.

Un amico di famiglia viene reclutato per aiutarla a sbrigare le faccende quotidiane ma il rapporto tra i due si rovina quando l’uomo sviluppa un’ossessione per i forum sulle teorie della cospirazione.

Da lì è una spirale discendente che lo porta all’occultismo e al nazionalismo bianco.

“Era un’amicizia importante e così l’ho perso”, ha spiegato Haugen al Wall Street Journal, “una cosa è studiare la disinformazione, una cosa è perdere qualcuno a causa di essa”. 

Quando un ‘cacciatore di teste’ di Facebook nel 2018 le offre un lavoro, Haugen chiede di essere impiegata nella lotta alla falsa informazione.

L’anno dopo è una product manager della squadra di Facebook che si occupa delle interferenze elettorali nel mondo. Il dipartimento viene però smantellato dopo le elezioni presidenziali del 2020.

Subito dopo Haugen contatta il Wall Street Journal. I fatti di Capitol Hill non faranno che aumentare il suo sconcerto di fronte all’operato di un’azienda che afferma di “investire pesantemente” in personale e tecnologie che rendano la sua piattaforma sicura ma, come dimostrato dallo scioglimento del team di Haugen, non farebbe abbastanza per combattere la disinformazione. 

“Facebook si è comportata come se non fosse in grado di assumere personale per questi dipartimenti”, ha detto Haugen.

“Ospitare contenuti odiosi o dannosi è negativo per la nostra comunità, negativo per gli inserzionisti e, in ultimo, negativo per i nostri affari”, è stato il commento di Facebook.

Il gigante di Menlo Park “non può cambiare da solo”, ha detto Haugen nella sua audizione al Senato. Ora spetterà alla politica decidere se e come agire. 

 

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